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Recensione

21 Savage: il meglio di se stessi

21 Savage

“Dam I forgot to drop my album my bad y’all”

Così recitava un tweet del 7 dicembre 2018 di 21 Savage che, in maniera ironica (?), diceva di aver dimenticato di far uscire il suo album da sophomore I am > I was – annunciato varie volte tramite lo stesso social network -. Il senso di beffa è stato tanto, ma ad accompagnarmi nella tristezza c’era stato anche Lonzo Ball (freshman NBA dei LA Lakers, ndr) che ci aveva creduto veramente. Il 21 dicembre, poi finalmente tutto in tiro, il rapper georgiano pubblica l’album su tutte le piattaforme digitali… con una strofa mancante. Dai ancora? Il genio mondiale delle ad libs (21,21,21…) avvisa immediate tutti che:

“Travis verse will be released very soon and your headphones gone blow up”.

Risultato: il 24 dicembre compare anche Out for the night 2 nella tracklist della versione deluxe dell’album appena pubblicato, con Mr. Scott nei feat.Grazie per il piacevole intrattenimento Shayaa, non avrei potuto aspettare oltre, l’album è una gran bella roba. Diretto, senza fronzoli e affrontato con lo spirito giusto.

Se anche voi volete sentirvi un po’ migliori di come eravate, sul sito ufficiale di 21 Savage potete mettere il vostro faccione in copertina. Divertitevi.

L’ALBUM IN VOTI

Instrumental: 7.5/10

La prima traccia segna già un solco profondo e indelebile sulla pelle di chi ascolta: Savage che fluttua su un campione stupendo di I love you degli East of Underground magistralmente montato da DJ Dahi. Una già grande nota di separazione da Issa – suo precedente album – che invece aveva subito messo le cose in chiaro con uno stile più pop rap. L’album procede poi scorrevole fino ad arrivare nel mezzo, dove si incupisce e scurisce, facendo tornare alla mente i periodi ormai parecchio andati di Savage Mode e quelli più recenti di Without warning. La multidimensionalità che riesce ad avere è sicuramente un punto in più.

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Il corredo musicale generale è comunque più che valido e sicuramente sopra la media rispetto ai progetti del 2018. Il fatto che tutte le produzioni non siano eccezionali di per sé non è affatto un problema, il suo timbro vocale e le sue sporche sono uno strumento che, a volte, basta e avanza.

Lyrics & Skills: 9/10

21 Savage è semplicemente uno dei migliori rapper nel riuscire a parlare in modo diretto e schietto all’ascoltatore: la strada, quella vera, l’amore, stupidaggini.

A lot è il suo manifesto programmatico, ti racconta tutto di lui e non ha paura di dire anche le parole più scomode. Il testo è costellato di domande varie che però trovano sempre una sola risposta: “A LOT!”, senza essere esagerato. La compagnia di J Cole nel brano è una chicca che regala il rapper della North Carolina, che come al solito non lesina frecciatine verso il “peggio” della nuova scena USA.

Le collaborazioni – da questo punto di vista – sono tutte delle profittevoli risorse, sia testuali e stilistiche, ad esclusione di quella con Post Malone che sembra più un contentino di ringraziamento per la super hit Rockstar.

La capacità del rapper della Georgia nell’esprimersi trova al suo apice anche in pezzi super scuri come gun smoke. L’amore per il “chopper” – che da uno studio del 2017 è la parola più utilizzata nell’hip hop – è portato su un piano diverso: non è l’oggetto in sé ad attirare l’attenzione, quanto l’odore generato da questo nello sparo. Non esaltazione e fermento “puerile”, ma consapevolezza della propria situazione.Qualche problema per un uso improprio del suo vocabolario in asmrl’espressione jewish money in particolare – l’ha portato a doversi scusare con la comunità ebraica e non solo, ma ha anche introdotto uno spunto di riflessione che Meek Mill (anche lui da poco uscito con un album) ha centrato in pieno secondo me:

”PSA: 2019 all rappers let’s start having a property and owning business challenge instead of Jewelery jets and cars,keep it up to par but let’s switch it up and level up so we can have money when we 50+ from years of hard work and grinding! Smarten up!!”

Aggiungendo poi, parole in supporto all’amico di Atlanta:

“Jews have always owned everything in our culture from record labels… our favorite teams… our neighborhoods… our clothing… it has always been a compliment to say we was getting money like them from knowing the history of them overcoming hatred!”.

Smuovere le coscienze, in questo senso, è sempre più una qualità che un difetto.

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Style: 7.5/10

Sul fatto che 21 Savage sia, come prodotto in generale, una delle cose più riconoscibili del rap mondiale, penso ci sia poco da discutere. Il suo stesso stile, però, potrebbe trasformarsi sempre più in una candela che piano piano consuma lo stoppino. Il suo flow strano, quasi scocciato è croce e delizia.

Il saper essere diverso di questo album è senza dubbio un passo in avanti, uscire dalla monodimensionalità e operare su più livelli era necessario. Sì, bella Bank account  (hit di Issa), ma dopo un po’ scoccia.

Artwork & Visual

Le visual nei primi anni di carriera sono state tanto un suo punto forte, è lecito pensare di vedere fuori a breve dei video curati nei minimi dettagli. È in cantiere anche un documentario dell’album, che promette – a questo punto – solo bene.

La copertina non è particolarmente curata, segue la moda degli ultimi anni di porre in primo piano l’artista, anche se in questo caso è leggermente sfocato nell’ombra.

Voto finale: 8/10

Uno dei migliori lavori del 2018, escluso da molte (quasi tutte) le classifiche riepilogative per la scelta della release tarda nell’anno. Concreto, tornato gangsta, adesso 21 Savage sa però anche come fare hit. La sua vita, incredibilmente densa anche se solo a 26 anni, è spiegata con cura. Lui ci assicura che adesso vale di più di prima, io lo posso confermare e la sua musica ne è lo specchio.

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Vale assolutamente tutti i ritardi di questo mondo… ma non si gioca così con i fan.

Conosci meglio

Appassionato di Rap made in USA in maniera enciclopedica, seguo con attenzione tutta la scena europea. Scrivo per darvi dei consigli.
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