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Recensione

Meek Mill e la rivincita del campione

Meek Mill Championships

Non dev’essere stato semplice essere Meek Mill nell’ultimo anno, ma forse nemmeno essere Robert Rihmeek William per tutta la vita.

L’ennesimo arresto, la detenzione in carcere, le parole al vetriolo contro il “sistema”, la difesa e il supporto da parte di molti a forza di #freemeekmill, il rilascio dalla prigione e adesso il suo quarto album. Una scelta di grande significato, la chiusura (si spera) di un cerchio che gli possa regalare il posto certificato nel rap USA. Quello nel cuore del Re dell’NBA moderna, Lebron James, c’è già.Championships è un album che arriva subito. Partendo dal solito grande intro e scorrendo via nelle 19 tracce si capisce il messaggio di Meek Mill. Le deviazioni in questo suo fiume in piena sono quasi scontate, ampiamente aspettate conoscendo i precedenti lavori del rapper di Philadelphia. R&B fatto così così e collaborazioni latineggianti a rapporto!

Pubblicizzato poco e tardi, il disco è fuori su tutte le piattaforme digitali con merch disponibile sul suo sito ufficiale.

L’ALBUM IN VOTI

Instrumental: 7.5/10

L’album suona davvero bene, merito soprattutto di chi ha collaborato per creare la musicalità del progetto: il fedele Papamitrou, Don Cannon dall’alto della sua esperienza e chi cavalca la cresta dell’onda come Wheezy e Tay Keith (autore di un beat magistrale in Tic Tac Toe). Non tutto è originalissimo come la scelta super di inserire il campione di Phil Collins nell’intro (dal nome Intro), ma nel complesso c’è un’ottima armonia che si sposa bene con il suo modo di fare rap. Bassi potenti, parecchi campioni e qualche chitarrino qua e là. Anche i pezzi latini non sono proprio banalissimi e si mantengono su un certo standard di coerenza.

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Lyrics & Skills: 8/10

Ci si sarebbe potuti aspettare, dopo le innumerevoli ‘vicissitudini’ legali, un disco che fosse cupo e parlasse solo male di tutto in generale, di quanto costa essere liberi in America e di quanto sia solo colpa degli altri. C’è un po’ di questo, ma c’è anche tanto altro.

Il suo racconto è più gioviale e rispecchia a pieno quello che è il vero sentimento di libertà che prova il rapper. La traccia banger Tic Tac Toe con Kodak Black, il pessimo R&B di Almost Slipped e la più riflessiva Trauma. Non è stata un’occasione sprecata ma una dimostrazione di essere campione.

Menzione negativa per l’essersi fatto coinvolgere nella moda (con 6ix9ine capostipite) di interpellare personaggi come Anuel AA e per aver permesso di pubblicare una strofa di Rick Ross che cito:

<<Screaming “gang gang,” now you wanna rat, Racketeering charges caught him on a tap, Lookin’ for a bond, lawyers wanna tax, Purple hair got them faggots on your back>>.

Carino il diss, ma il resto è davvero un concetto che dovrebbe essere già abbondantemente estirpato nel 2018. Onestamente, tra l’altro, c’è ancora gente che crede a Rick Ross come rapper?

Queste barre sono ancora di più un peccato se invece si ascoltano le perle del maestro Jay Z: 2 minuti e più di strofone. Denso, devastante e rappato a suo modo.

<<No red hat, don’t Michael and Prince me and ‘Ye/They separate you when you got Michael and Prince’s DNA, uh/I ain’t one of these house niggas you bought/My house like a resort, my house bigger than yours/My spou- (c’mon, man)/My route better, of course/We started without food in our mouth/They gave us pork and pig intestines/Shit you discarded that we ingested, we made the project a wave/You came back, reinvested and gentrified it>>.

Piccolo esempio.Il suo flow e il suo modo di stare sulla base è ben noto, poi. Quasi urla, entra senza chiedere il permesso nei padiglioni e sei lì che ti ritrovi con la faccia truce ad ascoltare ogni singola parola. È anche vero che, alla lunga, il suo modo di fare può stancare. Un compromesso da accettare volentieri.

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Style: 7/10

Super riconoscibile. Chiunque bazzichi il rap made in USA non ha alcuna difficoltà a identificare il rapper della Pennsylvania. Una certezza che dura ormai da quasi 15 anni e che si è fatta avanti anche a forza di mixtape, come quelli veri. Questo disco rappresenta tanto Meek Mill, forse più di tutti, e ne restituisce la sua figura con pregi e difetti.

Artwork & Visual

Molta sostanza e non troppa forma caratterizzano la copertina di Championships: il suo volto in secondo piano avvolto dai famosi ‘confetti’ americani. Anche i singoli usciti prima della release dell’album non hanno una grande ricercatezza dal punto di vista video: musica che scorre su sfondo fisso. Qualcosa è, però, lecito aspettarsi in futuro.

VOTO FINALE: 7.5/10

Non dev’essere stato semplice essere Meek Mill nell’ultimo anno, ma forse nemmeno essere Robert Rihmeek William per tutta la vita. Championships può essere qualcosa di più che un album, ce l’auguriamo.

Conosci meglio

Appassionato di Rap made in USA in maniera enciclopedica, seguo con attenzione tutta la scena europea. Scrivo per darvi dei consigli.
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