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Intervista

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Frah Quintale su Regardez Moi

FrahQuintale

Mercoledì 9 dicembre ho avuto l’onore di fare quattro chiacchiere con Frah Quintale, che ha da poco pubblicato il suo nuovo disco: Regardez Moi. Noi abbiamo approfittato del live all’Ohibò di Milano per scoprire qualche dettaglio in più. Buona lettura!

Ciao Frah, bentornato a lacasadelrap.com! Oggi porti il tuo nuovo disco a Milano. La data è andata sold out molto in fretta, te lo aspettavi?

Sì dai, in realtà a Milano, in seguito alla data con Carl Brave e Franco126 a settembre che è andata molto bene e mi ha aperto un sacco di porte, devo dire che è quasi come giocare in casa. Anche perché in effetti è quasi la mia seconda casa, abitando qui da un anno.

Il giorno successivo all’uscita del disco invece avevam fatto un evento in Santeria e c’erano 750 persone. Quel giorno c’erano anche Mudimbi e Quentin40. L’evento è andato bene! Più che altro in termini di capienza, sì, mi aspettavo un sold out all’Ohibò, ma non mi aspettavo di fare un sold out tre mesi fa.Negli ultimi mesi hai conquistato una bella visibilità, ti si è visto molto spesso in giro, anche in termini di ascolti su Spotify. Noi ce lo aspettavamo! Ma tu ti aspettavi questo feedback?

No questo no. Anche se in realtà, essendo il disco un lavoro di più di un anno, penso che se si lavora bene alla fine i risultati arrivano. Questo è quello che sta succedendo, ma non so se definirlo successo, anche perché secondo me siamo un po’ il paese dell’hype. Tante cose hanno un’esplosione enorme ma poi è difficile restare lì e tenere un po’ la botta. Quindi vedremo, io sono sempre coi piedi per terra, al momento sono contento e basta.Parliamo ora del disco e prendiamo in considerazione il titolo. Regardez moi. Tu fai riferimento ad un graffito di Filippo Minelli a Brescia e la traduzione letterale del disco sarebbe “guardatemi”, però se poi si pensa all’associazione del titolo con la copertina in realtà tu non appari. Come mai?

Mi piace un sacco parlare per controsensi. Anche nei pezzi mi piace parlare di argomenti non troppo felici ma su basi che invece lo sono, super happy, magari con la cassa dritta. La copertina in realtà è uscita molto prima sia del titolo che dell’intero disco. Non era una cosa proprio ricercata, ma mi piace dire “guardatemi” ma non metterci la faccia al 100%. È più un “guardate cosa so fare, non quello che sono io”. Mi piacerebbe fare un disco senza video o fare video senza apparire.

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Ed è anche per questo il motivo del pupazzo che ti sostituisce, giusto?

Sì sì, non ho una faccia da mettere lì davanti alla telecamera, quindi gioco di questo vedo-non vedo.Per quanto riguarda invece le copertine personalizzate, ne hai fatte 500!

Ne ho fatte QUASI cinquecento, in realtà devo ancora finirle, sono a più di metà e non mi manca molto. Abbiamo avuto tempi un po’ lunghi con le stampe del disco e quindi ho iniziato un po’ tardi a disegnarle ma sto lavorando come un pazzo. Sono tutte sold out e le sto facendo un po’ per volta anche perché non volevo togliere tempo ai live. Quindi spero che la gente capisca che se non gli arrivano nel giro di una settimana non è perché non gliele stiam spedendo ma è perché effettivamente le devo finire.

Quando le disegni e come ti vengono le idee?

Abbastanza per caso, nel senso che tutto il concetto della copertina gira intorno alla mia faccia e al pupazzo, quindi cerco di contestualizzare il disegno in quello. A volte ho fatto delle copertine che riprendono dei dischi che mi sono ascoltato in cui sostituisco i volti con il mio o comunque le contestualizzo su altre cose. Oppure ridisegno delle nostre fotografie di repertorio. Insomma, è una cosa varia. Sperimento!In articolo di Noisey che ha scritto Tommaso Naccari la tua musica viene definita “street pop”.

Sì, l’ho definita io così. Io e Tommaso un po’ ci conosciamo e ogni tanto l’ho beccato in giro. Ho detto che più che venire dall’indie io vengo dal rap e che questa cosa strizza un pochino l’occhio al pop, ma non è quella roba lì, perché il mio background viene puramente dalla strada. Insomma, quella roba lì, l’ho pure chiamata ghetto pop (ndr- ride), poi ho detto street pop, lui l’ha scritto su Noisey e ho pensato “che coglione!” (ndr- ride).

Bene, ora sarà scritto anche su lacasadelrap.com e vedremo la nascita di un nuovo genere tipo nelle categorie di iTunes e Spotify (ndr- ride).

