
C’è stato un periodo, nella vita di ognuno di noi, in cui la giornata si divideva in modo decisamente settoriale ed abituale, stile catena di montaggio: mi riferisco al periodo dell’adolescenza. Gli anni in cui non si avevano pensieri, tutto era più allegro e spensierato e non dovevi rendere conto a nessuno di ciò che ti passava per la testa. La prima parte della giornata la si spendeva a scuola, mentre la seconda veniva dedicata allo studio (per la maggior parte dei ragazzi, io non ero tra quelli, purtroppo o per fortuna…), col pranzo a scandire la fine dell’una e l’inizio dell’altra.
Tra i milioni di bambini che tornavano da scuola a cavallo tra i ’90 e i 2000, il pranzo diventava un momento molto atteso, in primis perché ti liberavi dalle catene oppressive del sistema scolastico (anche se solo per poche ore), in secundis, col pasto arrivava anche l’immancabile accompagnamento ludico: i cartoni animati! E se sei nato come me nella prima metà degli anni ’90, c’era solo un cartone animato che poteva farti compagnia tra un piatto di pasta ed un buon secondo: quella famiglia di cinque persone stramba e disfunzionale, gialla e dissacrante, tanto sui generis quanto affascinante, I Simpson.
Una serie iconica
Vorrei presentarvi i Simpson, ma penso sia totalmente superfluo ed inutile: anche i sassi sanno di cosa stiamo parlando. Per la generazione nata nei ’90, Marge e Homer, Bart e Lisa e la piccola Maggie sono stati ben più di un accompagnamento pomeridiano, sono stati una sorta di way of life, tanto da sapere poi ad anni di distanza interi episodi a memoria; battute che sono diventate catch phrases immortali (dal tizio incognito al signor Smith, fino alla gita ad Albuquerque), personaggi che rimarranno nel tempo. E stiamo comunque parlando di una serie giunta alla sua TRENTESIMA stagione – nonostante il livello e l’originalità degli episodi siano, per ovvi motivi dopo più di SEICENTO episodi, colati a picco – una comedy che può tranquillamente schierarsi affianco alle immortali di genere (tanto per citarne un paio, Friends e Scrubs, o facendo un passo avanti nel tempo How I Met Your Mother).
Libri e saggi di filosofia si sono scritti su questo pezzo di storia contemporanea, segnando un’epoca della nostra vita, ma ripensandoci anni dopo sono giunto alla conclusione che, oltre ad intrattenermi per quei 20 minuti e spicci ad episodio, i musi gialli residenti a Springfield (non si sa ancora in quale stato sia situata la fittizia cittadina, visto che ne esistono ben cinque negli USA) mi abbiano anche fortemente avvicinato al mondo della musica.
Pranksta Rap, o come Bart sia diventato Marshall Mathers
Le guest stars musicali, in oltre trent’anni di apparizioni televisive, non si contano più. Ognuno ha avuto una presenza memorabile ed ha marchiato lo show prendendosi (molto) poco sul serio, e posso candidamente ammettere che certe comparsate si sono impresse in modo indelebile nella mia mente, tant’è che ad oggi, al risentire determinate canzoni, la mia mente associa in tempo zero la stessa ai frames della puntata simpsoniana.
Uno dei primi episodi a sfondo musicale che io ricordi – e chissà che poi non mi abbia effettivamente segnato per il futuro, visto che mi trovo spesso e volentieri a scrivere ed ascoltare hip-hop… – vede Bart disobbedire ai genitori per andare a vedere un evento rap (chissà quante volte è successo anche a voi, mentre al giorno d’oggi al concerto rap i ragazzini sono accompagnati dai propri genitori…) presentato da Alcatraaz (una parodia molto poco velata di Ludacris).Bart viene sfidato a colpi di rime dall’headliner della serata e, nonostante inizialmente balbetti al mic (come accadeva al B-Rabbit impersonato da Eminem in 8 Mile), abbandonata l’emozione risponde colpo su colpo con un crescendo finale in cui il suo obiettivo è il padre. Rientrando a casa su un hammer viene affiancato da una limo su cui si trova 50 Cent che, informato della performance del ragazzino, gli dispensa questo piccola perla di saggezza:
“The more you know, the further you go. And that’s one to grow on… Does that count as community service?”
