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Intervista

All’interno di Bi Popular c’è una versione di Highsnob amplificata

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Highsnob, al secolo Michele Matera, reduce dalle numerose visualizzazioni accumulate dai suoi video su YouTube e dalla pubblicazione dell’EP “PrettyBoy” (2017), torna più entusiasta che mai nel presentare al suo pubblico l’album “Bi popular” disponibile da venerdì 27 aprile per Believe Digital.

Sulle 10 tracce che compongono il lavoro si alternano alle produzioni l’eclettico  Pankees, il DJ e producer Alvino che ha sviluppato anche il progetto grafico dell’album, Dat Boi Dee autore del fenomeno virale “Wannabe” con il featuring di Junior Cally, e Noise. Grazie ad un sound magnetico ed incalzante che cattura sin dalle prime note, “Bi popular” fonde perfettamente sonorità rap, trap, elettroniche e melodie vocali in un mix inedito di elementi diversi che ben rispecchiano l’evoluzione in corsa del rapper spezzino. Dal jazz al funky, fino ad elementi di future bass e trap, “Bi popular” da così vita ad autoritratto sonoro che ben riflette i suoni e le armonie che da sempre hanno influenzato la vita dell’artista insieme alle pungenti punchlines, segno distintivo di Highsnob.

Noi de lacasadelrap.com, qualche giorno fa, lo abbiamo incontrato a Milano per farci raccontare in anteprima il suo nuovo progetto discografico.

Partiamo dalla scelta del titolo, che gioca su due concetti: popolare e bipolare.

Facile, sono bipolare! La scelta però non dipende dal fatto di voler essere visto come un caso umano (ride).
In questa fase della mia vita, tra l’altro, il disturbo lo sto gestendo bene, ma in passato non è sempre stato così. Ho voluto ironizzare su questa cosa, che comunque resta un aspetto da non sottovalutare visto che nel mio caso è stato anche un elemento che mi ha portato ad avere diverse dipendenze tra cui il gioco e la droga. Per il gioco d’azzardo sto ancora frequentando un centro di recupero.
Al di là di questo, sì, la duplice valenza è questa. Da un lato la mia determinazione nel voler arrivare ad un pubblico più ampio possibile, dall’altro il reale bisogno di condividere quanto una difficoltà psicologica possa appunto trasformarsi nel filo conduttore dell’intero progetto, raccontando a modo mio l’oscillazione del mio umore in questo viaggio musicale.
Aggiungo che la tracklist, che è riportata sul retro del CD, riprende le confezioni di alcuni farmaci proprio ad evidenziare che questi pezzi sono la mia cura. Credo sia un concetto sul quale si possano ritrovare in molti.

Nel libretto ho notato subito la dedica al nonno, inoltre diversi brani svelano concretamente alcuni aspetti di quella che è la tua esperienza di vita. Ti sei messo a nudo, non solo nella foto di copertina.

La scomparsa di mio nonno è arrivata in un periodo per me già difficile e da qui la dedica per il mio primo album da solista.
Per quanto riguarda il resto, mettersi a nudo nella musica di oggi, soprattutto nella mia situazione, non è assolutamente semplice, ma non per me, perché per me sarebbe comodissimo, bensì per gli altri!
Non puoi dire troppo, quantomeno non puoi svelarlo subito.
È facile che un ragazzo si affezioni ad un brano “easy” come può essere “Fa volare” e che poi ti segua per avere quel tipo di contenuto. Proponendogli subito qualcosa di più “impegnativo”, qualche esempio è contenuto proprio in questo disco, ti fa rischiare di tradirlo musicalmente parlando e di conseguenza ti può portare a perderlo.
Io ci tengo parecchio a seguire una linea il più possibile coerente e quindi sto proponendo dei singoli, come lo stesso “Poi ti spiego”, in pieno stile “Hip Hop Banger”. Al pubblico che mi segue per questo tipo di pezzi non posso proporgli immediatamente cose più riflessive, per farlo serve più tempo e anche per questo motivo ho deciso di realizzare un disco che è lo strumento migliore per far conoscere fino in fondo il lavoro di un rapper come me.
È tutta una questione di ricetta per quanto mi riguarda, perché lo zucchero è buono, però se ne aggiungi troppo nell’impasto di una torta fa comunque schifo alla fine.BiPopular Cover

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Ritieni di aver formulato una ricetta efficace per la composizione del disco?

Credo che mi segue per gli ultimi singoli che ho proposto su YouTube possa dare una chance anche a questo progetto, sì. Resta un’ottima occasione per potermi far conoscere meglio.
Già in passato avevo proposto pezzi più introspettivi, come ad esempio “Young Siddhartha”, raggiungendo però scarsi risultati in termini di numeri. Anche sulla base di questo poi mi sono fatto una mia analisi sulla domanda del pubblico e ho fatto determinate scelte di conseguenza.
Probabilmente “Kalma”, il brano che chiude l’album, è l’unico pezzo davvero intimo, anche a livello di sonorità. Ci sono altri episodi dove racconto cose molto personali, però li ho formulati tutti in chiave ironica e raccontati in modo molto diretto con delle scelte musicali più d’impatto.

Immagino che tra gli ingredienti rientri anche l’immagine….

