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Intervista

Recca lascia a noi tutto il piacere di fraintenderlo

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Oggi, 12 febbraio, è stato pubblicato sulle principali piattaforme digitali Così parlò sua Zarezza, primo lavoro ufficiale di Recca, rapper torinese classe ‘96. Spinta dalla curiosità scaturita dal titolo di questo progetto, ho pensato di contattare Recca per ottenere qualche informazione in più.

Buona lettura!

Ciao Recca e benvenuto su lacasadelrap.com! Vorremmo conoscerti meglio… puoi farci una breve presentazione?

Ciao! Io sono Roberto Sitia, in arte Recca e ho 23 anni. Sono originario di Torino ma verso i 18 anni mi sono trasferito prima ad Arcore ed ora in provincia di Milano. Ho scelto Milano sia per una questione di lavoro che per la musica. Torino è una scena più statica, mentre qui posso confrontarmi con molte più realtà ed ho più stimoli. È una dimensione in continuo rinnovo.

Quindi è da quando ti sei trasferito a Milano che hai iniziato a fare musica seriamente?

In verità ho iniziato a fare musica nel 2012, ma nel 2013 ho iniziato a fare collaborazioni più serie. All’epoca legai con Blue Virus, con il quale è nata sia un’amicizia che una grande intesa collaborativa che ci ha portati a pubblicare un mixtape insieme per Avamposto 17 dal titolo The Bootleg. Da lì in poi la mia cerchia di amicizie si è allargata e ho avuto modo di conoscere meglio anche tanti altri artisti, come ad esempio Shade, Mostro e Rayden dei OneMic. Per un po’ non ho pubblicato album, ma mi sono dedicato a qualche contest e a brani singoli fino ad arrivare ad oggi con Così parlò sua Zarrezza.

Come mai hai scelto un titolo così autocelebrativo? Va intesa come una sfida ai tuoi rivali?

È proprio una sfida! Ho passato un’intera estate a leggere solo Schopenhauer e Nietzsche, ed il titolo deriva proprio da quello. In quel periodo mi ero fatto coinvolgere da Così parlò Zarathustra, a tal punto che anche le scelte della mia vita personale erano condizionate da quel libro. Ho rivisto me stesso in Zarathustra, che torna come saggio e che pur avendo appreso molte nozioni sulla vita e cercando di divulgarle al mondo, viene visto come folle. Da allora sono gli altri ad andare da lui sulla montagna.

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Quindi il personaggio di Recca, che gira intorno al disco, è un alter ego che usi per dire ciò che non direbbe Roberto o è la manifestazione artistica di quello che sei?

Sono una persona molto trasparente. Non mi interessa vantarmi di cose che non mi rappresentano o che non ho fatto. Tutto ciò che esprimo e dico nel disco sono episodi o concetti legati alla realtà. Chi mi conosce può tranquillamente riconoscere dei momenti della mia vita personale nei testi. Un esempio lampante è la traccia Mezzanotte in punto; si tratta di un vero e proprio storytelling di ciò che succe con una ragazza con la quale mi vedo, ed infatti ci incontriamo sempre a mezzanotte nella mia Punto.

Però nel disco si possono vedere due Recca, è possibile che tu abbia due vite così distinte?

L’incoerenza e la dualità sono la chiave portante del disco. Prendiamo in analisi After Pt.1 e After Pt.2; la dualità che manifesto in questi brani è stata ispirata da un libro di Anna Todd, nel quale il protagonista viene rappresentato come un egocentrico. Mi sono rivisto in questa figura, anche perché era perfettamente in linea con l’album. Il mio intento è quello di rappresentare tutto me stesso. Ho una vita molto dinamica e nonostante io sia un tipo molto introverso, che ama stare a casa a leggere libri di filosofia, vengo spesso definito come l’anima della festa. Io sono sia il Recca di Mezzanotte in punto e quello di Amanda Knox.

Non hai paura che questa dualità nel disco possa essere fraintesa?

