SWIMMING, l’ultimo album di Mac Miller, è un vero e proprio testamento artistico uscito poco prima della sua tragica dipartita lo scorso Settembre.
Sarebbe ingiusto nei confronti di Mac soffermarsi e dilungarsi sulle cause della sua morte, trascurando e mettendo in ombra quello che è un vero e proprio gioiellino. SWIMMING è uno di quei lavori che nasce da un tumulto personale, da una serie di errori e inevitabili conseguenze. Un album che utilizzerei per descrivere la teoria del trial&error: bisogna fare qualche cazzata e toccare il fondo per poter risalire.
Durante tutto il corso della sua carriera Malcolm Mccormick ha combattuto strenuamente contro una serie di dipendenze, alcolici e stupefacenti su tutti, riuscendo a trovare un equilibrio solamente durante la stesura di questo suo ultimo lavoro. Un equilibrio labile, come dimostrato a più riprese durante gli anni, costellato da alti e bassi. SWIMMING rappresenta la voglia di non affogare in un mare di inquietudini e problemi, perchè quando si arriva a toccare il fondale e non si riesce più a risalire, l’unico modo per governare le proprie ansie e paure è cominciare a nuotare.
L’ALBUM IN VOTI
Instrumental: 8.5/10
Avendo alle spalle un passato da producer, e avendo affinato il sound derivato da The Divine Feminine, SWIMMING risulta un disco coeso e dalla direzione sonora ben precisa. La ricerca del groove diventa quasi ossessiva, e grazie alla collaborazione con musicisti del calibro di Thundercat, Jon Brion, John Mayer e Steve Lacy Miller è riuscito a creare una perfetta sinergia tra rap, funk e neo-soul. Risaltano, ad esempio, nella tracklist pezzi come Ladders e What’s The Use, che fanno della bassline e del piglio funky le loro maggiori doti. Nonostante il tappeto sonoro coeso e di enorme qualità, che regala ben più di qualche groove avvincente, non mancano alcuni passi falsi come Perfecto e Wings. Non dando esse nessun contributo alla narrativa dell’album, non fanno altro che allungare il playtime del disco portandolo quasi verso l’ora complessiva di durata. Questo ovviamente rende più difficoltoso percorrere le vicende di Mac Miller tutte d’un fiato, rendendo quasi necessario suddividere il disco in vari ascolti in modo da diluire l’esperienza per poterlo apprezzare appieno.
Lyrics & Skills: 7.5/10
Pur rimanendo molto semplici nella stesura, e avulse da qualsiasi tipo di tecnicismo esasperato, le lyrics presenti all’interno del disco risultano incredibilmente ciniche e accorate, descrivendo dettagliatamente le varie sensazioni provate dall’artista nei vari momenti che lo attraversano. Nonostante la pesantezza generale delle tematiche affrontate (la dipendenza dalle sostanze, il rehab forzato, l’amore, la depressione e la sensazione estenuante di essere sempre sul filo del rasoio), SWIMMING emana un’aura di ben altro tenore rispetto a quanto raccontato: un’aura intensa e splendente che si fa largo nel buio delle tenebre. Un disco che avrebbe dovuto rappresentare una vera e propria rinascita sia artistica che personale, uno slancio in avanti per poter uscire definitivamente dal baratro. La semplificazione dei testi inoltre risulta essere, oltre che un pregio per la sua capacità di intrattenere sin dal primo ascolto, un’arma a doppio taglio per il rapper di Pittsburgh che rischia in questo modo di scivolare nella banalità in alcune occasioni.
Style: 8/10
SWIMMING è album dallo stile ben preciso e diretto, riconoscibile sin dalla prima nota o dal primo arpeggio: fresco, dinamico e coinvolgente. Un prodotto stilisticamente pressochè impeccabile. Una scelta coraggiosa e controtendenza quella di Mac Miller, che non fa altro che accrescere il valore finale di un disco che si ritaglia, di diritto, il suo spazio tra i migliori lavori dell’anno.
Artwork & Visual
My head up in the clouds but my feet be on the pavement – Conversation Pt.1
Come nelle migliori tradizioni, artwork e prodotto finale viaggiano all’unisono rafforzando il messaggio comunicato all’interno dell’album. Malcolm viene raffigurato seduto per terra ad occhi chiusi e con alle spalle, poco sopra di lui, un piccolo oblò al cui interno viene riflesso un minuscolo spaccato di cielo. Nonostante la testa perennemente tra le nuvole Mac si trova con i piedi ben saldi per terra.Sul versante visual, invece, segnaliamo il video di Self Care che ad oggi risulta essere l’unico. Durante i quasi sei minuti che lo compongono viene egregiamente riprodotto tutto il tumulto interiore di cui è intriso il brano raffigurato. A dispetto della sua apparente semplicità si sposa perfettamente con le tematiche affrontate (depressione e conseguente viaggio attraverso l’oblio) rendendo il tutto ancora più laconico e opprimente.
VOTO FINALE
SWIMMING è, senza alcun dubbio, tra i prodotti più interessanti dell’anno: stilisticamente impeccabile ed eccelso a livello sonoro, nonostante qualche piccola indecisione sulla stesura dei testi e una durata finale non delle più agevoli rimane a conti fatti un lavoro di pregevolissima fattura. L’apice artistico di un ragazzo che, avendo trovato la quadra del cerchio solamente negli ultimi anni, aveva ancora tanto da dare. Un album che durante l’ascolto lascia l’amaro in bocca per quello che sarebbe potuto venire dopo ma che purtroppo non scopriremo mai.