Sì! In qualche modo è necessario che l’immaginario risulti d’impatto perché in questo momento, senza grandi supporti mediatici per quel che mi riguarda, non posso lasciare esclusivamente spazio alla musica e quindi è importante lavorare su tutto ciò che c’è oltre all’aspetto puramente musicale.
Un immaginario forte aiuta a farti distinguere all’interno di un mercato che oggi offre velocemente forse fin troppa musica.
Questa copertina è di un me amplificato! Ma pur sempre rappresentativa della mia personalità.
Facendo un ragionamento più ampio sull’immagine ti devo dire però che, secondo me, piano piano torneremo all’essenzialità della musica e sono convinto che lo streaming, ed in primis Spotify, possa essere uno dei fattori determinante di questo lento cambio di rotta: molti meno video e molto più ascolto, speriamo!

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Hai qualche retroscena da svelare su qualche brano? Che mi dici di “Malandrino”?

Ho molte cose da raccontare perché in questi anni ho accumulato davvero tante esperienze, chiaramente diverse le ho raccolte in questo lavoro.
Una curiosità su “Malandrino” e che la storia che racconto nell’intro, in merito alla vicenda della Ferrari, è vera! Realmente da bambino in un centro commerciale mi sono infilato in una Ferrari ad un evento in cui era presente Jean Todt (ex AD della Ferrari e direttore generale della stessa scuderia di Formula 1- n.d.r.) perché volevo guidarla. L’unica cosa che ho rivisto è che nella realtà ero con mia mamma, mentre nel pezzo dico che sono con papà…
Questo è uno dei tanti spaccati della mia vita che ho proposto in questo pezzo e, più in generale, nell’album.

Nel contesto odierno del rap italiano dove ti collochi?

Ho 32 anni e non ritengo di far parte della corrente attuale. Mi piace ribadire il concetto, espresso anche da altri, che: “solo chi non viene dalla strada se ne vanta”.
Vorrei che la mia musica non venisse accostata al filone trap, io non sono un artista trap, e ti dico che vorrei anche togliermi i tattoo che ho sulla faccia perché all’interno di questo contesto attuale hanno già perso il loro reale significato (leggi “Perché i rapper italiani si stanno tatuando la faccia?” – n.d.r.).
Musicalmente parlando vengo chiaramente da un contesto rap poi, per quanto mi riguarda, sono un ragazzo cresciuto davanti alla televisione tra la fine degli anni ’80 e i primi ’90. La TV in quegli anni era la Televisione italiana e c’era quasi solo quello quindi sono stato fortemente influenzato da quei programmi, quegli spot pubblicitari, quei jingle pubblicitari, quell’immaginario in generale.
Io poi vengo da un quartiere popolare della provincia! Anche solo leggendo i titoli dei pezzi, da “Pac Man” a “Supercar”, questa mia influenza risulta facilmente identificabile.

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A questo punto ti chiedo qual è il valore aggiunto che ti distingue dai competitor?

Io faccio rap, che nel contesto di oggi è il nuovo pop. Io metto parole in rima e cerco di esprimere dei concetti anche attraverso l’utilizzo delle formule classiche del rap come le punchline, che sono un elemento che attualmente pochi fanno o riescono a fare. Mi piacciono gli incastri e i doppi significati delle parole inserite in un determinato tipo di testo.
Su questi elementi mi applico e credo che nella mia musica si senta e che questo mi differenzi sostanzialmente dalla “new wave” trap italiana.
La tecnica per me rimane importante e credo di cavarmela ancora bene.
In realtà ritengo che ci sia stata una involuzione da parte della nuova scena in generale, perché io sto proseguendo dritto sulla mia strada, ma dopotutto la musica fatta da un ventenne dev’essere così e non può essere altrimenti. A ventanni anch’io ti raccontavo che stavo bene, avevo i soldi e le tipe…
Il problema di fondo sta nel fatto che persone più grandi come gli stessi artisti over 30 ma anche la critica, danno credito a questa cosa e la riconoscono come una cosa figa solo per ampliare il proprio pubblico e fare qualche numero in più, quando invece dovrebbe essere solo la qualità a essere il fattore determinante per riconoscere la musica valida da quella meno.
Detto questo la nuova “wave” fa bene a fare quello che fa. Qualcosa di interessante è anche uscito, soprattutto a livello di sonorità che hanno completamente rivoluzionato la realtà precedente!
Per quel che mi riguarda c’è bisogno di schierarsi e far capire cos’è il rap fatto bene, un freestyle fatto. È importante!
Nel nuovo episodio di Real Talk, sono stato ospite di Bosca e Kuma e spero di averlo dimostrato.In chiusura, segnalo che Highsnob sarà impegnato nel “Bi popular Instore Tour”. La prima data è il doppio appuntamento di venerdì 27 prima a Varese presso Varese dischi e poi a Milano presso il Mondadori Megastore di Via Marghera. Poi a proseguire sabato 28 aprile a Bologna presso il Mondadori Bookstore di Via Massimo d’azeglio, domenica 29 Torino presso il Mondadori Bookstore di Via Monte di pietà, mercoledì 2 Firenze presso la Galleria del disco, venerdì 4 Napoli presso il Mondadori Bookstore di via Piazza Vanvitelli 10, sabato 5Roma presso la discoteca laziale e infine lunedì 7 maggio a Genova presso la Feltrinelli di via Ceccardi.

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