
Per le Interviste Scritte di “Casa”, domenica 23 luglio, ho avuto il piacere di incontrare Mudimbi nel suo habitat naturale ovvero, nel bel mezzo di una festa. Approfittando dell’arrivo del suo show a Brescia per il festival del Musical Zoo, ho avvicinato il “party animal” per eccellenza.
Per i puristi dell’Hip Hop la diffidenza nei confronti di questo artista potrebbe essere naturale. Musicalmente parlando, Mudimbi è un “rapper” atipico, senza etichette di alcun genere e in grado di esprimersi su ogni tipo di produzione. Proprio per questo, il suo pubblico non coincide esattamente con quello classico del rap italiano e, probabilmente, nemmeno con quello dell’attuale ondata trap.
Premesso questo, se anche voi siete persone curiose, posso iniziare con il sottolinearvi come questo sia un artista onesto è intriso di ironia dissacrante, che caratterizza non solo le sue canzoni, ma ogni aspetto della sua vita privata e artistica. Ironia e dinamicità su cui è bastato anche il suo live e che spesso contrasta con testi crudi, provocatori e politically incorrect.
Attualmente Mudimbi è in giro per l’Italia con il suo disco ufficiale dal titolo “Michel” (che è il suo nome anagrafico) fuori per l’etichetta indipendente Nufabric Records. L’album si compone di 12 brani da ascoltare e ballare passando agilmente dalla trap alle sonorità reggae, senza mai risultare scontato. Non c’è letteralmente un brano uguale all’altro e il recente singolo “Empatia”, ha segna il suo passaggio in major grazie al supporto di Warner Music Italia.
Quasi superfluo dilungarsi oltre. Il consiglio spassionato che posso darvi è quello di andare a sentire la sua musica dal vivo per godervi uno show dinamico, colorato ed irriverente: impossibile restare fermi!
Nel frattempo, questa è l’intervista che ho realizzato con lui dopo il sound check, a qualche ora di distanza dalla sua esibizione. Siete pronti? Si parte!
Innanzitutto, benvenuto Michel su lacasadelrap.com. Partiamo dal tuo tour. Stai trovando terreno fertile per la tua musica in giro per l’Italia? E quali sensazioni hai per la serata?
Ormai sono in giro dal primo aprile. Qui sono arrivato un paio d’ore fa per preparare tutto in vista della serata. A Brescia ho un sacco di amici/colleghi e qui in Castello la location è una figata pazzesca!
Tra l’altro chi mi gira i video, Federico Cangianiello di cinqueesei (ha diretto anche il video di “Empatia” – n.d.r.) è di Brescia, i ragazzi di Rehab sono tutti quanti nel video di “Tipi da Club” e li conosco da un bel po’ di tempo. Sono preso bene! Una location del genere l’ho vista solo in Croazia all’Outlook (festival che si svolge in un anfiteatro romano, l’Arena di Pola – n.d.r.).
In giro per l’Italia sta andando sempre davvero bene. Tutta gente che poi se ne va entusiasta e con il sorriso. Tutti rimangono molto sorpresi dallo show perché non se lo aspettano. Portare il sorriso è il mio obiettivo.
Il tuo live infatti è un autentico show, tra intrattenimento e musica. Parlacene un po’?
Questo show è il primo con una scenografia di questo tipo. All’inizio io giravo da solo, senza nemmeno il DJ. Adesso però ho deciso di strutturare meglio il tutto.
L’immaginario estetico riprende chiaramente l’album “Michel”. L’idea è quella di ricostruire la camera di un bambino, con al centro la mia foto da bimbo che ha reso virale il progetto e che fa da copertina al disco. Quella foto ha davvero attirato l’attenzione e suscitato la curiosità in tutti quelli che ci si sono imbattuti.
Quello che succede durante il live invece, non è facile da spiegare. Io tengo molto al fatto che durante l’esibizione non cali mai l’attenzione del pubblico e, prima ancora la mia. Io per primo devo avere qualcosa da fare e mantenermi attivo.
