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Intervista

La resilienza di Paskaman all’interno di Camaleonte

Paskaman

Erano passati solo un paio di giorni dalla pubblicazione dell’album Camaleonte quando ho deciso di contattare Paskaman  per chiedergli se avesse voglia di rispondere a qualche domanda sulla sua ultima fatica discografica.

La personalità artistica di Paska, espressa attraverso brani spesso e volentieri estremi per il livello di crudezza e all’opposto di intimità che riescono a raggiungere, mi ha sempre incuriosito e affascinato. Le sue risorse, parlando di rap a 360°, restano spesso nell’ombra se non per le orecchie e gli occhi dei più attenti quando si tratta di osservare il panorama emergente nostrano.

Mi chiede – “è possibile farla a voce?”. “Assolutamente sì” – la mia risposta.

In una serata qualunque, rispondo così alla suoneria “acquosa” di Skype.
Orgogliosamente immerso nel suo nuovo studio di Peschiera Borromeo (MI) c’è Paskaman, all’anagrafe Federico Pascarelli classe 1992, tecnico del suono e rapper con all’attivo numerose collaborazioni e diversi progetti, tra cui: “Revenge EP” (2012, con Tsuno); “Jamparelli EP” (2013, con Jampa Ak); “Dal Baffo – Street Album” (2014, per Sempre Peggio); “: )” (2015, con Andry The Hitmaker per Sempre Peggio e Dogozzilla Empire). Ultimo tra questi, l’album ufficiale “Camaleonte” (2017) realizzato da indipendente e disponibile dal 25 ottobre su tutte le piattaforme digitali e in streaming. Prossimamente anche in copia fisica.

Ciao Federico. Vorrei iniziare chiedendoti: come stai?
Guarda, ti dirò che è una domanda che mi pongo spesso nella mia vita. Se pur relativa come domanda, nella mia giornata mi chiedo spesso questa cosa e provo a darmi una risposta.
Diciamo che, essendo io una persona un po’ ansiosa, tutta la mia vita ruota attorno alla ricerca del benessere. Per me è un obiettivo importante.
Da settembre, ti confesso che sto attraversando un periodo un po’ pesante, nulla di eccessivo, però mi hanno trovato un calcolo e ho uno stent ureterale (mi spiega: un piccolo tubo inserito nell’uretere per risolvere l’ostruzione del flusso d’urina proveniente dal rene – n.d.r.) che è uno sbattimento da sopportare.
Di conseguenza chiudere il disco e confezionare il tutto è stato più difficile.
Detto questo, sono contentissimo del mio disco e di aver aperto il mio nuovo studio. Erano due obiettivi importanti per la mia vita, purtroppo però, sono arrivati in un momento complicato, ma io vedo tutto, negativo e positivo, in modo bilanciato.

