
Ciao ragazzi! In questo appuntamento con le Interviste Scritte targate La Casa Del Rap vi presento con grandissimo piacere la chiacchierata che ho fatto a Brescia con Bosca, produttore Hip Hop attivo ormai dal 1996 e ad oggi un vero e proprio faro per quel che riguarda la scena bresciana, una realtà troppo spesso timida in confronto all’enorme potenziale che potrebbe realmente avere.
Bosca è uno dei pochissimi che, provenienti da questo territorio così esteso e densamente popolato, nella sua carriera legata all’Hip Hop, è riuscito realmente a mettersi in luce per la sua passione, competenza e professionalità arrivando a collaborare nel tempo con istituzioni del calibro di Fabri Fibra, Dargen D’Amico e Ghemon, passando per le realtà più forti della metà degli anni ‘90 come Sano Business, Area Cronica, Lyricalz, DDP fino alla Blocco Recordz.
Cercherò in queste righe di essere sintetico ed efficace, cosa che non sono stato durante il mio incontro con Bosca, che spero vivamente di non aver asciugato troppo durante l’ora e mezza abbondante che mi ha concesso con grande disponibilità. Il racconto che vi propongo inizia da qui:
Mi faccio un po’ gli affari tuoi e ti chiedo qual è tendenzialmente la tua giornata tipo?
La mia giornata tipo non c’è. Da quando mi sono messo in proprio, io ho sempre fatto il programmatore, mi gestisco il lavoro come preferisco e posso lavorare sia da casa che da un ufficio, oppure andare direttamente dai clienti e spesso mi piace lavorare proprio da casa la sera tardi. Quindi la mattina dormo, sono un notturno a cui piace andare a letto tardi. Da dopo pranzo sono operativo, ma senza programmi prestabiliti. Ad esempio l’altro giorno ho fatto dalle 14:30 alle 2:30 in studio a lavorare su alcuni pezzi, altre volte dedico allo studio un paio d’ore spesso dopo le 23:00. Poi per il resto sono in giro con il mio lavoro e mi sposto moltissimo, tengo tanti rapporti, tanto parlare, tanti incontri con le persone. Di base sono a Brescia, faccio le mie preproduzioni a casa, mentre al Red Carpet Studio con Marco Caldera sto lavorando sul prossimo disco di Merio Quintale e faccio Real Talk. Collaboro con Stefano “Ferry” Ferrari aka LGND che è diventato il mio braccio destro e con lui sto seguendo il progetto di Bucha e altro ancora. Mi muovo in auto (una Chevrolet Cruze n.d.r.), spesso in direzione Milano e fondamentalmente questo. C’è tanto networking, tra telefonate, incontri, con il fatto che sto seguendo tanti progetti, compreso DownWithBassi, Real Talk, e anche qualcosa con Pepito Rella; poi sto lavorando a dei progetti con due cantanti R’n’B di Londra, dove mi aiuta molto Khaled.
Diciamo che non stai con le mani in mano! A proposito di iniziativa, oltre alle influenze musicali che ti hanno fatto avvicinare al mondo dell’Hip Hop, come sei entrato in contatto con il movimento italiano? Quali sono state le tue prime conoscenze e com’è nata la cosa?
Sono proprio contento che me lo chiedi, è una cosa che non ho mai raccontato a nessuna testata, ma merita di essere svelata. Sono entrato nel giro grazie ad una persona fondamentale per me, che è stata Giacomo aka Hakeem che è un produttore storico di Brescia che negli anni, in passato, ha lavorato anche con Bassi Maestro, Dj Zeta, Zampa, etc. Lui faceva parte della C.A.M. (Confraternita Artisti Metropolitani), la crew più importante di Brescia in cui io sono entrato poi da ragazzino. Il tutto è nato perché andavamo a giocare a basket assieme, ha visto che ero appassionato di rap e ha iniziato a passarmi un po’ di materiale da ascoltare. Lui tutt’ora è un conoscitore di black music allucinante. Mi ha insegnato moltissime cose, tra l’altro anche lui è del ’73 come Bassi.
