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Intervista

Rasty Kilo è concentrato sul 2016: leggi l’intervista

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Artisticamente la figura di Rasty Kilo inizia a farsi un nome tra il 2009 e il 2010 quando, in questo lasso di tempo inizia a concretizzare le giornate passate a scrivere rime con gli amici Truth, Deal Pacino e Dr.Cream, i quali andranno a comporre il team dei RapCore, iniziando a farsi notare come collettivo nella loro città, Roma, attraverso progetti come “RapCorevoluçion” (2009), “Intifada” (2011), “Casinò23” (2012), fino all’EP “Dream Team” dell’anno successivo. Parallelamente prosegue il suo percorso da solista. Nel 2011 Kilo pubblica il suo primo progetto solista, “Scandalo”, uno street album in cui figurano anche ospiti noti. Il 2013 è un anno importante per Rasty Kilo che lavora e si dedica con molta consapevolezza sia al nuovo progetto con i RapCore che al suo EP “Amnesia” e alla lavorazione del sul primo disco ufficiale da solista, “Molotov”. Il disco esce con la collaborazione e il supporto di Machete Empire Records, etichetta collegata alla Machete crew. Sempre con Machete prosegue nel 2014 pubblicando a marzo, in free download, il mixtape “Favelas”.
Il suo stile al microfono è inconfondibile, tra le barre e il flow, scorre l’attitudine e la pura passione di chi viene da situazioni ambientali popolari. Originario del Lido di Ostia, frazione litoranea di Roma, racconta da sempre uno spaccato della società che conosce e vive in prima persona, una situazione di normalità in certi quartieri italiani. Il suo rap suona come una dichiarazione di identità per un ragazzo che racconta il proprio vissuto senza pose, ma con l’intento di schierarsi dalla parte della gente che ha un vissuto similare.
Rasty Kilo è una penna calda, infatti è già al lavoro su nuove idee. Tra queste, a metà dicembre, ha pubblicato il singolo “Terror”, prodotto da Stabber, brano che suona ancora una volta maledettamente suo.
Abbiamo colto l’occasione del suo live a Latina, l’8 gennaio al Cult Social Club, per sottoporgli, nei giorni successivi, qualche domanda sui suoi progetti futuri.

Rasty Kilo 1

Benvenuto, questa è la seconda occasione nella quale noi de LaCasaDelRap abbiamo il piacere di coinvolgerti in una intervista. La prima era successiva alla pubblicazione dell’album “Molotov”.

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Iniziamo subito dal live che hai portato l’8 gennaio a Latina. Ti chiedo, come ti prepari all’esibizione per essere carico al punto giusto? Cosa ti trasmette il pubblico durante la performace, soprattutto quando giochi a due passi da casa, come in quella occasione?
Non ho riti o altre cazzate simili prima del live. È tutto molto naturale, non ho ansia, è quello che so fare, sono sicuro sulla mia parte live, insomma mi viene spontaneo, non faccio quasi mai prove. In realtà ho una memoria di un pesce rosso che si resetta ogni cinque secondi, ma i testi me li ricordo subito: mentre li scrivo, li memorizzo, quindi non mi faccio paranoie prima di salire sul paco, anche se sto fatto o sono ubriaco. Le paranoie mi vengono per altre cose.

La tua attitudine al microfono è d’impatto e ti esponi attraverso temi crudi che fanno parte del tuo vissuto. In tutto questo però riesci ad essere anche molto riflessivo e lucido. Perché, secondo te, questo tipo di approccio non riesce ad emergere e rimane sotto la superficie dell’iceberg in Italia?
Perché l’Italia è un grosso paesino di provincia, con i suoi usi e costumi… le tradizioni da paesino. L’italiano medio ha paura di imparare, di scoprire cose che non sa, sta bene nella sua vita di merda da formica operaia e accetta quello che gli propinano la televisione e la radio. Insomma, gli italiani hanno paura di scoprire, di sperimentare, e non parlo dei vecchi parlo dei giovani. Per questo, ogni volta, ci tengo a ribadire che se uno parla di determinati vissuti più duri non è per forza un clown o uno che inventa e deforma la realtà. Non è tutto come vedete: venite da dove vengo io, stateci tre giorni e poi ditemi…

Dal 2009 ad oggi, hai sfornato davvero tante barre, sia con il collettivo RapCore che da solista. Inoltre hai un disco in cantiere per il 2016. Musicalmente sei molto produttivo, come avviene per te il processo creativo, come lavori dalla stesura del testo alla finalizzazione del pezzo?
In realtà, nessuno ha detto che ho un disco in lavorazione ;) Faccio tanta roba, ma tutta in breve tempo e rimango per molti mesi senza scrivere. Poi, periodicamente, mi succede che comincio a perdere il sonno, non riesco a dormire: a quel punto capisco che sta arrivando il momento di scrivere e di produrre.

