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Mecna live all’Alcatraz: il report del concerto a Milano

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Lo scorso 14 marzo siamo stati al concerto di Mecna all’Alcatraz di Milano: durante la data, sold out già da tempo, l’artista ha presentato dal vivo brani del suo nuovo album Blue Karaoke, pubblicato a giugno per Universal Music, ma non ci ha fatto mancare anche i classici estratti dai suoi dischi precedenti – Laska, Lungomare Paranoia e Disco Inverno, tutti targati Macro Beats Records.

Ecco le nostre impressioni al riguardo. Buona lettura!

A cura di: Marco Beltramelli
Foto: Nicola Braga

Arriviamo al locale poco prima dell’inizio del concerto perdendoci il DJ set d’apertura.
La notizia del sold out all’Alcatraz non è sconvolgente ma sicuramente curiosa. A dir la verità, una parte del locale è stata chiusa ed è stato utilizzato il palco minore. Un peccato, forse, considerando la richiesta eccessiva di biglietti da parte di fan più sfegatati rimasti inesorabilmente a bocca asciutta. Una scelta dettata probabilmente da ragione artistiche ancor più che economiche.

Il palco piccolo e le proporzioni contenute del pubblico, però, si rivelano adattissime alla dimensione intimistica che ha da sempre contraddistinto la musica di Mecna riuscendo ad instaurare una vicinanza emotiva ancor più che fisica tra artista ed utenza. L’intenzione, plausibilmente, era quella di ricreare l’atmosfera confidenziale di un house concert all’interno di un club.

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Il live di Corrado, minimal ed essenziale (denota in qualche maniera il suo background da grafico), verte principalmente su altri due aspetti: il DJ, il fidato Lvnar, ed i visual, tra la cui l’enorme gabbia luminosa che lo “intrappola”. Una performance dalle dimensioni ridotte ma dal piglio internazionale, a denotare come il rapper foggiano non si sia meritato l’appellativo di Drake italiano esclusivamente per aver spianato la strada all’autotune nello Stivale.

Il pubblico eterogeneo, nel look come nell’età, è lo stesso che si potrebbe incrociare ad un concerto dei Beach House o di Cremonini: coppiette, tante ragazze, fan incalliti schiacciati da ore in prima fila contro le transenne. Distante dai soliti cliché del rap, pacato ma non per questo meno caloroso, accompagna ogni singola strofa di ogni singola canzone. Ed Il Blue Karaoke prende magicamente vita.

Il live si apre proprio con un brano del suo ultimo album: Senza di me. Decido di sfruttare questo momento di relativa tranquillità per andare a rifocillarmi al bar – ancor prima dell’attacco di Pratica– scelta che si rivelerà nefasta perché, da quel momento in poi, la calca di persone m’impedirà di scendere le scale per tutto il concerto.

Ne guadagno in qualità dell’aria, probabilmente, e anche in panorama. Corrado interagisce col pubblico denotando una vena più spigliata del solito, (quasi) allegra. O come direbbe lui “presa bene”. Nelle retrovie si vocifera, tra gli ospiti, chi potrebbe apparire sul palco: il più quotato è Ghemon. Nessuno, invece. La scaletta è un lungo assolo personale che si sviluppa tra i grandi classici degli album passati e l’ultimo recente lavoro sotto Universal. Durante Fatto Così, per evidenti ragioni il mio pezzo preferito, tocco il mio personale apice emotivo.

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Il concerto si conclude con un toccante (e ormai mematissimo) ritornello prolungato (oltre i 4 minuti) di Un drink o due e l’inevitabile 31/09.

No, il rap nel 2019 non verte più esclusivamente intorno alla strada, non ha più la necessità di mantenere quest’attitudine street. Abbiamo imparato a conoscere le abilità compositive di Mecna di album in album, ma in pochi si sono soffermati su come, anche dal vivo, Corrado dia la paga a buona parte degli interpreti nazionali.

14/03, una performance perfetta. Chapeau.

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