Gipsy Prince è il nuovo album del rapper catanese L’Elfo, pubblicato il 16 novembre. Il disco è stato interamente prodotto da Funkyman e vanta collaborazioni del calibro di Inoki, Madman, Egreen e MRB. Gipsy Prince è un viaggio all’interno dell’animo tormentato di L’Elfo, alternandosi tra stati d’ansia e consapevolezza. Con l’uscita di questo album abbiamo preso la palla al balzo e abbiamo contattato L’Elfo per una chiacchierata.
Il tuo nuovo album si chiama Gipsy Prince e, guardando l’artwork, è subito evidente una dicotomia intuibile già dal titolo. Nella cover è rappresentato un bambino che si divide, in modo netto, tra il bene ed il male. Raccontaci com’è nato questo concept.
Sono sempre stato altalenante, anche negli stati d’animo. Quindi per me arrivare a sviluppare un concept come quello di Gipsy Prince è stato molto istintivo. Da sempre il mio essere si è riversato nella musica, e proprio da questa caratteristica nascono sia i pezzi carichi di ignoranza che le poesie.
Questa dicotomia è evidente anche ascoltando le canzoni che compongono il progetto. Si passa da testi introspettivi a testi da battaglia pieni di autocelebrazione e barre pregne di ignoranza. Come ti approcci a questi due stili diversi di scrittura? Quale tipologia di brani, tra questi, riesci a scrivere più facilmente?
Come ti ho anticipato prima, mi trovo a mio agio in entrambe le scritture. In base al mio stato d’animo riesco perfettamente ad adattarmi a quello che voglio scrivere, al beat del momento.
Nel brano Cromato dici che il tuo successo è stato rimanere te stesso. Quanto è difficile oggigiorno rimanere sempre veri e non cedere all’alterego che inevitabilmente si viene a creare?
Sì in Cromato dico che il mio successo è stato rimanere me stesso. Io capisco che nel mondo degli artisti spesso l’ego possa sovrastare l’artista. Ma il mio “personaggio” sono sempre io, L’Elfo non ha delle differenze da Luca. Un giorno posso sentirmi il capo del mondo mentre l’altro posso cadere in depressione e non voler neanche uscire di casa, impegnato a far i conti con me stesso. Sia L’Elfo che Luca ha degli sbalzi emotivi e proprio per questo non vedo differenza nell’approccio. Se oggi posso dire di avere un pubblico affezionato è proprio perché i fan riescono a percepire questo.
Con i social che fanno da collante tra i fan e gli artisti, vedo sempre meno la gente uscire dal proprio personaggio. Qual è il tuo rapporto con i social network?
Partiamo dal fatto che io non sono cresciuto con i social, la mia adolescenza non era composta minimamente dai social. Avevo a stento il telefono per farmi chiamare da mia madre se facevo tardi. I social per me rappresentano una novità che ho conosciuto quando ero già grande, una novità che però mi diverte. Ne riconosco l’utilità lavorativa. Con i fans mi approccio sui social normalmente, non mi pongo limiti, sono molto spontaneo anche in questo.
Tu sei nato e vivi a Catania ed essendo anche io siciliano, conosco bene la difficoltà dei siciliani ad emergere a livello nazionale, soprattutto nel campo della discografia. Hai mai pensato di lasciare la tua isola per andare dove si possono avere più chance?
Questa frase è stata il mio tormento per anni e anni, anche quando non facevo neanche freestyle o lo facevo da pochissimo. È una vita intera che sono tormentato da “Vattene a Milano”. Principalmente ho valutato nella mia vita di salire a Milano, però sai, ci sono diversi punti che mi hanno sempre lasciato perplesso. Per prima cosa io non vengo da una famiglia che mi ha cresciuto come un bambino viziato, pieno di soldi. La mia famiglia non è quella dei figli di papà che puoi trovare oggi, dunque tra gli “ostacoli” c’era anche una difficoltà economica. Ma soprattutto mi chiedevo per quale motivo io dovessi abbandonare la mia terra: io qua, tolta la carriera, ho una famiglia, amici, gente a cui voglio bene e nella mia follia voglio prendermi cura di loro. Non sono il ragazzetto che ha avuto sempre “il culo pieno” anzi tutt’altro.
