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Recensione

“Common – Nobody’s Smiling”

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Il buon vecchio Common, anche a 40 anni suonati sa ancora il fatto suo. Diciamo che, al giorno d’oggi, già suonare differenti non è cosa da poco conto, ma l’MC di Chicago si supera, si aggiorna, non suona come vent’anni fa e non cerca di vestirsi con sonorità che con lui cozzerebbero. Infatti si affida ad un unico produttore: No I.D., beatmaker con molta esperienza che, di certo, ha continuato a lavorare nonostante i cambiamenti del suono, questo grazie al suo stile unico e versatile.
L’idea di Common di chiamare giovani artisti di Chicago (con l’eccezione di Vince Staples), è stata una giocata che ho apprezzato molto. La scelta l’ho vista anche come una mossa di promozione delle nuove generazione, ma anche come un cercare di confrontarsi con stili di rap che sono lontani dal suo mondo.

Già dalla prima traccia “Neighborhood” (feat. Lil Herb) si parte con il botto. La voce di Curtis Myfield riscalda l’atmosfera. E poi cannonate di Common: metrica usata sapientemente, un piacere per le orecchie. Lil Herb paga lo smacco, notevole la differenza, ma si sente la grinta, la fotta e chiamare lui per parlare del ghetto è stata una scelta intelligente. L’atmosfera viene fatta più frizzante e festaiola con “Diamonds“, in cui è presente Big Sean, relegato solamente al ritornello, diventando un ottima canzone con rime piacevoli. Decisamente meno riuscita la canzone “Black Majik” con Jhene Aiko, che risulta un po’ piatta. Nel ritornello, anziché usare solo la dolce voce della cantante, viene utilizzato un distorsore vocale che rende la canzone pesante all’ascolto. Anche la traccia successiva “Speak My Piece“, che campiona alcuni versi di Notorious B.I.G., è poca armoniosa, un po’ legnosa. Per fortuna ci sono le abilità di Common che, nonostante parli di se stesso con la tipica enfasi del rapper, non scade ma in eccessi ridondanti, mantenedo la sua eleganza. In questi ultimi anni è usuale trovare canzoni da parte che esaltano il sesso opposto come nel caso di “Hustle Hard“, nella quale partecipa una giovane rapper di Chicago che a me piace molto: Dreezy. Le sue capacità si basano soprattutto sull’attitudine e sul flow, e anche qua non si smentisce. Voglio menzione un verso che mi ha strappato un sorriso: “I Make it happen I would never need a genie“.

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La title track “Nobody’s Smiling” spiega il concept del disco: dipinge la violenza di Chicago con tinte losche. Nonostante le buone rime, non la posso annoverare tra le migliori del disco. Decisamente più armoniosa è “Real” (feat. Eljah Blake) in cui il rapper di Chicago ben si alterna con il cantante RnB in una canzone che non rimarrà negli annali, ma risulta piacevole. Decisamente più imponente è “Kingdom“, in cui Common ci racconta la tipica storia del ragazzo cresciuto tra la violenza e che costantemente cammina parallelamente alla morte. I riferimenti all’aldilà sono sottili e frequenti e il beat a me ricorda l’atmosfera di “Jesus Walks” di Kanye West. Perfetto il richiamo ad atmosfere clericali. Come non menzionare l’ospite Vince Staples: bella strofa, personalmente la preferisco alle due di Common.
Il disco finisce in maniera nostalgica, con la traccia “Rewind That“. In questa canzone Common parla di se stesso come uomo e rapper, ma soprattutto ricorda il produttore defunto J Dilla. No I.D. confeziona un beat che culla l’ascoltatore facendogli rivivere le atmosfere dei beat di Dilla e il rapper porta tutta la sua emotività in questa traccia, supportata dalla sua abilità di storyteller.

Un disco sicuramente interessante dal punto di vista di metrica e flow, che ci ribadisce che Common può ancora dire la sua. Per quanto riguarda lo sviluppo, è abbastanza mediocre: di per sé non c’è nulla di originale o particolare. Anche il tappeto sonoro è l’ennesima conferma della bravura di No I.D. che non fa grossi scivoloni, ma neanche riesce mai a farmi strabuzzare le orecchie (si, sarebbero gli occhi, ma per far capire).

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Qui di seguito potete ascoltare “Nobody’s Smiling” in streaming gratuito e guardare i videoclip di “Kingdom” e “Diamonds“.

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Rapper, cantante, speaker radiofonico, sneakerhead e streetwear addicted, detentore della verità assoluta. Il tuo idolo vorrebbe essere me.
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