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Intervista

Speciale MTV Spit. Leggi l’intervista a Greta Greza.

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Nuovo appuntamento con lo speciale dedicato ai concorrenti dell’ultima edizione di MTV Spit, il format televisivo dedicato al freestyle. Questa sera tocca a Greta Greza, buona lettura.

Nella scheda di presentazione di Mtv Spit associ il rap a mezzo capace di aiutarti nella realizzazione di due scopi precisi: lo stare bene generico e sconfiggere l’ansia. Quando ti sei avvicinata al rap e quando hai capito che il farlo ti avrebbe aiutata nel raggiungere questi obiettivi? Puoi anche considerare la domanda immaginando di sedere su un divanetto da un analista e andare a ruota libera per 3/4 cartelle di word.
Innanzitutto, durante la registrazione della scheda di presentazione di Spit, ero tesissima ed inibita, di sicuro ho dato alcune risposte mantenendomi sul vago e con buona dose di insicurezza,  però ricordo di aver rivelato la carta dell’ansia in seguito alla domanda “come ti prepari prima di una gara”,  quindi sconfiggere l’ansia non è da prendere in considerazione come un obbiettivo primario da raggiungere attraverso il rap. Sicuramente esponendomi al pubblico tramite il rap ho imparato a controllarla sempre meglio, ma fa parte di me e difficilmente mi lascerà proseguire da sola. 
Riguardo lo stare bene generico, beh, chi non sta bene facendo una cosa che adora fare? Stringendo, l’obbiettivo è farlo. Farlo bene, in maniera che riesca a soddisfare me e chi ne fruisce, farlo sentire e capire a chi è interessato (non per forza tutti) alle sonorità e ai discorsi, migliorare, crescere insieme ad esso, riuscire ad avere il controllo sulla comunicazione, sul flow, sulla capacità espressiva e perché no, riuscire ad influenzare chi mi ascolta. Quando ho cominciato avevo circa 18 anni e già da un paio ballavo hip-hop con la contaminazione della breackdance ed altri stili, partecipando spesso a contest, stage e performando con il mio gruppo nella nostra provincia. Frequentavo le scuole superiori e già scrivevo i primi testi, frequentavo le jam ed amavo e provavo anche a praticare writing e turntublism, con acerbi risultati. Mi sono avvicinata al rap in maniera significativa in un momento non troppo felice della mia adolescenza. Ho dovuto fare la scelta tra il proseguire con la danza aspirando ad una carriera da ballerina e l’università. A malincuore scelsi la via più sicura ed apparentemente più economica, frequentare l’Accademia di Belle Arti nella città di Catania. Il corso di graphic design mi piaceva, la gente, la città, pure, ma mancava qualcosa nella mia vita. La danza non era per me solo uno sport, la vivevo già come disciplina ed era indispensabile per farmi sentire stimolata, appagata e soddisfatta. Perciò iniziai seriamente a scrivere, a confrontarmi con alcuni amici che facevano lo stesso, a chiudere e registrare i primi pezzi fino al giorno, anzi alla sera in cui per caso, alcuni ragazzi della scena hip hop catanese diventati poi miei cari amici, non mi trascinarono in un cerchio di freestyle. Ricordo che le mie rime inizialmente avevano senso solo perché c’erano diverse birre a darglielo, ma era una cosa divertentissima, difficile ma divertentissima. Dico difficile perché la scena rap catanese ha avuto dei pionieri del freestyle del calibro di Noema, Diskarex, e ai tempi anche Ira, quindi le generazioni successive con cui mi sono trovata a competere possiamo dire che non sono affatto impreparate in quanto a skills e spirito di competizione, e poi perché per me essere l’unica ragazza sempre, ha reso il tutto un po più complicato rispetto alla norma. Lo dico spesso, se sei un mc, immagina di essere nato donna ma con quella testa, con quella fissa per il rap, però intanto sei una donna, hai delle priorità differenti, un’immagine da difendere, un mondo che per quanto simile risulterà sempre opposto. Tornando alla domanda di partenza posso dire che, dopo aver capito che il rap era riuscito a colmare il senso di vuoto lasciato dall’arresa alla prima disciplina e a darmi una nuova motivazione per rimettermi in gioco, l’obiettivo è esserci, farne parte, e questo comporta il raggiungimento di tutti i piccoli e grandi obiettivi che ti si presentano lungo il cammino.

