
Ho personalmente conosciuto Roma pochi mesi fa, al tramonto dei miei 26 anni, dopo mesi che pianificavo un viaggio nella città Eterna. Grave mancanza, direte voi: come fai a non essere mai stato nella Capitale? Mea culpa, mea culpa, mea gravissima culpa, ne sono consapevole!
Quello che ho trovato non ha affatto deluso le aspettative, anzi: un museo a cielo aperto, una città che ti offre mille sfaccettature, da quelle storiche a quelle più caratteristiche, sino ad angoli più unici e “fuori dal coro”.
Esattamente come ZeroSei(come il prefisso della capitale), il disco d’esordio di Frenetik & Orang3. Due dei producers più eclettici di Italia, apprezzati anche all’estero (avendo lavorato anche con Diplo, Crookers, Boyz Noise e Chemical Brothers), si sono messi alla prova in un album in cui i protagonisti sono loro, le loro strumentali, che traccia dopo traccia ti catapultano in mondi nuovi, in nuove atmosfere.
L’album in voti
Instrumentals: 7.5/10
Essendo un lavoro di due producers non possiamo non cominciare dal loro lavoro principale, le strumentali. Se hai a curriculum le produzioni di due delle hit più grosse italiane dell’ultimo anno (Davide di Gemitaiz e Le Luci Della Città di Coez) è ovvio che le aspettative da questo lato siano molto alte.
I due ragazzi romani si distaccano parecchio dalle attuali tendenze, rendendo ogni loro beat originale e particolare. C’è tanta produzione elettronica, ma sorprende anche la parte suonata presente in maniera massiccia: svariamo dalla batteria della opening track Squalo & Ceres al piano di Giornate Vuote, sino ad uno struggente sax, che ben si sposa all’atmosfera invernale e malinconica di Interrail.
Ma da una traccia all’altra il panorama cambia parecchio: prendete Verme, che suona molto a là Burial, e, subito dopo, Radiostella, più pacata grazie anche alla voce di Venerus, per poi passare al ritmo caraibico di The Giant, su cui non puoi non iniziare a ballare come se fossi su una spiaggia sorseggiando un mojito! Troviamo pure un campionamento in salsa amatriciana di California Love di Tupac, rappata dai GDB.
Menzione speciale per quella piccola perla che, a mio parere, è Cassandra: sembra la colonna sonora perfetta per un lungo viaggio notturno in macchina, in cui siete solo tu e la strada, con i pensieri nella tua testa a farti compagnia.
Lyrics and skills: 7/10
Gli ospiti presenti sul disco sono gli amici di sempre di Frenetik & Orang3, coloro i quali li hanno accompagnati sin da anni addietro e che hanno contribuito a lanciare nel panorama nazionale. Oltre a ciò è chiaramente presente un fortissimo legame con Roma: come un moderno Romanzo Criminale, “la banda che si pijò Roma” è composta da Gemitaiz, Achille Lauro, i furono Brokenspeakers(mancano solo Franz e Nicco, che con YouNuts firma ormai i migliori clip su scala nazionale, ma Hube, Lucci e Coez sono tutti presenti), i nuovi stornellatori Carl Brave x Franco126, i Gente de Borgata(Il Turco ed Er Costa) e il sempre apprezzabile Gemello.
Non solo rap però, visto che nel disco trovano spazio anche altri artisti (sempre sotto Asian Fake, l’etichetta del disco) più distanti da quelli di sopra: i vari Venerus, Martina May, Megha… Ognuno trova il suo giusto spazio tra sonorità che il duo chiama SpaceHop, un mix di suoni elettronici e futuristici.
I singoli lanciatissimi sono già a milioni di ascolti su Spotify: Migliore di me è la classica ballad adatta alla voce di Coez, in mood positivo stavolta (come nell’ultimo singolo uscito pochi giorni fa, È sempre bello), mentre Interrail è un viaggio per l’Europa con sottofondo di sax, accompagnati dalle rime melanconiche di Carl e Franco. L’intro è una manata in faccia, le rime di Noyz ti fanno ricordare perché Enemy sia stato il disco del 2018, mentre Lucertole di Gemello in chiusura è un ottimo reminder su come la sua penna sia una delle più fini e capaci di tutta Italia.
Style: 7/10
Frenetik & Orang3 si distinguono da un movimento che ormai, a livello di suono, si dimostra tutto molto simile. Il loro arrangiare i beat e suonarli, anche con strumenti in studio, è una caratteristica che non si riscontra molto spesso, rendendo i loro beat unici nel loro genere.
Aggiungiamoci il fatto che non c’è un accoppiamento beat/artista fuori dagli schemi, tutte le scelte sono state oculate e mirate…
Artwork & visual
La città eterna campeggia anche in secondo piano sulla cover, coi due artisti seduti su un rooftop e la loro città dietro, come dei novelli supereroi che al tramonto vegliano sulla loro città, che racchiude tutto ciò che a loro è più caro.
Voto finale: 7.2/10
È sempre complicato valutare un intero disco di producer, il rischio è trovare un suono tutto omogeneo e compatto, poco vario e molto ripetitivo. Con Frenetik & Orang3 questo rischio non lo troviamo, i beat sono così vari che chiunque può trovare il pezzo preferito, dall’amante del rap puro a quello che preferisce l’itpop, fino al fan dell’elettronica.
Tutte le tracce nel complesso, però, fanno parte di una dichiarazione di amore a Roma, città che compare sempre sia tra gli artisti che tra i due produttori: passare da Cassandra a Lucertole è come guardare il tramonto dal Gianicolo per poi scendere verso il basso e fare una passeggiata sul Lungo Tevere.