
Nuova puntata di Beatrate: la lente di ingrandimento sul mondo della produzione musicale in collaborazione con beatmakings.it. Negli ultimi tempi, il livello della scena nazionale si è alzato notevolmente e l’obiettivo di Beatrate è quello di approfondire e dare spazio ai lavori dei migliori beatmaker dello stivale.Il protagonista di questa puntata è Shazwa, con il suo ultimo progetto strumentale Estensioni, uscito per l’etichetta Hashetic Front Records.
Un lavoro molto interessante, in cui il beatmaker padovano coinvolge e incuriosisce l’ascoltatore grazie al suo approccio decisamente sperimentale, soprattutto nell’uso delle batterie e nella scelta curata dei campioni. Tra brani in cui la fa da padrone l’elettronica, intermezzi boom bap e atmosfere più chill, ce n’è davvero per tutti i gusti.
Quali sono state le tue influenze musicali, gli artisti con cui sei cresciuto, e quali invece ti ispirano e ti stimolano nella ricerca di nuovi percorsi?
Prima di avvicinarmi volontariamente all’hip hop ascoltavo un po’ di tutto, preso da quello che ascoltavano i miei amici del periodo delle medie: dai Linkin Park a Guru Josh Project, da Ludacris ai Crookers, The Game a J Holiday. In casa comunque nuotavo in un ambiente hip hop avendo un fratello maggiore rapper ed un fratello più grande breaker. Volontariamente mi sono ammalato di alcuni artisti come Madlib e del fratello Oh No, Black Milk, The Gaslampkiller, Dibia$e, eLan e molti artisti europei come il duo Brenk Sinatra & Fid Mella, Mr. Oizo e compagnia bella. Insomma, ascolto e gradisco molti generi, dal Boom Bap alla French techno al rock alternativo. Ad essere onesto non mi sono mai sentito (purtroppo) un appassionato della musica, nel senso che se mi chiedi io non conosco alla lettera titoli/testi/nome album e data di uscita. Mi è sempre mancata questa abitudine al confronto. Mi lascio più trascinare dal suono e dal mood.
Qual è stato il tuo primo approccio al beatmaking e al mondo della produzione?
Cazzeggiando su Magic Music Maker quando avevo circa undici anni. Ho sempre avuto una sorta di timore verso l’approccio ad un progetto, perché fare una canzone è complesso ed impegnativo, per cui mi ci è voluto molto prima di capire che era ciò che volevo fare. Nel frattempo, ho scoperto il rap, formato diversi gruppi e girato la mia città facendo lo studio di registrazione porta a porta. Solo a circa diciassette anni ho deciso di rimboccarmi le maniche su dei pad.
Come nasce Estensioni? Qual è il concept dietro questo progetto e qual è la chiave di lettura per approcciarsi nella maniera migliore all’ascolto dell’album?
Nasce da una raccolta di tracce lasciata in sospeso da circa cinque anni, perché non riuscivo mai a sviluppare le singole tracce in una maniera tale che mi piacesse. Il titolo nasce quasi per caso. Volevo creare un album che avesse un filo conduttore, pur contenendo diverse caratteristiche di genere prese dagli artisti che maggiormente mi hanno influenzato. Così ho deciso di intitolare le tracce con il nome delle estensioni dei formati di riproduzione audio. La scelta è stata casuale, tranne per gli skit (cartelle senza nome) che rappresentano delle pause boom bap grezzo all’interno del progetto.
Qual è la traccia che ti sta più a cuore o che ti rispecchia maggiormente del progetto?
Credo che Aac sia quella che mi rispecchia maggiormente. La dualità rappresenta due stati d’animo, due modi di essere. Anche l’ordine di riproduzione nella stessa traccia ha un senso.
Stai lavorando a qualcosa di nuovo per il futuro?
Attualmente, come progetti personali, ho intenzione di prendermi una pausa. Sto comunque lavorando a progetti di diversi artisti del padovano ed oltre il confine veneto.