Ci sono cambi d’abito in stile vallette del Festival di Sanremo, esco, rientro e mi diverto anch’io.
Mi faccio una sudata epocale!
Non canto le canzoni come se tu ascoltassi l’album, dal vivo faccio uno show. Ho bisogno di dare qualcosa in più alle persone che vengono a sentirmi. Io mi metto sempre nei panni di chi sta sotto al palco e mi sta guardando e, mi chiedo: “che motivo gli do di venire ad ascoltarmi dal vivo se poi gli propongo paro-paro le canzoni dell’album?”.
Il poter offrire qualcosa in più rispetto alla “semplice” canzone cantata è fondamentale per me.
Sul palco con me c’è il leggendario DJ Giovanotto! Non lo conosce nessuno perché non esiste e me lo sono inventati io (risate). Scherzi a parte, lui è un mio carissimo amico, sempre di San Benedetto del Tronto (Michel è originario di San Benedetto del Tronto – n.d.r.). Questo nome d’arte è uscito casualmente, prima ancora che nella mia testa balenasse l’idea di poterlo coinvolgere fisicamente nel live. Lui già prima di questo tour aveva montato tutta la struttura dei live che facevo in precedenza. Settava tutto al computer e poi io giravo da solo. Già dietro le quinte, lui si fa il mazzo da parecchio.
Con la mia volontà di preparare meglio lo show, tra fonico, backliner, etc. ho deciso che serviva un DJ. Ho scelto lui perché c’è amicizia, professionalità e… ti svelo lo scoop: abbiamo scoperto di essere cugini!
Fa una grossa differenza poter lavorare con una persona con cui hai un bel rapporto come, in questo caso, il nostro. Noi siamo in contatto continuamente, lavoriamo con l’energia di due ragazzini.Apriamo velocemente la parentesi Red Bull Culture Clash. Com’è stato affrontare un clash e cosa ti è rimasto dal rapporto con gli artisti della tua squadra?
Guarda, in realtà un rapporto lo avevo già con tutti. Milangeles e Ckrono già li conoscevo, specialmente Ckrono da un bel po’ di anni. L’unico che in verità non conoscevo era Chiamu e, M¥SS KETA… con lei ci conoscevamo indirettamente tramite Riva (produttore che ha lavorato con entrambi – n.d.r.). Così, quando ci simo sentiti per la prima volta telefonicamente, era già scoppiato l’amore.
Mi sono trovato davvero bene con tutti. È tutta gente che non se la tira e, si vede anche in generale per quello che fanno. A livello di squadra la reputo una super esperienza che mi ha fatto vedere come ci si può divertire anche “volando basso” nell’atteggiamento.
Io in quel contesto di clash mi sono trovato benissimo. L’energia di salire su quel palco è sempre positiva, la gente si capisce che è lì per divertirsi. L’obiettivo di tutti, sopra e sotto il palco era divertirsi! È stato parco giochi.
Sul nostro team, dopo il clash, sono arrivati anche commenti negativi, ma io non vedo e non sento nulla di negativo. Semplicemente non mi interessa quello che hanno da commentare le persone che hanno mal valutato quello che realmente stava succedendo. Io ho preso tutto il buono che c’era e, ce n’era davvero tanto!
In quel caso il pubblico non ha favorito il vostro mood. Per quanto riguarda il target di pubblico tu dove ti collochi? Riusciresti a farci la “descrizione tipo” di un tuo fan?
Tutti hanno preso il clash come se fosse un grande 2theBeat. Con il freestyle io sono a zero, ma ho avuto qualche esperienza legata ai clash dancehall dove gli elementi che vanno a sommarsi sono la musica e gli insulti. Ad esempio conosco Macro Marco perché lui era in quelle situazioni, li faceva ed io in quel contesto ero più che altro spettatore. Ho la mia idea di clash.
