
Qualche mese fa lessi un’intervista fatta a Pula+, nel periodo in cui dichiarò la sua scelta di appendere il microfono al chiodo. Come di mia consuetudine quando leggo qualcosa di un artista che mi piace, aprii Spotify e misi come colonna sonora della lettura uno dei suoi dischi. Istintivamente cercaii il disco Di Niente E Di Nessuno, partendo dalla traccia Uomini a metà (la mia preferita del suo repertorio), ed arrivai alla title track: uno splendido brano in collaborazione con Fabri Fibra, nel quale il Fibroga inizia la strofa con le parole “ascolto Quorum“.
Da lì, l’illuminazione: da quanto non ascolto quella piccola chicca di Quorum, il web-album che Fibra ha regalato ai suoi fan attraverso il proprio sito ufficiale prima dell’uscita del disco Controcultura? Ma, soprattutto… perché non mi ricordavo della sua esistenza?
Alla ricerca del disco perduto di Fabri Fibra
Inizio il back in the days per questa nuova puntata di Rewind cercandolo su Spotify, ma, come immaginavo, non ce n’è traccia. Passo allora a YouTube, in cui trovo una playlist che lo racchiude per intero e che, leggendo i commenti (o meglio, non leggendo commenti più recenti di 2 anni), mi da una conferma: non sono l’unico ad essermi dimenticato di questo lavoro. A quanto pare nemmeno l’artista, visto che l’unico modo di reperirlo era dal suo sito ufficiale, ma il link non è più attivo e non compare tra gli album.
Un disco caduto nel dimenticatoio ma che avrebbe meritato molta più fama di quella che ha avuto e, probabilmente, più considerazione da parte di chi l’ha scritto e prodotto (considerando che risulta essere quasi introvabile anche solo su internet). Andiamo quindi a togliere un po’ di questa fastidiosa polvere che si è sedimentata con gli anni e riscopriamo insieme questa piccola perla.
Il lato oscuro del successo
Il disco inizia con spezzoni di presentatori che parlano dell’artista ai tempi dell’uscita di Tradimento, il primo disco sotto major, seguiti dalla title track, probabilmente il più bel pezzo del disco. Qui troviamo un Fibra messo a nudo che fa delle vere e proprie dichiarazioni sul suo percorso artistico come «Faccio un peggioramento e vendo per magia» oppure «ho una pessima immagine e mi è convenuto». Una traccia densa di contenuti e stranamente lineare rispetto al Fibra a cui siamo abituati oggi – piccola chicca: il ritornello è ripreso dalla canzone dello stesso Fabri Fibra assieme a Dj Lato Appena chiami dell’ep Lato & Fabri Fibra.
Questo del lato oscuro del successo è un argomento che permea un po’ in tutto il disco e che torna anche in Mille domande, in cui dice «Una mattina mi sono svegliato/con davanti un uomo incappucciato/che voleva la mia anima/in cambio lui mi avrebbe dato la fama e il successo/ed io tutto eccitato ho accettato». Oppure, ancora, nel ritornello di Commerciale con la provocazione «ma non torni più indietro una volta commerciale».
L’esigenza di esprimersi
Il marchio distintivo del rapper marchigiano, quindi, rimane: se deve dire una cosa la dice, che sia contro qualcun’altro o contro sè stesso.
In questo album ha, però, qualcosa di diverso dal Fibra che insultava tutti in Mr Simpatia perché voleva fare casino e farsi notare (come ha dichiarato lui stesso nell’intervista per STO) o da quello di Fenomeno, in cui la sua sincerità assume una piega più intimista – raggiungendo l’apice con le canzoni/sfoghi verso Nesli (ndr il fratello) e la madre.
In Quorum dice semplicemente quello che pensa e lo fa molto lucidamente, senza fronzoli. È un album semplice, dove semplice non è però sinonimo di facile.
Probabilmente, ipotizziamo, ha influito il fatto che questo non fosse un lavoro ufficiale vero e proprio, ma un album il cui scopo sarebbe stato quello di essere regalato e di a fare promozione a Controcultura, il disco che sarebbe uscito da lì a poco. Questo ha permesso il venirsi a creare di una situazione senza le normali pressioni che si sviluppano nella scrittura di un album, senza il bisogno a tutti i costi di avere la hit estiva, il brano di lancio e la ballad, come normalmente avviene. È il lavoro di Fibra in cui, più di tutti, l’unica esigenza che si percepisce è quella di volersi esprimere e dire qualcosa, al di fuori delle logiche che bisogna rispettare per lavorare in questo settore, perché questo sono gli artisti: dei lavoratori.
È come se Fabri Fibra fosse un artigiano che intaglia il legno e facesse delle bellissime sculture in legno: viene da sè che, per quanto l’amore e la passione per il proprio lavoro siano grandi, un pensiero a chi quelle sculture le deve comprare cade sempre, ipotizzando se quello stile, quelle forme o quel modo di incidere, possano essere o meno di gradimento. In questa similitudine, questo web album è, invece, un tronco che viene intagliato solo perché se ne ha il tempo e la voglia di farlo.
Quorum e la trasgressione ragionata
Quorum è un album che mette il proprio focus sui contenuti e che oggi, in un periodo in cui è invece l’estetica musicale a fare da padrone – con basi coinvolgenti ed un flow che viene solitamente costruito in funzione della base, per dare enfasi alla musicalità del tutto, spesso sacrificando il testo – appare essere in totale controtendenza rispetto al panorama attuale. Capita sempre più spesso di ascoltare artisti con un suono coinvolgente, a volte incredibile, ma dei quali, anche dopo centinaia di ascolti, non ti ricordi neanche una parola.
Non esiste un approccio migliore o peggiore, ma sicuramente il percorso di, come mi piace chiamarlo, trasgressione ragionata intrapreso da Fabri Fibra in questo album ci piace molto. Trasgressivi sì, ma facendolo con testa, in modo molto diverso per esempio da Mr. Simpatia. È un lavoro nel quale l’artista riflette sulla libertà che si dovrebbe avere nella musica. Liberi a tal punto di poter dire «piscio sull’Arcuri, cago sulla Barale»: perché l’arte (e quindi anche la musica) è anche questo. Senza che venga messa una museruola, come, invece, è avvenuto nel brano in collaborazione con Dargen D’Amico Nel mio disco (da cui è tratta la citazione di poco fa), censurata nella versione YouTube dopo la denuncia fatta dalle due showgirl.
Conclusioni
Detto questo, è un album del quale davvero non si salta una traccia. Il fatto stesso di ricordarmi a memoria quasi ogni brano, nonostante non lo riascoltassi da anni, ne è la conferma, facendomi sentire un po’ stupido al pensiero di essermelo perso via col tempo: speriamo anche Fibra si ricordi di questo disco, prima o poi, valorizzandolo come si meriterebbe.
PS: abbiamo anche un’altra speranza come sogno nel cassetto: ci manca il Fibra del «di Dargen D’Amico son più fan che amico» (citando “Nel mio disco”) e lo rivorremmo. Noi continuiamo a incrociare le dita. Magari… un giorno…