Salve gente, un paio di coordinate spazio-temporali: è il 9 maggio 2015 e sono al Lab. Crash e, ve la butto lì nel caso il titolo dell’articolo manchi di chiarezza, stasera suonano gli Onyx. Ad aprire la serata ci penseranno i simpatici amici dell’Arena 051. Verso le 22.30 giungo sul luogo insieme all’inseparabile Annarella aka Anna Pannocchia e ci prendiamo qualcosa da bere: un blues cola al limone a prezzo amico. Non ero mai stato al Lab. Crash e, nonostante la quasi totale assenza di finestre da cui attingere a della salubre aria fresca devo dire che il posto mi ha impressionato. Occupato sin dal 1977, in una città come Bologna, mi sembra quasi naturale che a suonare quella sera ci sia un tour con il nome “Against All Authorities“, specie a così poco tempo dai fatti di Milano e dalla repressione che ne è seguita subito dopo.
Insomma, torniamo a noi: la serata si apre e mi ritrovo a godermi l’opening dei DJ: Shawa, MG, Django e su tutti Dima; ragazzi non c’è nulla da fare, guardarlo mettere i dischi east-coast mentre si rompe il collo è sempre una delle più grosse prese a bene.
Fast-forward fino alla mezzanotte circa quando i djs lasciano spazio a Virux & Kappa-O e poi qualcosa di strano: un solo pezzo, prima di lasciare il posto a Jack Makkia e Dam Larko che portano sul palco la loro attitudine con “Classic“: title-track del loro nuovo disco e, di nuovo: un solo pezzo. E’ il turno di Reperto MC aka Razza40 e qui sono confuso: “possibile abbiano deciso di tagliarsi fuori per fare spazio direttamente ad Inoki e agli Onyx?” Neanche il tempo di valutare la scemenza appena pensata che ritornano sul palco i due membri della Hard Squat Crew, sorrido: il rap hardcore è forte su questo palco e questa trovata degli MCs della scuderia bolognese dà una certa dinamicità al tutto. Nel frattempo è il secondo turno dei JMDL e, nonostante gli alti sparatissimi dell’impianto, si va avanti con Reperto accompagnato da un buon beatboxer di cui purtroppo ignoro il nome. Bargeman, l’host della serata, sale sul palco, a ricordare gli ormai 8 anni di servizio della crew alla città bolognese e annuncia questa dichiarazione d’amore introducendo Angio che con la sua “BCM (Bononia Caput Mundi)” riesce a raccontare ogni sfaccettatura del posto che da un po’ di tempo mi ospita. Tocca poi a Bazzo e, di nuovo, è il turno dei 3 round che tra un’accappella e un boato ci guidano a un cypher finale di tutta la squadra felsinea.
È da poco passata l’una quando Fabiano detto Inoki fa la sua comparsa sul palco annunciato dalla strumentale “Hip Hop” dei Dead Prez, e che stile!
Subito viene presentata la Rap Pirata Label e da Genova gli Sniff Industria ci intrattengono con un paio di strofe, si continua con un paio di frecciatine al mainstream ed è il turno di un altro membro dell’etichetta già citata: questa volta è il turno di un ragazzo della COV, crew milanese, capace di stupire il pubblico con un extrabeat pulitissimo e un freestyle altrettanto impressionante. A questo punto, fatte le dovute presentazioni, Inoki dedica un omaggio a Joe Cassano e sfodera i classici: “Lirico Alchimista“ e, insieme a Lama Islam, “Giorno e Notte“. Arriva anche Mopashà che ci presenta un pezzo inedito e finalmente la PMC si riunisce: anche Brenno e Omar Mephisto ci regalano delle strofe per un paio di pezzi posse, a seguire la storica “Bolo by night” e prima di concludere con la classica “Non mi avrete mai” è stato bello vedere come Inoki abbia usato il tempo al microfono per dedicare un pezzo anche a chi è in carcere ricordando di evitare l’illegalità tanto quanto il consumo di certe sostanze senza giudicare ma ammonendo come farebbe un fratello maggiore. Ah, chiaro che nel frattempo il pubblico non faceva altro che cantare a memoria ogni indimenticabile ritornello con un climax finale per “Dio Lodato” l’ultimo pezzo eseguito, prima di scendere dal palco, dal bolognese che ha contribuito a scrivere un pezzo della storia del rap nel nostro Paese in memoria di un amico.
Bene, direte voi: “siamo giunti alla parte interessante della serata, giusto? Quella per cui ci siamo sucati tutto l’articolo fino a questo punto, giusto?”Eh, in realtà no, vi dico io.”
Prima ci vuole l’ennesimo warm-up: Doug Crawford è l’MC canadese a cui, per un po’, siamo affidati.
Intorno alle 2.20 DJ Illegal sale sul palco e, poco dopo, finalmente le due attese guest star salgono a fare il rap. Sulle note (e soprattutto i kick) di “Bacdafacup” ed è stato bello, genuino. Avete presente il rap? Il rap e basta eh, nient’altro. Senza le stelline, i tuit, i follouer, soltanto casse e rullanti e un flow da paura: avete presente? Venti anni di fotta e di un’attitudine hardcore fino al midollo, avete presente? Ecco, immaginatevi 50 minuti circa di questo, stage-diving e omaggi ai più grandi della musica rap: Tupac, Ol’ Dirty Bastard, Wu Tang Clan, Das EFX, Biggie Small, Nas, Pharoahe Monch proseguendo con collaborazioni di artisti affermati quali Ras Kass o i Dope D.O.D.
Ecco, come hanno detto loro stessi (e come sottoscrivo in toto) la Hip Hop non è morta e, anzi, gode di una salute fortissima in virtù della quale non bisogna dimenticare il sapore politico -anche involontario, non consapevole- che ha sempre avuto.
In una Bologna che, quella sera, sapeva di resistere, contro le autorità repressive di Genova 2001 o della Tolleranza Zero di Giuliani, di Cucchi e Baltimora questo è stato “Against All Authorities“
Ringrazio l’Arena 051 per la disponibilità, Annarella aka Anna Pannocchia & Cecilia per avermi fatto compagnia
Foto della Serata qui.
Raffaele Lauretti