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Non ho ascoltato molto dei tuoi lavori musicali, anche perché di fatto per la rete si trova ben poco. Purtroppo ho trovato poco anche riguardo le tue passate esperienze da freestyler però da quel poco ho capito che più che guerrigliera fra le gabbie potresti essere ricordata come scrittrice di testi. A Spit sicuramente ti è andata male, perché capitare al primo turno con Debbit è davvero una bella sfortuna, e nonostante la sicurezza al microfono, l’attitudine da pugile e l’abilità a incastrare rime improvvisando ho avuto l’impressione che il tuo freestyle non decollasse mai: punchline poco incisive e nel caso della t-shirt battle spesso non hai seguito l’argomento. A cosa pensi sia stato dovuto tutto questo? Tensione? Una giornata no? O semplicemente il tuo avversario era più forte di te? E in definitiva cosa hai portato a casa dall’esperienza Mtv Spit?
Non hai potuto ascoltare molto perché i miei lavori precedenti non sono mai usciti a causa del mio forte senso dell’autocritica, non mi sentivo ancora pronta a condividere la musica che facevo quindi li calcolo come esperimenti. Stessa cosa per il freestyle, ho sempre partecipato a piccoli contest con risultati spesso non memorabili, tranne che sotto allenamento, casi come il tecniche perfette, che è stato il filo conduttore con Spit, ed altre sfide che non credo siano on-line. Si, ho sempre dato priorità alla scrittura. Nel caso di Spit, premetto ammettendo di essermi sorpresa davanti l’originalità che ha Debbit nel fare rap, poi che sicuramente avrei dovuto affrontare un allenamento più intenso e più mirato. Tra l’altro la t-shirt battle è stata la modalità in cui si è svolta tutta la sfida e, per quanto io abbia provato a girargliele tutte, il risultato è stato quello che tutti avete visto. Tensione? Non la saprei quantificare. Giornata no? Non troppo, anche perché finita la gara, le mie vittorie sono state il poter conoscere tutti gli altri partecipanti ed altre persone e personaggi che altrimenti non avrei mai incontrato, guardare le facce soddisfatte dei miei amici e di chi mi ha sostenuta nonostante la sconfitta e quel minimo di “popolarità” che, per quanto alle volte ti si ritorce contro, mi ha dato una percezione più sicura del mio ruolo e dei miei obiettivi.