Ecco, nel brano “Il Primo” ritorna questo “come sto”. Hai qualche retroscena sul pezzo?
Questo è l’intro del disco.
In realtà doveva essere semplicemente una strofa, la prima, con il ritornello, ma su un altro beat di Andry.
Quando Andry andò a New York con Don Joe per fare il master di “Vile denaro” per l’anniversario dei 10 anni (pubblicato a maggio 2017 – n.d.r.) però, fece ascoltare questo intro ad un altro rapper sconosciutissimo di là che gli comprò la base.
Io non ne sapevo nulla, fino a quando non gli ho presentato la scaletta con i brani da mettere nell’album.
Tra questi c’era questo intro, ma il beat non era più disponibile, chiaramente.
Così Andry ha rifatto il beat chiedendomi di fare anche la seconda strofa.
Alla fine è un pezzo di sfogo dove volevo ribadire determinate cose mie, anche perché sono stato uno dei primi a portare un determinato tipo di sound e di attitudine in Italia e ci tengo a questa cosa.
Per quanto riguarda il video (per la regia di Jamie Robert Othieno e Matteo Sardina – n.d.r.) ho voluto prendere spunto dal viaggio che si era fatto Kanye West, per me un artista completo, per il singolo “BLKKK SKKKN HEAD”. Volevo ottenere una roba molto cupa, con quegli 808 molto distorti di Andry, intervallando il tutto con questi stati di lucentezza rappresentati dal bianco e dall’oro. Quindi, immagini forti e questo sali e scendi di stati d’animo.Il primo singolo “Bambi” è uscito ormai un anno fa. Come si è concretizzato poi l’intero album?
Madonna, un anno già!
“Bambi” è stato uno degli ultimi pezzi che ho fatto. In realtà questo è un disco molto vecchio perché, tempisticamente parlando, ci ho messo circa due anni per lavorarlo e poi pubblicarlo.
Tornando al singolo, ti devo dire che segna un po’ la mia maturità artistica.
Io sono sempre stato un cazzone senza rispetto, ho sempre pensato a me stesso, la mia persona è molto egoista, nonostante abbia anche un lato altruista quando tendo a seguire la ragione. Crescendo, ovviamente, maturi e ti rendi conto che l’essere umano è immerso in un contesto di socialità.
“Bambi” rappresenta in primis per me un segno di maturità e in secondo luogo volevo trasmettere questa cosa anche a chi mi ascolta.
In generale questo album, che mi ha tenuto impegnato due anni, rappresenta la mia crescita e la mia maturazione sia umana che artistica.
Ovviamente non rinnego nulla nelle mie scelte artistiche passate.
“Camaleonte” rappresenta anche il primo progetto che ho chiuso in prima persona dall’inizio alla fine, dall’idea alle registrazioni, che già facevo, fino al mix e al master, attraverso un lavoro in prima persona che ha espresso pienamente le idee che avevo in testa.
C’è stato poi il contributo di Febo, che è il ragazzo con cui abbiamo finalmente aperto lo studio.

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Visto che siamo sull’argomento studio, che strumentazione hai? Dacci un po’ di informazioni anche su come lavori.
Questo nuovo studio ha un trattamento acustico da 20.000€.
Io sono passato da un ambiente casalingo, ovvero camera mia dove ho sempre lavorato, ad un ambiente trattato in modo pazzesco.
Tant’è che il lavoro di mix di “Camaleonte” l’ho fatto in modo molto spontaneo. Qui è tutto più pulito, più nitido.
Per quanto riguarda le casse utilizzo delle Yamaha HS8. Secondo me le Yamaha sono quelle con il suono più neutro al mondo, magari hanno qualche difetto sulle medio-alte, ma è una questione di abitudine.
Utilizzo anche delle JBL, che per me sono state una scoperta. Non erano mie, ma del mio socio Febo e ti dirò che adesso sto utilizzando molto di più queste rispetto alle Yamaha, proprio perché mi suonano molto meglio. Sento tutto molto più nitido.
Ho anche un Apollo Twin, quello con la manopola, e poi analogicamente parlando ho poco altro.
Come microfono ho un Apex450 e alla fine della fiera utilizziamo Waves.
Il pacchetto di Waves per quanto riguarda i plugin per mix, master, registrazione, etc. ti mettono a disposizione il mondo ad un livello davvero professionale. Restiamo chiaramente nel virtuale, ma se sai utilizzare Waves sei apposto.
Io credo di poter competere anche con dei fonici professionisti. Sicuramente non ai livelli di un Patrick Wave Carinci, lui lo senti proprio e ultimamente sta mixando tutti, ma con un Marco Zangirolami penso di poter competere abbastanza, soprattutto per una questione di mentalità legata al suono più attuale. Zangirolami è un musicista, ha tutto il mio rispetto, ma la trap ha bisogno invece di molta più attenzione sulla ritmica, sulla percussione, sulla drum, mi spiego?
Poi anche lì, Zangirolami a livello di strumentazione è su un altro livello.
Io, per quello che ho, mi difendo molto bene ed il mio disco credo ne sia la prova.

