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Recensione

Salmo: uno, qualcuno, centomila

Salmo Playlist cover

Dover recensire uno degli album più importanti del 2018 disturba la quiete anche dei più esperti, ma è giusto spendere due parole riguardo l’artista più eclettico dell’attuale (o forse di tutta?!) scena musicale italiana.

Divisa la critica tra chi non apprezza la mancanza dello stile che ha reso l’artista olbiese famoso, l’hardcore; chi continua a dire che manchi qualcosa e chi sia un genio; Playlist è, che piaccia o meno, l’album dell’anno: record di ascolti su Spotify in un solo giorno, campagna marketing che Eelon Mask spostati, featuring azzeccati e, soprattutto, ha trovato la scusa per tutti i masturbatori seriali: mamma sto guardando il video di Salmo!La domanda che mi sono posto è:
Perché, effettivamente, è un album che lascerà un segno?

Lyrics & skills: 8

Semplicissimo, Playlist siamo tutti noi. L’album è strutturato in modo tale che chiunque possa sentirsi tirato in ballo.

Questo sentirsi tirato in ballo si accentua, ma non ne è la ricetta vincente, se hai vissuto anche solo un minimo nell’ambiente che ha dato i natali all’artista. La ricetta vincente sta nel fatto che gran parte delle situazioni, sentimenti, riflessioni e punti di vista che vengono presentati nei pezzi, li possa aver vissuti, come me, il 98% dei ragazzi con una vita sociale media.

Un esempio di ciò è il brano Dispovery Channel e “la carta igienica a tavola come i veri poveri”.
Un aneddoto: nei primi anni di università, partito dal mio paesino, mi ritrovai a Cagliari, la più grande città sarda, pieno di speranze (ah ah ah, povero illuso la vita è una merda e ti ricordo che studi filosofia, cit. la mia coscienza), a vivere da solo. Ricevetti la borsa di studio e iniziai a sentirmi effettivamente ricco, potevo infatti permettermi cose che prima ciao proprio.
Un giorno invito degli amici a cena, c’era alcool a volontà, avevo cucinato uno dei miei piatti migliori ma non avevo tovaglioli.
Utilizzai carta igienica.
Quel giorno tra imbarazzo e risate capii l’importanza dei particolari e che effettivamente un “vero ricco non ha vizi” nemmeno di forma, e per quanto potesse essere una sciocchezza, mi segnò. La ricchezza che provavo era effimera, non serviva a nulla, con soldi o senza non ero diverso.
Morale della favola: Dispovery Channel definisce e ricorda, a chi ancora deve approcciarsi alla vita, che puoi avere tutti i soldi del mondo ma che se sei povero dentro e puoi bere tutte le Corona che vuoi, un povero con stile con una Best Braun dell’Eurospin è più ricco di te.Andiamo avanti e affrontiamo un tema sociale che viene spesso richiamato all’interno del progetto. Attualmente il razzismo (hey tu, perbenista dei miei c*gli*ni che mi dici “non siamo razzisti in Italia, è che non possiamo accoglierli tutti”: f*ttiti) in Italia è a un livello preoccupante, ci troviamo esattamente tra il 1933 e il 1945, dove tutto è colpa di un nemico interno diverso per ragioni religiose/culturali.
Il brano 90min riesce a scalare la classifica affrontando temi assai scomodi. Metà di coloro che commentano i post politici dei rapper scrivendo “fai musica, lascia stare la politica bisogna affondare i barconi”, poi si trova a cantare ridacchiando “razzisti che ascoltano Hip-Hop qualcosa non torna!”.

Con Ho paura di uscire, ci troviamo davanti a una delle situazioni che ho vissuto/vivo il 90% dei giorni che passo a Cagliari. La paura di uscire per trovarmi ubriaco a metà serata, su un cubo di un locale a ballare raggaeton ed esser portato giù da un bodyguard che con aria minacciosa afferma: se risali sei fuori.
È la versione del 2018 del pezzo Didino di Marracash, ma che mantiene una propria originalità.
Un brano fenomenale, su una produzione spettacolare del medesimo artista, divertente, musicale e spensierato che ci permette di apprezzare la dote artistica del rapper capace di passare da lyrics impegnate a più leggere e frizzanti.

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Style: 8

Continuando questo trip tra Playlist e opinioni prettamente personali, passiamo a quei brani assolutamente d’impatto.