In Gipsy Prince alterni testi in italiano ed in catanese. Non temi che quest’ultimi possano essere un ostacolo per chi non capisce il tuo dialetto?
Gipsy Prince ha due tracce in dialetto catanese, Aiphone e Carusi do sud. Indubbiamente rappare in dialetto per me è stata una svolta, il marchio di fabbrica che mi ha aperto le porte ad un pubblico più vasto. Non mi preoccupa che gli altri non capiscano ciò che dico, perché se ci pensi, per anni noi abbiamo ascoltato le canzoni americane senza mai preoccuparci del loro significato, sì ogni tanto potevi andarti a cercare la traduzione ma era una cosa già rara, non di primo impatto. Quindi non mi spaventa rappare in dialetto, ma non lo vedo come mio punto di forza lo vedo semplicemente come una skills in più. Mi reputo forte sia in dialetto che in italiano.
Il disco è interamente prodotto da Funkyman. Raccontaci com’è nata questa collaborazione e come avete lavorato al progetto.
Con Funkyman il rapporto si è creato spontaneamente, come spesso capita in questo ambiente. Ricordo che all’inizio del 2017, io ancora non avevo un rapporto stretto con lui, lo conoscevo ma non eravamo amici. Funky mi aveva proposto di rappare su un suo beat, io ero entusiasta da questa proposta dalla quale poi è nata la canzone Principe che ha inaugurato la nostra amicizia. Ho trovato in lui una persona molto professionale, forse uno dei pochissimi che in questa città riesce a stare al mio passo. Non sono facile da gestire come flusso artistico, come follia e Funkyman riesce comunque a stare al mio passo e ad essere sempre professionale.
Disturbato credo sia il testo più introspettivo dell’intero disco. Un flusso di coscienza in cui L’Elfo lascia il posto a Luca, il quale si espone, si mette a nudo e usa la scrittura come catarsi. Da cosa è scaturito il bisogno di scrivere questa canzone?
Disturbato è forse la traccia scritta da Luca, più di tutte. Non c’è una differenza tra Luca e L’Elfo: i miei sbalzi di umore fanno di me l’artista che sono, tutto qui. Non è neanche la prima volta che scrivo testi così profondi. Sicuramente c’è una crescita artistica, il tempo passa e cresco anch’io. Ma il mio approccio è sempre stato questo, dal giorno 0.
Qual è l’obiettivo che ti sei prefissato di raggiungere con questo progetto musicale?
A livello personale il mio obiettivo è di fare capolavori. Quando scrivo io metto tutto me stesso perché voglio trasmettere tutte le mie sensazioni, tutta la mia bravura, tutto ciò che riguarda il mondo del rap e il mondo della canzone a 360 gradi. Per il resto non ho un vero e proprio obiettivo, l’unica cosa che chiaramente voglio è lavorare con la mia passione. Ad oggi posso definirlo propriamente il mio lavoro e voglio portarlo ad un livello stellare. L’ambizione nella vita serve ma l’importante è rimanere con i piedi per terra senza mai dimenticare le proprie capacità.
Capitolo live. Ti ho visto live in diverse occasioni e posso affermare con molta sincerità che se calchi un palco lo devasti. Porterai in giro per l’Italia il tuo nuovo disco? Dobbiamo aspettarci elementi nuovi nel tuo show rispetto al passato?
Chiaramente il mio obiettivo è portale Gipsy Prince su più palchi possibili in tutta Italia, vorrei portare la Sicilia fisicamente, non solo con i numeri e gli ascolti perché ci siamo già riusciti, proprio girare l’Italia per far vedere questo disco live cosa può combinare. Riconosco di aver avuto una crescita artistica da un po’ di anni, percepisco anch’io di aver molta più sicurezza e quindi credo che ormai si possa andare solo migliorare. Posso fare molto di più, sono solo all’inizio. Sarà solo il tempo a costruire ciò.