Approfitto di questi spunti per mettere l’attenzione su “Medaglia”, brano suonato al piano da Lazza. Come è stato lavorato?
In questo pezzo e, chi mi ascoltata da tanto e mi segue sui social lo sa perché me lo hanno ricordato proprio loro, le strofe io le avevo rappate per la prima volta in webcam qualche tempo dopo la pubblicazione dell’EP con Andry e che in quel periodo non andò benissimo, anche perché uscì nel momento (per la precisione era il mese di giugno del 2015 – n.d.r.) di “XDVR” Sfera Ebbasta e della sua esplosione.
Per quanto riguarda la lavorazione del brano, io avevo già le due strofe. Dal mio punto di vista il pianoforte è lo strumento che emoziona di più e quindi ho pensato di coinvolgere Lazza, che io conosco da tantissimo tempo, anche perché in passato veniva a registrare da me. È risaputo che lui, nonostante abbia un’attitudine da zarro, ha fatto il conservatorio.
Così ci siamo beccati, gli ho chiesto di fare questo giro di piano e poi la strumentale è stata arricchita da una chitarra suonata da un amico di mia sorella. Il tutto si amalgama davvero bene.
Ti dirò di più però! Su questo pezzo le mani le aveva messe anche David Hoover qualche tempo fa… prima che smettesse definitivamente con la musica. Dietro al famigerato DMT from Utrecht che ha prodotto per me “Paskamarcio” e “Groupie” c’era proprio Davide. La cosa però è finita lì.
Allo stesso tempo però, sono molto contento di aver lavorato con Polezsky (ascolta il mix che ha realizzato per la rubrica Just Another Mix – n.d.r.) sulla traccia “Tra me e me” che chiude l’album e che poi ha rappresentato il singolo di lancio per questo nuovo progetto.Colgo l’assist per una curiosità. Concludi “Tra me e me” con – “d’altronde è così che mi ha cresciuto il mio maestro”. A chi ti riferisci?
La barra è interpretabile, ho pensato a tre nomi.
In primis l’omaggio va a Duellz che cito – “sono concreto come asfalto e canestro” (“Paranoia Duelli” traccia contenuta nel mixtape “Paranoia 2k7” – n.d.r.), poi il richiamo immediato potrebbe andare a Bassi Maestro ed infine sì, Asher Kuno che è stato il primo ad avermi preso sotto la sua ala.
Con lui però sono diversi anni che non parlo più per via di alcune incomprensioni.
Le mie scelte personali ed artistiche non sono state comprese da tutti. La cosa mi dispiace tantissimo, chiaramente per me Kuno rimane maestro, ma io sono andato avanti prendendo atto della cosa.

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Tra i pezzi più significativi del disco credo ci sia “Vorrei chiederti come va”. Tra le strofe – “odio vedermi sul podio dei secondi”. Ti senti di aver raccolto meno rispetto a quanto hai seminato? E se sì, per quale motivo?
Eh! Davvero una bella domanda, spero di non sprecarla.
Se tu fai il rapper, proprio come categoria, potevo dire musicista, ma qui parlo di rapper. Ecco, se il rapper si mette in gioco deve arrivare primo, oppure ha già perso!
Sinceramente però io sono contentissimo di tutto quello che è successo.
Anche se non sono stato io in prima persona a raccoglierne i frutti, e ti parlo senza alcun rancore verso chi è sopra di me, io sono orgoglioso di essere stato tra i primi ad aprire la strada verso questo sound in Italia.
Questa nuova strada era quella che io volevo intraprendere a tutti i costi.
Adesso la cosa è stata sdoganata, sta arrivando alle persone, c’è più attenzione, c’è maggiore ascolto. Io di questo ne sono davvero felice e che oggi questa cosa sia rappresentata da Rkomi, Tedua, IZI o Sfera, a me fa solo che piacere.