Cabriolet è il brano che vede la collaborazione con Sfera Ebbasta sul beat di Salmo e Charlie Charles.
Nessuno si sarebbe mai aspettato che i due artisti avrebbero potuto collaborare, il King della trap e il King dell’hardcore.
Nonostante il brano abbia ricevuto un mare di commenti negativi dal pubblichetto perché “prima Salmo critica Rolling Stone e poi la prima intervista la rilascia a loro, Salmo è un vero incoerente!!!”, si tratta di uno dei brani più ascoltati dell’intero progetto.
La critica di Salmo va inserita in un contesto ben preciso e, a differenza di altri, mi sono sentito positivamente colpito: chiunque scriva in questo ambiente, ha prospettato di finire a scrivere per lavoro sulla nota rivista musicale (un tempo anche io e non mi vergogno a dirlo).
Ma quello che vorrei analizzare è l’altra faccia della medaglia, durante la mia breve carriera coloro che leggono e magari mi scrivono commenti/critiche pensano che chiunque faccia il giornalista, riceva milioni di euro, che lo faccia come lavoro e che sia tutto estremamente wow; non è così per niente.

Tornando all’album appare subito Sparare alla Luna, l’ennesimo colpo di genio, del rapper olbiese che con il video di questo brano diventa il primo artista italiano (non ho idea se qualcun altro lo abbia fatto) a pubblicare su Netflix il video ufficiale di un brano.
L’epicità è il modo migliore per definire brano e video, sul set dell’ultima stagione di Narcos, tra colpi d’arma da fuoco, delinquenza e soprattutto cash.
Sparare alla luna è effettivamente un ottimo prodotto, un pezzo dai suoni caldi e accoglienti, un ritornello cantato dal miglior ritornellaio italiano che ci sta perfettamente e decisamente girl-friendly. Ma si tratta per certo del brano che meno mi ha colpito.

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Arriviamo poi, al mio pezzo preferito, quello che appena ascoltato è partito in loop e che a momenti mi ha fatto saltare in aria il cervello: Stai zitto.
Salmo e Fabri Fibra. Basta ciò a descrivere il pezzo, potete dire ciò che volete ma in questo brano ci sono le due figure che hanno cambiato il rap italiano. Metriche, testi e flow perfetti. Beat che cuce le due voci come il filo che lega due pezzi di seta perfetti.
Spocchia e potere trasudano dal pezzo, che ci fa immaginare i due artisti seduti sul proprio trono a guardare dall’alto in basso e giudicare ogni pedina del rap game.

Instrumental: 8

Tiè rappresenta musicalmente l’intero progetto e l’artista; è l’assolo di un artista a 360° che sa quello che fa, che ha bisogno di dimostrare a se stesso e al pubblico che è capace di scrivere, suonare e produrre.
Tutto ciò, non citando le produzioni curate dallo stesso Salmo, da Neff-U, Stabber, Charlie Charles, Ceri, LowKidd, Anansi, Andrea Sologni, Marco Azara, 2nd Roof, Frenetik & Orang3, ThaSupreme, Lazza, che hanno collaborato alla creazione di un ottimo album che musicalmente, a parer mio, non poteva essere migliore.
Ciò che più stupisce è la presenza di ThaSupreme, la giovane promessa della produzione rap italiana, che con la sua giovane età, tiene testa a maestri della produzione.
Un album dai suoni e dalle idee nuove che non dimentica le origini Hip-Hop dell’artista, tra ciò che fu e ciò che sarà, che lo rendono un ottimo trampolino per il suo futuro.

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Artwork & Visual

Graficamente, Moon Villain (e il bambino che ha consegnato il disegno a Salmo), hanno fatto un ottimo lavoro.
Un ultimo album di cui sarà possibile acquistare la versione fisica che tra versione standard, la versione “rotta a mano” e il vinile si presta ad essere un oggetto di culto: semplice e d’impatto.

Ma non è tutto, gli artwork attorno al progetto rappresentano a pieno lo stile dell’artista, da essere un hardcore elegante che porta un giubbotto di salvataggio a essere una cintura esplosiva in 90min.
La Machete è ormai l’azienda leader nel settore grafico visivo, creando a ogni evenienza vere e proprie opere d’arte per promuovere i propri artisti e anche che questa volta non è stata da meno.
Si pensi all’immaginario creato dal merchandising con magliette e felpe irriverenti che “storpiano” il nome dell’artista.

Conclusione

È un album che si distingue dal panorama italiano attuale e che porta l’ascoltatore verso nuovi orizzonti musicali, visivi e consumistici. Di certo non si tratta dell’album del secolo o dell’album perfetto, ma segna positivamente il percorso dell’artista e, con lui, dell’ascoltatore fedele.

Voglio, in conclusione spezzare una lancia a favore di quest’album: Salmo non sarà più quello di Street drive-in ma i tempi passano e la musica si evolve. Salmo si è evoluto a differenza di tanti artisti, può piacere o meno ma questo ne fa un ottimo artista, capace di adeguarsi ai tempi che corrono e non ristagnare sullo stesso mood all’infinito. Vuoi lo stile di Street drive-in? ascolta il pezzo in loop. È un problema tuo non di Salmo.

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