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Come ti trovi ad avere una struttura alle spalle come quella di Machete? Sicuramente avrai acquisito maggiore consapevolezza avendo anche un confronto diretto con Dj Slait, il quale segue un po’ tutti i progetti dell’etichetta. Qual è il suo contributo e che rapporto si è creato?
Sicuramente per uno così competitivo come me, stare in un’etichetta con dei componenti così forti e produttivi mi spinge a fare tanta roba fatta bene e, in generale, questa esperienza mi ha dato “professionalità” nel fare le cose. Riguardo a Slait, lui si fida di me e io mi fido di lui: questo è il nostro modus operandi.

Prossimo disco. Lo scorso dicembre hai pubblicato il primo estratto, “Terror” su una produzione di Stabber. La scelta di anticipare il progetto con questo tipo di singolo vuole ribadire il concetto che Rasty Kilo ha una identità propria e che non ha intenzione di snaturarsi?
Ribadisco, come ho fatto sopra, che sto facendo singoli e sicuramente uscirà molta roba in questo 2016, ma ancora non so cosa sarà: se un disco, un mixtape nuovo o solo singoli (il prossimo esce il 19 gennaio: segnatevi la data!). Ora sto lavorando solo su basi di Stabber perché vogliamo far uscire un suono nuovo in Italia: ci siamo beccati, ci sentivamo roba simile e ci stiamo trovando molto bene; viene tutto molto naturale e credo che la roba che stiamo facendo darà una ventata di aria fresca in Italia.

Una curiosità invece sull’anticipazione di “KiloLife 1”. Sarà il titolo del secondo singolo in uscita? Inoltre all’interno di quel video hai svelato qualche curiosità sia sul testo che sulla realizzazione del video di “Terror”. L’ho trovato davvero un’idea originale. In merito, ti chiedo perché questa tua esigenza di mostrarti attraverso video “semplici”? Secondo, una battuta veloce sul botto della trap fatta all’italia?
Kilolife sono dei vlog che usciranno nel 2016 e che ti fanno vedere un po’ la faccia di me che non conosci, l’altra faccia che c’è dietro la musica. A dirla tutta, Kilolife era un mini documentario che avevo fatto con il mio amico/coinquilino Lorenzo Piermattei, fotografo e videomaker dell’Honiro label, la mia vecchia etichetta (che saluto), ma alla fine non è più uscito, quindi abbiamo ricominciato con Mattia Del Giudice, un ragazzo che mi sta curando la parte dei video. La musica trap me la sento dal 2006/2007: Gucci Mane, T.i, Jeezy ecc.ecc. Ho rappato su duemila basi trap, sentito duemila pezzi trap, mi piace quella che fanno alcuni ragazzi in Italia, però volevo fare roba diversa non mi stimolavano più quelle basi.

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Chiudo questa raffica di domande chiedendoti delle tue collaborazioni musicali con il resto della scena. Tu sei molto attivo anche su questo versante. Hai lavorato con molti ragazzi, da Roma, passando per il Veneto alla Sardegna. Come ti trovi nello spirito collaborativo del panorama italiano?
Mi piace la competizione, mi piace collaborare con artisti che reputo forti e anche con gente che ritengo amica o che mi sta simpatica: è una cosa che nel rap si fa da anni e io ho collaborato veramente con un botto di gente. Credo che lo farò anche in futuro anche se mi dispiace che, a volte, non riesco a fare tutti i featuring che vorrei fare. Ma ho un processo di scrittura strano, non spingo un pulsante ed escono le rime: se non sono ispirato e stimolato non riesco a scrivere.

Segnalaci i tuoi canali social per seguirti. Grazie per la tua disponibilità e il tempo concessoci.
Grazie a voi!
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Ma vi avverto: contengono contenuti forti :) hahaha

Rasty Kilo 2

 

Intervista a cura di Jammai

 

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Superstite del forum, qui scrivo ancora con la passione di un utente. Con un focus sul panorama italiano, più che scrivere di rap lo ascolto e lascio spazio ai suoi protagonisti.
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