Tra Gatsby e Jigga, Burns rimane sul lastrico
Un ideale “sequel” di quella puntata (giusto per la cronaca, eravamo alla stagione 16, la bellezza di quattordici anni fa) ci è stato regalato da Matt Selman ed Al Jean un paio di anni addietro. Come ben sapete, la famiglia Simpson non disdegna nemmeno di prendere come modelli di riferimento i vari film da botteghino usciti nel corso degli anni (ricordiamo parodie memorabili de Il Padrino, Batman, Arancia Meccanica, o i classici horror con Treehouse of horror, lo special che va in onda ad ogni Halloween). E perché non prendere spunto da The Great Gatsby, il celebre film diretto da Baz Luhrmann ed interpretato da Di Caprio (per rinfrescarvi la memoria, qui l’approfondimento a proposito)?
È il signor Burns l’esatto opposto di Gatsby, con delle feste cui non partecipa nessuno… Fino a quando non nota che il suo dirimpettaio di villa, come il Jay del film, ad animare tutta la baia con musica, luci ed un mare di persone. Il proprietario, un noto artista hip-hop, guarda caso prende il nome di Jay G…
Simply, a rap episode
Come avrete immaginato già dal nome, il magnate pieno di soldi è ispirato molto poco velatamente a Mr. Carter Jay-Z. Ma le convergenze col mondo dell’hip-hop non terminano qui, perché in questo episodio trovano un cameo anche parecchie note star della scena USA: parliamo di RZA, Snoop Dogg e Common, chiamati a rappare in un pezzo per ridare lustro (e patrimonio) al signor Burns.
Un episodio che fece subito scalpore quando fu annunciato, e che dopo la messa in onda resterà sicuramente nella memoria degli appassionati di genere, anche solo per aver visto i loro beniamini nella celebre Springfield.
Da grandi guests derivano memorabili puntate (forse…)
La lista di puntate iconiche, memorabili, che difficilmente dimenticherete se siete appassionati di questa serie (anche se definirla serie molte volte mi pare riduttivo…) è lunghissima. Tra i fans più sfegatati ormai è assodato che dalla ventesima stagione in poi la qualità e l’originalità di ogni episodio sia vertiginosamente calata, ma per chi ha vissuto la prima metà si fa una fatica enorme a classificare gli episodi preferiti.
Episodi che hanno visto apparire decine di guest stars, e che ognuna di queste ci ha dato qualcosa.
Vi ricordate ad esempio quando Homer, ancora all’università e mollato da Marge, allestì una band, chiamata SADGASM, che faceva dei testi malinconici e depressi il loro cavallo di battaglia? Non si può non cogliere il paragone ai Nirvana ed al loro leader, Kurt Cobain (che nell’episodio viene chiamato dal fantomatico cugino Marvin per dirgli di prendere spunto, che quella sarà la musica del futuro!). Anche Homer scioglierà la band e si chiuderà dentro quattro mura con delle siringhe che Marge ritiene possano essere piene di eroina, ma che invece contenevano… frappuccino! Capita anche che, oltre ad essere motivo di separazione, nei Simpson la musica sia anche pretesto per riconciliarsi (proprio come nella vita reale…). E così, in un vecchio episodio di parecchi anni fa, la vecchia Springfield si trova divisa in due fazioni a causa di un nuovo prefisso telefonico. Le due parti della città sono separate da un muro di immondizia, che verrà sgretolato solo grazie all’apparizione dei The Who, che coi loro bassi e le loro chitarre, al ritmo di “Won’t Get Fooled Again” abbatteranno il muro per riunire tutti gli abitanti.
Springfield levels up
Possiamo quindi affermare con certezza che l’apparire nella versione gialla di sé stessi rappresenta l’aver raggiunto quello stato di living icon fino alla fine dei tempi. Persino la comparsa di una popstar di livello planetario come Lady Gaga diede ulteriore lustro alla sua immagine (nonostante poi l’episodio in questione, Lisa Goes Gaga, sia ritenuto quasi all’unanimità il peggiore in assoluto nella storia della comedy), come se ce ne fosse bisogno!
Chi, per esempio, non ha mai sognato di “andare a rockeggiare” ad un camp rock i cui insegnanti sono superstar del calibro di Lenny Kravitz, Elvis Costello, o il duo dei Rolling Stones Mick Jagger & Keith Richards?
O, se aveste vinto alla lotteria un milione di dollari, non pretendereste una versione live solo per voi stessi di Viva la vida cantata in persona da Chris Martin?Sì ragazzi, i Simpson sono stati parte della nostra adolescenza, ed in essi abbiamo riflesso anche parte dei nostri sogni da bambini (come il creare una tua band con gli amici, e che ad insegnarvi a cantare fosse niente meno che Justin Timberlake). E avendoci tenuto compagnia per così tanti anni, è anche normale che persino i nostri gusti musicali siano stati influenzati da questa serie animata da 20′ a puntata!