Ai tempi lui era entrato in contatto con Zeta, tramite le rispettive crew quindi C.A.M. e Codice Rosso di Verona. Zeta lavorava già con Bassi e quindi sono nate delle belle sinergie. In tutto questo discorso io ero il “piccolo” e Hakeem mi aveva insegnato a produrre le prime cose, perché io inizialmente rappavo in inglese. All’inizio sperimentavo con il suo Amiga, poi ho comprato l’AKAI 950 e Cubase. La prima base vera e propria che ho fatto e ho detto: “che bella base”, è stata quella di “Illegal Business” di Supa. In precedenza sono uscite robe per un progetto di un duo fortissimo di Brescia dei ‘90, Gleastilisti (pronunciato Gli Stilisti), che lavoravano anche con Big Fish, ed erano Alessio Beltrami e Fausto Lama oggi conosciuto come Edipo.
Entrato in questo giro, io ero innamorato dei Sottotono e mi sono detto: “devo per forza lavorare con loro”. Qualche tempo dopo lo stavo facendo e non mi ricordo come ho fatto, ma ai tempi ebbi l’occasione di lavorare con Marya, sorella di Esa e Tormento, il cui demo era prodotto da me, Shocca e Bassi e quello mi ha aiutato.
Ero sempre in giro con le mie cassettine tra serate, jam, etc. Tutti eventi comunque fuori dalla provincia di Brescia, quindi a Milano, Novara, Varese, Verona, Treviso, perché qui non c’era molto movimento.
A questo punto ti chiedo una mia curiosità personale per capire come sei entrato in contattato con tutte le realtà più fighe della seconda metà degli anni ‘90-primi 2000. Come è avvenuto questo percorso che ti ha condotto da Sano Business a Blocco Recordz?
É stata una vicenda lunga, perché in Area Cronica ho conosciuto i DDP (Formazione nata attorno al 1995 e sostanzialmente composto da G. Quagliano, G. Soave aka Giso, Duellz e dal beatmaker e Dj Ill Freddo), che erano nel circondario dell’Area Cronica appunto. C’erano moltissime interazioni e collaborazioni tra di loro nel giro e quindi ho conosciuto i DDP che erano freschissimi e mi piacevano tantissimo, una versione moderna dei torinesi Lyricalz (ovvero Fede e Dafa), anche se non ancora così bravi, perché ai tempi avevano iniziato da poco rispetto ai Lyricalz che erano davvero forti.
Poi è finita l’Area Cronica e io ho mollato il rap per un po’ di anni; quando successivamente ho ricominciato, mi sono sempre sentito con Quagliano, che anche nei periodi duri ha sempre tenuto dei contatti con me, abbiamo ripreso a vederci e mi sono riavvicinato ai DDP che con la nascita di Minoia Records a Brescia attorno al 2005/2006 hanno pubblicato prima “I Love DDP” (2005) e in seguito “Attitudine” (2007), oltre al disco di Quagliano con Alessandro Cattelan che erano gli 0131.
In seguito Quagliano è uscito dai DDP ed ha smesso di rappare, ha iniziato a concretizzarsi il progetto Blocco Recordz, crew ed etichetta indipendente nella quale sono rimasto ad honorem diciamo. Ho prodotto su Dafa, su Giso, su Duellz, però non ero tanto attivo.
Ricapitolando sono stato vicino a Sano Business, Area Cronica, poi pausa, Blocco Recordz e ora i Fratelli Quintale, che ho iniziato a seguire quando ancora ero in Blocco, anche se non sono mai ufficialmente uscito. Non li sentivo più da parecchio, ma ho avuto l’occasione di rivedere Zanna e Giso alla proiezione a Milano di Straight Outta Compton il film.
Qui ho provato a curiosare sulla Parabellum (di cui sono un fanatico), visto che inizialmente era affiliata a Blocco Recordz, ma Bosca non aveva molto da svelarmi in merito. Abbiamo però elogiato entrambi il lavoro di Kennedy che Bosca aveva conosciuto già ai tempi dei DDP quando era ancora molto giovane.
Da questo spunto è nato tutto un ragionamento sulle reali abilità di chi emerge, sul come e sul perché spesso non si riesce ad essere riconosciuti, etc. Ci siamo scambiati anche qualche nome nuovo di mc e producer emergenti. Riporto solo il fatto che la sua casella di posta elettronica è spesso e volentieri intasata da richieste d’ascolto, ma il tempo è tiranno!