Per quanto riguarda il target di pubblico e l’identikit del mio “fan tipo”, è difficilissimo. C’è ne possono essere tante di combinazioni.
Probabilmente, per la maggioranza, il mio fan non ascolta rap. È quello che ascolta più indi, più rock, mi sono capitati anche dei metallari veri. Spesso quando incontro questi fan di persona, mi premettono che non ascoltano rap, ma la mia musica li fa volare.
Questa trasversalità di genere per me è ottima. Io non ho mai pensato che la mia musica fosse destinata ad un solo tipo di ascoltatore. Le orecchie le abbiamo tutti e, di conseguenza, ognuno può ascoltare e valutare.
La vera fatica per me arriva quando mi chiedono: ”tu che genere fai?”. Mia madre ancora me lo chiede, ma perché le sue amiche lo chiedono a lei e, lei ogni volta non sa cosa rispondere. Allora io le dico di dire che faccio rap. La gente ha ancora bisogno dell’etichetta.
Basterebbe dire che fai musica e, a proposito di questo, quale credi che sia la forza della tua attitudine? Ed eventualmente una debolezza…
Mah guarda, la forza della mia attitudine è che mi faccio proprio i cazzi miei. Nel senso che sono un ragazzo che vola basso e non si preoccupa troppo di quello che gli succede intorno.
Questo atteggiamento a volte però può risultare una debolezza, nel senso che probabilmente dovrei studiare di più quelle che sono le dinamiche del contesto in cui mi trovo.
L’album è già una risposta a questa tua domanda. Forse mi sarebbe stato più utile uscire con un progetto che verte più sulla trap o sul modo indi, ma fondamentalmente ho fatto quello che mi piace fare.
So che può essere controproducente, la gente non riesce a collocarti, non proponendo mai un brano uguale ad un altro la gente non si affeziona al mood.
Sinceramente a me, per ora, non interessa e prego Dio perché questa cosa non mi interessi mai o sarebbe la fine di Mudimbi e l’inizio di qualcos’altro.
Vorrei prendere spunto dal tuo ultimo singolo “Empatia” per una curiosità. Con quale film, libro o una serie TV sei in fissa nell’ultimo periodo?
Allora, considera che io faccio di tutto per stare lontano dalle serie TV. Questo perché poi sono uno che va in dipendenza e non esce di casa. Quindi evito, però poco tempo fa mi sono fregato da solo iniziando “House of Cards” che ovviamente ho già finito passando notti insonni.
Guarda, poi approfitto per un consiglio: “Ballers” con Dwayne “The Rock” Johnson. In America è da poco partita la terza stagione e sono in fissa. Lui fa pure un sacco di merdate al cinema, ma nonostante questo è strapagato. Sarà perché è grosso e nessuno ha il coraggio di criticarlo (risate).Qual è il tuo punto di vista sulla rivoluzione digitale che ha investito la musica negli ultimi anni?
A chiunque dica: “meglio prima!”, io a prescindere non lo ascolto. Le cose con il tempo mutano. Ci possono essere ovviamente anche dei passi falsi, però se le cose non funzionano si cambia direzione. È normale.
Io per primo mi sono reso conto, qualche tempo fa parlando con colleghi e addetti ai lavori, della percezione diversa rispetto al passato che c’è ora della musica e, soprattutto del fatto che ad esempio prima dovevi andare in un negozio di dischi, ascoltare limitatamente quello che c’era, poi scegliere cosa acquistare con i soldi risparmiati e, alla fine, arrivato a casa, quel disco lo ascoltavi fino a consumarlo.
Adesso i tempi e i momenti dell’ascolto sono completamente cambiati. Adesso se esce una canzone che davvero spacca, la si trita per bene per un paio di settimane al massimo e poi non se la ricorda più nessuno.
È cambiata la fruibilità della musica.