Ce l’ho fatta, sì (ndr- ride)!Comunque adesso sta nascendo quella realtà un po’ poppeggiante per il rap che ha sempre voluto esserci (vedi Neffa, ecc), però ha sempre avuto un po’ di paura del feedback negativo della scena. Stiamo assistendo pure alle varie uscite di Coez, Ghemon ed altri, che hanno mood qui. Come ti fa sentire essere parte integrante di questo cambiamento musicale che c’è adesso nella scena hip hop, che non è mai stata una scena facile?

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Sono super contento e fiero. Se davvero stanno cambiando delle cose e la mia musica è parte integrante di questo cambiamento sono solo che contento. Vuol dire che l’obiettivo che mi ero posto è stato raggiunto.

Passiamo a “Lungolinea.”, la playlist che ha anticipato l’uscita del disco. Tempo fa avevi detto ci fosse una certa intenzione di stamparlo, sarà così?

In realtà ora ti direi di no. Vorrei utilizzarlo come cartella in cui mettere i provini e condividerli e vorrei mantenere questa cosa.

Seguendo sempre “Lungolinea.” Hai pubblicato regolarmente dei pezzi e quando il disco è uscito ufficialmente cinque delle tracce erano già edite. Quali sono i pro e i contro di aver fatto ciò? I singoli già editi potrebbero aver distolto l’attenzione dal prodotto finale?

Secondo me non ci sono né pro né contro. I 5 pezzi hanno generato hype nel corso delle uscite. Nessuno mi ha detto “ah, ma cinque pezzi li ho già sentiti”. I pezzi inediti secondo me sono pezzi che sono all’altezza degli altri. Con “Lungolinea.” ho fatto un lavoro diverso, con altre uscite. Secondo me ha mega funzionato, è stato comodo per creare un po’ di interesse sul progetto.Ad oggi qual è il tuo brano preferito del disco?

“Sì, ah” e “Floppino”. Sì ah perché l’ho scritta nel giro di due giorni perché il beat mi ha preso tantissimo, diversamente da quello che faccio di solito visto che sui pezzi ci ragiono davvero tanto. Invece Floppino è l’ultimo in ordine cronologico e forse mi piace così tanto perché non l’ho sentito ancora due milioni di volte (ndr- ride).

Tra l’altro Floppino è una citazione di Futurama, come ti è venuto in mente?

Esatto, sono un super fan di Futurama. Mi è venuto in freestyle. Stavo registrando l’ultima strofa e nella chiusura avevo fatto quel trick lì che dice “E vorrei essere un computer, per potermi riformattare, disinstallare il nostro amore, per poi poter dimenticare” e nella chiusura mentre registravo mi è venuta in mente quella scena di Bender e mentre registravo, facendo un po’ il coglione in studio, ho detto “prego, inserire il floppino” e mi ha fatto mega ridere! Ci gasava tutti, e abbiamo deciso di tenerlo.Hai sempre lavorato nei Fratelli Quintale, ma questo disco non vede collaborazioni liriche di nessun rapper. Questo perché rispecchia il concetto secondo cui vuoi focalizzare l’attenzione su te stesso o ha un’altra ragione?

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Secondo me deriva dal fatto che alla fine in studio ho sempre lavorato da solo o con Ceri, quindi alla fine è l’unico con cui ho fatto un ritornello cantato. In studio i pezzi mi sembravano completi già così, tranne per quello pezzo con Ceri. Non è stata una scelta mirata, ma più qualcosa di naturale e personale.

Per me è anche bello quando la gente ti scopre dal nulla e non ti associa a nessuno. Quindi non c’è “Frah Quintale, quello che ha fatto il pezzo con” ma “Frah Quintale e basta”.La seconda traccia invece è prodotta da Paletti, che io amo tantissimo tra l’altro. Com’è nata questa collaborazione?

In realtà la produzione è stata iniziata da me e poi l’ho riarrangiata con Paletti. È un compaesano mio di Brescia e in realtà non ci conosciamo da molto. Io lo conosco da un anno e mezzo perché era venuto a sentirmi quando avevo presentato 2004, l’ep, e si era preso bene. Avevo bisogno di qualcuno che mi tirasse un po’ fuori il beat di Branchie, così ci siamo chiusi in studio un paio di giorni.Tra l’altro sei sempre stato legato al rap ma ti hanno piazzato nelle varie playlist Indie. Ti ci vedi a collaborare con artisti del mondo Indie?

Non so, non mi vedo nell’indie, ma mi piace la musica italiana e mi ritengo versatile. Quindi, chi lo sa!

Bene, allora suggerisco un bel featuring con Paletti al microfono (ndr- ride). In conclusione dell’intervista, quali sono i tuoi progetti futuri?

Adesso non ci sto pensando, per ora voglio suonare e fare bene questo giro di live. Magari questo hype mi farà fare un salto di qualità e mi darà la possibilità di tirare dentro un po’ di altra gente!Non perdetevi anche la nostra intervista di luglio a Frah Quintale fatta dal nostro Jammai. Check it!

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Assistente Social(e) del rap italiano e della vita in generale a.k.a. Redattrice con OCD
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