Io spero che mi fraintendano, perché se nasce la domanda nasce la curiosità. Deve scaturire questa curiosità verso un artista, così che ci si interroghi sul chi sia questa figura in modo da poterla approfondire. Voglio spingere il pubblico ad interrogarsi su di me e lo posso fare solo raccontando ciò che vivo, e io lo faccio descrivendo momento per momento.

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È un progetto molto personale quindi.

Esattamente. L’album ha preso forma in 10 giorni, proprio perchè non c’è nulla di artificiale dentro. Semplicemente ci siamo incontrati io ed il mio produttore, Alex Bartok, a Torino e in poco tempo abbiamo chiuso tutti i pezzi. C’è un solo brano che ho inserito proprio all’ultimo minuto, poco prima di consegnare l’album all’etichetta: Sabato sera, traccia nella quale ho coinvolto anche mio fratello che in arte si fa chiamare GGold, ed è anche l’unico feat dell’album. Il tutto è nato da un beat trovato su YouTube, e una volta consegnato ad Alex lui ne ha tirato fuori un brano che ha dell’incredibile. Tra l’altro è l’unico pezzo in cui faccio un extrabeat, cosa che di solito non mi piace fare, ma rappresenta esattamente quel periodo della mia vita. In continua velocità, di corsa, come il testo.

Come è nata la collaborazione con Alex?

Solitamente non mi occupo del risvolto social della mia carriera, quindi ho affidato il tutto ad un mio amico, Marcello. Un giorno, questo mio amico, mi ha fatto vedere dei video su instagram di Alex e ne rimasi così colpito che decidemmo di contattarlo. Lui fin da subito fu molto disponibile e ci mandò una serie di beat, che ci sono piaciuti tanto da spingerci ad iniziare una collaborazione. Nonostante sia poco più di un anno e mezzo che collaboriamo, c’è una gran sintonia data anche dai gusti musicali che ci accomunano. La sintonia che si sente nel disco è data da un rapporto in assoluta chiarezza, nessuno dei due si è mai imposto sul lavoro dell’altro ed è per questo che c’è un ottimo equilibrio nel nostro lavoro.

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Cosa ti ha portato a scegliere Nuove Nike e Via De Sanctis come tracce di presentazione del disco?

Sono le due facce della medaglia, e rispecchiano a pieno il concetto base dell’album. Ad esempio in Nuove Nike dimostro che ho tecnica e skills, ma soprattutto che il fare pezzi romantici non preclude la possibilità che io sappia anche fare rap. In Via De Sanctis invece c’è un giusto compromesso di tutto. Il ritornello è accattivante, il testo è buono, insomma concettualmente mi soddisfa molto. In questo pezzo c’è tutto ciò che dovrebbe esserci in un disco.

La cover invece quale sarà?

La cover che ho pubblicato sulla mia pagina Instagram è quella originale del disco, e riprende in pieno il discorso che facevamo prima. Il disco ha due facce e nella copertina riesci a vedere sia il mio viso che la mia schiena. Io voglio far vedere al pubblico sia la parte di me che tutti conoscono che quella che non può vedere nessuno. Tra l’altro la cover è sempre ad opera di Alex.

Nei prossimi mesi cosa farai? Hai in mente di far uscire qualche video?

A breve cominceremo anche le riprese dei video. Sicuramente ci saranno anche dei live, perchè mi piace molto esibirmi, vedere la gente coinvolta. L’estate scorsa ho avuto modo di collaborare con Ape e Asher Kuno che mi hanno preso sotto la loro ala, permettendomi di aprire i loro concerti. Vedere che gente che fa musica da anni e apprezza il mio lavoro è una grande soddisfazione. Inoltre sto preparando la versione deluxe del disco, la Fuckboy Edition, che conto di pubblicare in estate, nella quale ci saranno grandi feat, qualche versione unplugged del disco e molte altre sorprese.

Conosci meglio

Il mio primo incarico fu quello di costruire le navi che portarono gli Achei a Troia, ma con la crisi che c'è, ho preso a farne solo di carta e di dimensioni microscopiche. Assidua mangiatrice di lasagne e libri. Probabilmente sono l'anima gemella di Hannibal Lecter. Dite Mellon ed entrate.
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