Se questo è il risvolto negativo, c’è da dire che la velocità con cui si produce e la qualità del lavoro, pagano perché c’è un confronto continuo ricco di influenze di ogni genere.
Non sputo assolutamente sopra alla rivoluzione digitale, credo invece che sia necessario per noi imparare a cavalcarla.
A tal proposito, hai da poco avuto l’occasione di firmare con Warner Music. Rispetto alla tua grande libertà artistica, come ritieni influenzerà questa scelta sui tuoi prossimi progetti?
Io mi auguro che le cose cambino sempre in meglio, se non cambiano in generale stiamo in un mare di merda.
Ovviamente anch’io vivevo nella leggenda della major che ti impone determinate “scelte”. Ecco perché prima di firmare c’è stato un lungo corteggiamento/guerra di tira e molla con Warner. Io mi sono confrontato solo con questa realtà e per scelta non sono andato a bussare ad altre porte.
Dopo il mio album “Michel”, a Warner si sono alzate le antenne, ci siamo incontrati ed è iniziata la trafila. Io ci tenevo a mettere bene in chiaro che so dove voglio andare e cosa voglio fare e, loro sono stati molto ricettivi. Non sto dicendo che non ho bisogno di consigli, anzi, ben venga il loro contributo. Io infatti sono aperto ad una visione ampia per capire meglio questo contesto.
Fortunatamente, le persone con cui lavoro mi hanno insegnato a confrontarmi e a prendere in considerazione tutti i punti di vista. Con Warner faremo questo. Loro mi apriranno gli occhi su determinati aspetti, magari proprio sul contesto del mercato musicale, arricchendo la mia visione, d’altro canto io metterò sul piatto il mio bagaglio d’esperienze.
Ritieni che la loro possa essere davvero una visione attuale che guarda al futuro?
Tra le altre cose, ritengo che uno dei mie punti di forza sia quello di avere una A&R di 26 anni. Giovane e pronta, con una visione al passo con i tempi. Tra gli altri collaboratori, ho la fortuna di avere nel team il primo discografico di un artista come Caparezza e, il percorso di questo artista non si discute. Sulla base di questi ed altri elementi ho ritenuto il progetto figo.
Sono in una situazione di confronto attivo.
Poi i fatti parleranno!
La determinante per definire un fatto quale sarà?
Io lo vedo dai numeri e dai feedback delle persone. Loro immagino che lo vedano dalle vendite. Probabilmente io potrei essere più limitato nella mia visione, che è fatta di live e della risposta del pubblico sui sociale e dal vivo. Di conseguenza anche il loro contributo tra classifiche FIMI, Streaming, etc. può garantire una panoramica complessiva della situazione. Warner mi ha contattato anche perché sulle classifiche di Spotify, su 12 tracce dell’album, 5 erano contemporaneamente in Viral e una è arrivata fino al secondo posto, se non era per quello stronzo di Drake (risate). Il The Rock della musica!
Quando c’è stata l’opportunità di firmare, sul piatto ho messo tutto. Ci siamo fatti un po’ di conti anche a livello economico ovviamente, ma non pensando al fatto che mi potessero coprire di soldi, perché non è questa la realtà, bensì a quanti soldi ci erano rimasti in tasca per continuare in modo indipendente. Esistono più strade per arrivare allo stesso obiettivo, attualmente ho intrapreso questa.
Una bella chiacchierata, densa e ricca di spunti. Michel è stato davvero disponibile e l’ho percepito sempre onesto e lucido in quello che mi ha raccontato. Davvero un’ottima persona che fa ottima musica e, non è mai scontato.
Io chiudo e vi saluto. Vi lascio all’album fotografico con alcuni scatti della serata andata in scena al Musical Zoo di Brescia e vi rinnovo il consiglio di seguire Mudimbi su tutti i suoi canali social, sulle piattaforme di musica digitale ma, soprattutto durante i suoi live show.
Alla prossima!