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Ho ascoltato “Pezzi Di Me” e devo dire che concordo con uno dei giudici di Spit di cui ora mi sfugge il nome. Insieme ad altre female emcee rappresenti davvero l’evoluzione del rap femminile in Italia, con uno stile personale, una propria originalità nell’interpretazione e non un semplice scimmiottamento del collega maschio. Personalmente non ho mai amato il rap fatto dalle donne (salvo rare eccezioni d’oltreoceano) ma gente come l’inglese Little Simz (il suo ultimo album è fra i miei primi dieci migliori album del 2014), Angel Haze e questa nuova ondata di ragazze italiane mi stanno stupendo positivamente. Ho ascoltato anche “La Dinamica” e i vari web contest e devo dire che in un solo anno sei migliorata molto nell’esposizione dei contenuti. Cosa si deve aspettare l’ascoltatore da “Le Lamentele” e cosa tu ti aspetti possa portare di nuovo questo ep al panorama musicale italiano (non solo alla scena rap)?
Non posso che ringraziarti, e dire che personalmente anche io non prediligo musicalmente il rap fatto dalle donne, in particolare in Italia. In America abbiamo avuto Lauren Hill, Lil Kim, Missy Elliot e tantissime altre bombe, come in Francia Kenya Arkana a rappresentare dei livelli altissimi.  Sempre la stragrande minoranza, ma sono comunque degli ottimi esempi da tenere in conto e non solo per la qualità del loro loro rap e della loro musica, ma anche perché sono riuscite a guadagnarsi una fetta tutta loro in un mercato popolato principalmente da uomini. Un ep come “Le Lamentele” sarà… sicuramente grezzo!  E’ una raccolta di cinque brani che raccontano un pò del mio vissuto, tutto home made con chitarre e basso suonati da un’amica poli strumentista, la morte. Non aspettatevi nulla di fresh! Sono cinque brani abbastanza differenti tra loro, contaminate dal rock, e sono l’antipasto di quello a cui sto lavorando. La novità probabilmente è che non c’è nessuna novità! Sono una persona come tante altre che già dalle scuole medie studiava musica, che nella fase adolescenziale della sua vita ha iniziato a scrivere rime su un foglio che sono diventate come l’ossigeno e adesso, faccio la stessa cosa, solo che il target è più ampio e l’esigenza di creare, contaminare, affrontare nove sfide è in piena fase crescente.

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Domanda classica. Come ti orienti in questa scena italiana? Cosa ne pensi delle tue colleghe donne e in generale di tutto l’ambiente? Cosa pensi vada bene così com’è e cosa invece vada cambiato? Rispondi onestamente, non barare eh!!
Ho sempre vissuto in Sicilia, orientativamente mi si può collocare alla scena Catanese,  che molti di noi osano rinominarla “East cost Sicula”per la tendenza al rap serrato dallo sfondo aggressivo. 
Io mi sono avvicinata in particolar modo all’hardcore e al crossover principalmente per una questione di gusto, ma mi reputo abbastanza versatile, mi vanno bene anche le produzioni più classiche o le sperimentazioni elettroniche, a volte mi è capitato di cantare sulla raggae. Le colleghe donne stanno iniziando a farsi sentire! Fino a qualche tempo fa cantilenavo senza malizia  “rispetto solo Posi”, anche se in realtà nell’underground ho avuto spesso modo di potermi confrontare  con alcune figure interessanti. Poi, tolte le mosche bianche come Nill,  che ho anche avuto il piacere di conoscere e Loop Loona, penso di poter chiudere la lista. Una cosa sicura che potrebbe sembrare arrogante, ma non è nelle mie intenzioni esserlo,  è che non ho mai tratto ispirazione dai lavori che mi è capitato di ascoltare finora, al massimo come donne ho ascoltato molto cantautrici come Carmen Consoli e Meg. Dell’ambiente in generale penso che, da quando anche in Italia il rap è un genere affermato e molto seguito ci siano stati numerosi cambiamenti sia in positivo che in negativo. Ho potuto notare che l’emergere di nuovi personaggi ha portato una grande ondata di freschezza e novità che si riflette anche sui personaggi già affermati, così come i circuiti economici che essendosi allargati hanno consentito delle mosse che prima sarebbero sembrate azzardate. La qualità, la quantità, i messaggi sembrano in costante evoluzione, sono queste le cose positive che ho avuto modo di constatare. Le cose negative sono infinite, come sempre, spesso legate ai soldi. Penso che per ciascuno di noi ci sia una lista nera di cose e persone che fanno parte della scena che cambierebbero volentieri.

Come speri di vederti fra cinque anni, musicalmente parlando? Su un palco a gareggiare facendo freestyle o seduta a scrivere testi e a ragionare sulle basi da scegliere per il disco (questo è un assist facile)?
Musicalmente parlando, fra cinque anni spero di poter fare tutto ciò di cui avrò voglia.

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