Tu sei sempre stato un abile osservatore della scena nostrana. Da cosa deriva questa tua sensibilità? Solo per fare un nome attualissimo, G.Bit, che tu avevi già coinvolto in “GTA”…
Quanto sta spaccando lui! Clamoroso, mi piace tantissimo.
Tornando a noi, ci sono un sacco di cose, un sacco di nomi, che potrei farti a tal proposito…
In generale, se io posso dare una mano e mi piaci, supporto. Non mi interessa quante visualizzazioni fai o chi sei. Se spacchi, ci becchiamo, facciamo un pezzo insieme!
Io non mi tiro mai indietro, per me conoscere persone nuove è sempre fonte di grandi stimoli personali ed artistici. Questa è la vera essenza della musica!
Ben vengano i soldi eh, di cosa stiamo parlando! Però deve esserci sempre quella magia.
Sono consapevole che poi là in alto le cose girano in un altro modo.
Ho coinvolto Vegas in “Hermanos” per il mio disco, ma anche Sek o gli Oro Grezzo che per me sono fortissimi e con loro abbiamo fatto un pezzo assurdo come “+ Guala + Guai”, di cui uscirà presto il video.

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Voglio darti un consiglio, recupera Scorsese – Almighty Calu (io non posso far altro che estendere l’invito a tutti – n.d.r.).

Per quanto ti riguarda invece, concluso ormai il capitolo con Sempre Peggio, come ti stai muovendo da indipendente?
Devo essere sincero, questa scelta è dettata dal fatto che non ho sbatti di avere attorno etichette, uffici stampa, manager, etc. Ci sono solo io e la mia musica.
Sul fronte etichette, anche indipendenti, non lo so! Chi investirebbe su un artista così estremo? Non lo so… Io sono molto mutevole.

Non senti di penalizzare il tuo lavoro in questo modo…
Sì, però io credo che la musica debba arrivare senza tutti questi giri.
Ovviamente burocrazia, gestione dei social, etc. con i miei dieci anni di esperienza nel giro, adesso li so gestire, però a me interessa solo stare in studio e fare musica.All’interno di “Camaleonte”, un disco che se gli si concede il tempo che merita arriva davvero a scavare nell’intimo, io ho riconosciuto tre mei ricorrenti: famiglia, lavoro, farmaci.
Il primo, famiglia: quanto ti influenza?
Io penso che in una vera famiglia unita capitino molti avvenimenti. Un nucleo così unito è difficile da scalfire. Io ho una super famiglia, del sud, in cui non mi è mai mancato nulla. Per me conta tanto!

Secondo, il lavoro: meglio lottare per la musica o cercare fortuna altrove?
Se tu hai percepito questa cosa, capisci che dai miei pezzi emerge questo problema.
È difficile! Io adesso ho aperto uno studio dove pagherò un muto per vent’anni. Anche solo spendere 1.200€ per un video che poi ha un riscontro a livello di numeri che non ripaga l’investimento è difficile.
Economicamente parlando non ci siamo assolutamente. Fare il rapper non mi ha mai portato soldi.
Alcune frasi di Totti nell’addio all’Olimpico mi hanno fatto pensare, perché dopo un po’ i sogni finiscono e resteranno solo un ricordo bellissimo.
Ecco, non è questo il momento perché non mi rassegnerò mai, ma sono consapevole che prima o poi finirà.
Chiaramente il mio lavoro resterà legato alla musica, essere un tecnico del suono, stare in studio, questo è e resterà ancora il mio lavoro.

Terzo, antidepressivi: come racconti la tua esperienza?
Ti lascio una chicca! Il prossimo inedito che uscirà si chiamerà “Mando giù” e tratterà questo tema. Avrà un ritmo, un’atmosfera e un testo legati proprio all’up & down dell’ansia.
Il mio è un racconto di amore tossico su un malessere, l’ansia, che ancora mi affligge in prima persona.
Mi rendo conto che sia pesante come dipendenza, ma ne avverto il bisogno.

Concludiamo con l’aspetto del live. Hai qualcosa in cantiere?
In generale la dimensione live è clamorosa!
Adesso non ne faccio da tantissimo, ma in quelle occasioni la gente capiva appieno il mio personaggio artistico, la mia attitudine.
All’inizio, anche con l’Emigrates Klan, suonavo tanto e mi tenevo in costante allenamento.
Anche per quest’ultimo album qualche organizzatore mi ha contattato, però ho dovuto rimandare. Diciamo che sto tenendo tutte le date in stand-by per concentrarle più avanti e organizzare qualcosa di carino.
Arriveranno presto anche le copie fisiche del disco!

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