Poi la chiacchierata si è indirizzata sul progetto DownWithBassi, ideato e realizzato con Bassi Maestro. C’è ancora tempo per contribuire alla campagna! Ho iniziato chiedendo come sono entrati in contatto con Musicraiser e il perché della scelta a scapito di altre soluzioni.
Allora, fondamentalmente la necessità di portare il format ad un livello successivo. Lo sponsor vuole sempre qualcosa in cambio, ovvero, se io abbino il mio prodotto ad una trasmissione, non posso lasciarti carta bianca, perché in qualche modo, anche apprezzando il lavoro fatto in precedenza con DWB, mi sento in dovere di dire la mia su qualche ospite, sulle visualizzazioni, su qualche domanda o atteggiamento etc. Con gli sponsor solitamente non ti contatta il produttore di quel prodotto, bensì il direttore del marketing che è attento a chi inviti, a cosa hai detto, come lo hai detto, al fatto di dare visibilità al prodotto, etc.
Bassi da sempre è indipendente, è la persona più indie a livello di mentalità che io conosco, quindi per lui che ci sia la remota possibilità che qualcuno possa mettere il becco su una cosa sua, no.
Di conseguenza dopo aver fatto due stagioni ad un buon livello in cui abbiamo investito tra telecamere, attrezzature, la regia di Dj T, l’aiuto di Gummy Industries, il nostro tempo e quello degli ospiti, arrivati verso la fine della seconda stagione ci siamo detti: “noi non riusciamo ad investirci altri soldi, vogliamo però fare la terza al meglio, abbiamo fatto i calcoli e abbiamo fissato l’obiettivo per Musicraiser”.
Nel fare i conti abbiamo considerato per esempio le spese per le riprese, gli operatori, la location, trasporto, vitto e alloggio per gli ospiti oltre alla percentuale che va a Musicraiser più tutto ciò che riguarda i reward (che hanno spese di produzione e spedizione).
Purtroppo la campagna si è assestata poco oltre il 30%. Secondo te cosa non sta funzionando?
Innanzi tutto non abbiamo fatto dei reward adatti a chi segue DWB. Tanti non sono interessati alle ricompense e quindi non contribuiscono. Non abbiamo un pubblico legato al vinile e quindi questo ci sta penalizzando. La gente bene o male si aspetta un premio fisico che è fortemente interessato ad avere. Inoltre influisce parecchio lo scoglio legato all’età. Molti dei ragazzi più giovani, che sono davvero una grossa fetta dei fruitori del format su YouTube, sono limitati nella possibilità di poter contribuire economicamente al fatto di dover dipendere da una carta prepagata o dagli stessi genitori per poter versare i soldi. Ci arrivano davvero richieste e messaggi di ogni tipo.
Con i 10€ ci servirebbero 3.000 raiser, sono tanti! Anche se sul canale YouTube di DWB abbiamo più di 20.000 iscritti, Bassi ha quasi 100.000 follower su facebook, da 1€ ognuno e ci siamo, ma probabilmente non c’è questo forte interesse. La gente probabilmente dice: “lo avete fatto fino ad ora gratis, perché non continuate così?”.
La mentalità dietro al crowdfunding invece, come principio, è più sensibile. Se io credo nel tuo progetto, lo finanzio a priori, senza aspettarmi nulla in cambio se non la realizzazione dell’intento per il quale ho contribuito investendo.
Credi che dietro all’attuale riscontro sulla campagna, ancora in corso, ci sia un aspetto culturale legato all’Italia o all’ambiente Hip Hop italiano?
Non ti so dire. All’estero il crowdfunding funziona meglio, in Italia ci si aspetta un premio fisico. Però vedo anche sulle altre campagne si sta faticando. Egreen è riuscito a fare una cosa grossa, uno dei pochi che a mio parere con i Colle der Fomento e Kaos One potevano arrivare a quel traguardo.
Bassi non credo che avrebbe mai fatto un crowdfunding per un suo album, ma per la trasmissione ha fatto una scelta consapevole e legata al format DWB. In questa occasione non ci mettiamo in gioco artisticamente e personalmente, bensì: “ti interessa DWB? Se sì, contribuisci e la facciamo, altrimenti niente”.
Bassi continua ad esserci, Bosca continua ad esserci. Smette di esserci DWB che comunque ha già fatto due belle stagioni e non lo vedo come un fallimento, in generale.
