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Intervista

Speciale Let’s rap about it: Riky

Riky

Lacasadelrap.com ritorna in Sardegna con Let’s rap about it, con una pubblicazione speciale in vista della fine di questo 2018, per cogliere due occasioni: il primo è quello di portare sulla rubrica l’artista consigliatoci da Young Zeep, Riky; il secondo è quello di incoronare il miglior album made in Sardegna del 2018, R2.

In un panorama rap sardo stagnate, fatto per lo più di rap hardcore e trap di basso livello, che vede al mic copie di copie di brutte copie di Salmo e “Ricchi per sempre” che vengono dal parchetto sotto casa di un paesino tranquillissimo, il 18 ottobre la Sardegna ha finalmente trovato il punto da cui ricostruire e farsi valere.

R2 nasce a seguito della partecipazione dell’artista al talent The Voice ma, di questa partecipazione “commerciale”, al suo interno non vi è traccia.

L’album rappresenta il culmine di un percorso intrapreso dal rap sardo durante l’anno, iniziato con Shardana da En?gma, passato attraverso le sperimentazioni di Vado o resto di Ako e anticipato da Ninnos de Rua dei Fratelli Banlieue.

Il progetto è strutturato in modo tale da possedere solidità nel suo complesso lasciando spazio a quelle che possiamo definire “hits” da radio.
Dieci sono i brani che compongono R2 prodotti dal suo amico e collaboratore DJ Sputo.
Le collaborazioni rappresentano le eccellenze del panorama sardo che più si avvicinano allo stile del rapper cagliaritano, Uzi Junkana, Sensei, Kill Mauri e Jim de Banlieue.
Ognuno di questi porta il suo stile all’interno dell’album in maniera impeccabile e inopinabile.

Stilisticamente parlando si susseguono pezzi autocelebrativi a pezzi più lovely, pezzi in cui è la rivalsa a parlare e brani definibili come delle vere e proprie dediche alla vita.

R2, insomma,  si prepara ad essere l’album che segna il passaggio ad una nuova “era” per il rap sardo al pari di TICM del olbiese Salmo.

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Benvenuto su lacasadelrap.com

Ciao ragazzi!!

La tua carriera ti ha fatto girare l’Italia col rap; hai conosciuto diverse dimensioni del mercato musicale e poi sei tornato in Sardegna. A seguito delle tue esperienze, è difficile vendersi in Sardegna rispetto al resto della nazione?

Direi molto difficile, ma non per la geografia, non perché siamo un’isola, semplicemente perché in Sardegna mancano quelle figure professionali che servono a un artista per riuscire ad emergere in un mare di concorrenza; non esiste un management forte per il nostro genere (e forse nemmeno per gli altri), mancano uffici stampa, etichette e altre figure che sono fondamentali per promuovere l’artista e la sua musica.

Cosa ti influenza maggiormente? Ti senti più legato al rap isolano o a quello nazionale/mondiale?

Ascolto pochissimo rap isolano e nazionale, se devo essere sincero.
Sono uno che scrive tanto e voglio evitare di essere influenzato anche inconsciamente dal rap italiano così da poter trovare la mia dimensione.
Detto questo ci sono diversi artisti che apprezzo, ultimamente, per esempio, mi sono ascoltato l’album di Luchè, rapper che stimo molto musicalmente.
Dal punto di vista internazionale mi influenza tantissimo soprattutto il rap americano e francese; Devi sapere che cerco sempre di ascoltare nuova musica, così da collezionare nuove idee su cui lavorare nei miei brani.
Insomma, sono un grande ascoltatore di musica, legato tanto al rap “vecchio” che al “nuovo”.
Non dimentichiamoci però che che una delle cose che più influenza la mia musica è il mio stato d’animo.

Dal punto di vista linguistico quanto la lingua sarda influenza la tua musica?

La mia scrittura, i miei concetti e il mio modo di parlare, più che dal sardo derivano da quell’insieme di atteggiamenti che in Sardegna si hanno nel comunicare, quindi potrai ben capire come la mia zona influisce tantissimo sul mio modo di esprimermi.

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Che rapporto hai con la scrittura in sardo?

Ho un rapporto pessimo, in famiglia non si è mai parlato il sardo e non ho mai acquisito una padronanza tale del mio dialetto da permettermi di riportarla nella mia musica, ci ho provato ma non mi piaccio.

Paragonando l’ambiente musicale sardo a quello nazionale, cosa pensi serva a quello nostrano?

Servono sicuramente più artisti originali e più credito, da parte di chi c’era prima, verso le nuove generazioni, dopo di che, come ho già detto nella prima domanda, mancano i mezzi e le figure professionali.
Non credo che a livello musicale la Sardegna sia inferiore al resto dell’Italia anzi… Probabilmente siamo molto più disuniti di altre realtà come Genova, Roma o Torino e c’è molta più concorrenza tra di noi, questo è sicuramente deleterio.
In anni di musica fatta in Sardegna ho capito che da soli non si và da nessuna parte e che se non impariamo a supportare le nostre realtà e i nostri colleghi meritevoli siamo destinati all’isolamento.

É stato pubblicato da poco più di un mese il tuo ultimo album #R2. Come sta andando?

É il mio album più ascoltato e ha solo due mesi di vita; le copie fisiche sono praticamente sold out e ogni giorno ricevo decine di messaggi di persone che ascoltano la mia musica nella loro vita quotidiana.
Sono contento di questi risultati ma sono anche sicuro che si possono raggiungere obiettivi e risultati molto più alti quindi continuerò a lavorare sodo.

Nel tuo album troviamo collaborazioni solo con artisti isolani. Perché questa scelta?

Ho sempre trovato grandi difficoltà a instaurare rapporti con artisti con cui non mi frequento e che conosco solo musicalmente.
Ho collaborato con persone che ovviamente ritengo forti in quello che fanno ma soprattutto persone che conosco da un po di tempo e con cui mi trovo bene anche fuori dall’ambiente musicale.
Non sono un fan del featuring fatto perché mi serve la promo e soprattutto non mi piace ricevere un no da un artista solo perché non gli incremento i fan.
Inoltre R2 è stato scritto e registrato in un mese e mezzo perché avevo fretta di far uscire musica nuova e, chi conosce i rapper saprà bene che non sono persone “troppo puntuali nelle scadenze”, quindi ho deciso di collaborare con persone più vicine a me.

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Serie A, il tuo ultimo video, è il manifesto di quello che cerco di fare con Let’s rap about it, ossia mostrare che anche il roster sardo merita di essere considerato ,a livello nazionle. Pensi però ci siano pregi che solo l’ambiente sardo possiede o è tutto da rifare?

Ci sono tante cose da rifare ovviamente, prima tra tutte ricostruire una mentalità piena di dogmi e di “si fa così e basta!” di personaggi ormai poco produttivi trasformarsi in opinionisti col new era; come ho già detto la Sardegna e piena di nuove realtà, bisogna solo non snobbarle e bisogna apprezzare anche l’evoluzione di questa musica.
Forse bisognerebbe rieducare il pubblico sardo in generale facendogli conoscere gli artisti di casa nostra e questo lo si fà solo facendoli esibire a eventi di spessore, gli organizzatori del territorio per primi dovrebbero valorizzare gli artisti sardi (cosa che succede raramente). In Serie A il messaggio che ho voluto dare è “ESISTIAMO ANCHE NOI” e sono convinto che Cagliari ha tutte le potenzialità per giocare un campionato di Serie A.

Chi vorresti leggere in questa rubrica dopo di te?

Qualcuno di forte e nuovo che ancora non conosco.

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