Poi se a campagna finita qualcuno si propone per finanziare l’iniziativa, ci pensiamo, anche perché fare questo format è un bell’impegno! Comunque io e Bassi non restiamo fermi perché con i nostri rispettivi progetti personali siamo sempre al lavoro e forse ne avremo altri assieme.
Chiuso il capitolo DWB. Hai qualche collaborazione che è ancora nel tuo cassetto?
Sinceramente non ho più molta voglia da far girare le mie basi tra i vari rapper. La vedo come una cosa che puoi fare all’inizio per farti conoscere, ma dopo un po’ perde di significato. Se è un tuo amico oppure un rapper che ti piace, allora ci sta, altrimenti no.
Ti dico, con Guè Pequeno ci ho provato e ho avuto anche dei feedback positivi, ma per lo spazio sul disco la cosa poi non si è conclusa. Il periodo era quello di “Bravo ragazzo”. Guè è un artista che mi piace, ci sono rapper a cui darei i miei beat volentieri, anche solo per soddisfazione personale, perché mi piacciono al di là del nome.
Per dirti con Salmo non ci ho mai lavorato, ma mi piacerebbe. L’unica cosa che ho fatto “con lui” è grazie a voi de La Casa Del Rap che mi avevate selezionato tra i vincitori del remix per la competition “Il Senso Dell’Odio”. “L’unica volta che ho avuto Salmo su un mio beat”.
Ultimo tema, i tuoi progetti personali in corso tra Real Talk e le collaborazioni con Merio Quintale, LGND e Bucha?
Con Real Talk il prossimo episodio lo sto finendo di montare ed è con Jack The Smoker. Lì ho l’aiuto di Marco Caldera che fornisce lo studio e la sua maestria da Sound Engineer. La puntata dura 10 minuti, ma noi stiamo in ballo di più, tra il montare tutto quanto, settare il banco analogico ogni volta, far venire i registi di Another Production che sono davvero bravi e veloci; poi c’è Oliver che ha un’energia pazzesca. Resta comunque un bell’impegno.
Sto impostando gli episodi con un certo senso logico per dare una varietà di suoni che mi soddisfi e di conseguenza preparo le basi e invito gli ospiti. Ho già pronto ed in programma un po’ di puntate. Il ritmo con cui usciranno sarà un episodio ogni due-tre settimane, salvo imprevisti e poi ora arriva agosto e le diluisco.
Real Talk è una cosa che mi piace e a cui tengo molto e se in futuro si proponesse uno sponsor adatto non mi farei problemi.
Altra mia priorità è il lavoro con Merio. Abbiamo fatto tipo una quarantina di pezzi, non abbiamo una data stabilita per l’uscita del disco e stiamo lavorando di singolo in singolo. Li vogliamo lavorare bene e accompagnarli con dei video, come quelli già usciti che tra l’altro stanno girando abbastanza bene. Con Merio mi sta aiutando Khaled che lo segue sulla parte manageriale.
Come ti anticipavo sto seguendo anche il lavoro di Bucha, che sta collaborando principalmente con LGND.
Poi sono spesso impegnato con alcuni dj set, sia con Bassi per DWB, che con Merio, oppure da solo. Tendenzialmente in consolle mi piace spaziare dell’Hip Hop classico alle trappate più moderne. A me piace un po’ tutto, ovvio però che la musica che prediligo è quella con cui sono cresciuto, in modo particolare quella tra il ‘93/’94.
In merito ai live, ti dico che ad esempio per il pacchetto di Musicraiser legato all’organizzazione degli eventi, qualche proposta ci sta arrivando. Alcuni, nel nord Italia, stanno provando ad organizzare. Questo sarebbe un bel passo per la campagna, il freno però è rappresentato dal fatto che la cifra grossa da pagare anticipatamente, poi non garantisce che il live si faccia, perché se non si raggiunge il traguardo non si fa nulla. I soldi tornerebbero comunque indietro a chi ha organizzato, però sai, anticiparli senza avere questa certezza è un bel limite. Addirittura alcuni ci han chiesto di farlo comunque, a prescindere dalla campagna, però no, non sarebbe onesto dal nostro punto di vista.
La chiacchierata si è concluse scherzosamente parlando di viaggi e vacanze tra Asia e USA, ma anche di social network, soprattutto perché io non ho profili facebook e lui toglierebbe volentieri il suo, se non fosse per la musica.