
La città eterna ospita eventi di spettacolo e spettacolari dall’alba dei tempi. Da tre anni ormai si aggiunge alla lista di eventi che Roma ci regala, anche l’anniversario del Do Your Thang Records. Questo collettivo non solo si fa largo a gomitate in una scena già di suo satura di artisti, ma spicca al di sopra di tutti questi per produzioni, stile, originalità e ciò che manca più di tutto al giorno di oggi: passione.
Federico De Paola, Founder e CEO del DYT, ha gentilmente accettato di rispondere a qualche domanda su questa realtà, orgoglio di Roma.
Tre anni fa davate il via ad una delle realtà più forti di Roma. Da dove nasce l’idea di questo nome? Cos’è il DYT per te?
Il Do Your Thang in verità nasce nel 2013, da un’idea di Penny Wise che voleva riunire diversi talenti emergenti a Roma in quel periodo, riuscendo a legare varie identità musicali dentro un unico collettivo. Dopo i primi anni molto produttivi tra dischi e serate e dopo vari assestamenti all’interno del roster, decidiamo nel 2016 di fondare l’etichetta indipendente Do Your Thang Records. In cui il concetto di autoproduzione rappresenta l’essenza stessa del gruppo. Avevamo la necessità di creare una vera e propria struttura che ci permettesse di inserirci nel panorama discografico nazionale in maniera autonoma per non perdere l’identità del progetto. Allo stesso tempo, però, c’era il bisogno di garantire una maggiore sostenibilità di tutte quelle attività promozionali ed organizzative di cui inzialmente non avevamo la minima conoscienza. Il nome ha origine dal termine do your thing! slengato in “Do Your Thang”. La traduzione letterale significa “fai la tua cosa”, e niente come il traguardo di essere indipendenti esprime al meglio le nostre intenzioni e la nostra filosofia di vita.
Il Do Your Thang è la massima espressione del Do It Yourself. Rappresenta innanzitutto la possibilità di esprimersi liberamente in un mercato discografico che invece detta regole ogni giorno sempre più precise; ritengo che sia molto importante che il processo creativo si sviluppi nella maniera più spontanea e naturale possibile. Inoltre è stata una possibilità per mettermi in gioco, consentendo a me e ai miei artisti di trasformare una passione in un lavoro.
Quali sono i vostri obiettivi? Cosa state costruendo in questi anni di lavoro?
L’obiettivo principale del Dyt è sempre stato quello di creare un rapporto sincero e biunivoco con i supporter, cercando di offrire un prodotto artistico in linea col nostro pensiero. Diffondere la musica live è sicuramente un elemento fondamentale del nostro percorso che, speriamo, trovi il suo culmine nel primo disco ufficiale del Dyt. In tutti questi anni di lavoro abbiamo prodotto, promosso e distribuito una miriade di progetti ( che potete trovare sul nostro sito www.doyourthang.it ) grazie ai quali possiamo oggi affermare di aver creato una nuova dimensione di fare musica, la nostra.
I vostri artisti sono eterogenei, non ce ne sono due uguali, neanche nelle produzioni. Come selezionate i talenti? Cosa deve avere un membro DYT di caratteristico?
Deve spaccare e basta… scherzi a parte, non abbiamo regole! L’alchimia si è andata creando in modo molto naturale. Il caso ha voluto che nonostante il retaggio musicale e culturale diverso di ognuno di noi, le differenze sono state trasformate col tempo in punti di forza. L’etereogenità ci caratterizza e fa sì che ai nostri live possano divertirsi sia gli ascoltatori di rap sia chi predilige altri generi. In generale non abbiamo criteri di selezione specifici e tendiamo a produrre tutto ciò che attira la nostra attenzione, croce e delizia visto che spesso ci ritroviamo sommersi di lavoro e senza le giuste risorse per affrontare tutti i progetti.
I vostri live sono inclusivi, non importa che sia un launch party o un concerto fine a se stesso, cercate sempre di far salire sul palco gran parte dei vostri artisti. Il Do Your Thang Records è quindi una family?
Ci conosciamo bene tutti, alcuni anche da prima che nascesse il gruppo, e chiaramente aiuta molto. Capirsi è fondamentale in un progetto così corale, e con il tempo avviene sempre di più, tanto da sentirci una famiglia e di sentirla come una priorità. Oggi che l’individualismo si fa sempre più forte è sicuramente difficile mantenere un discorso di pluralità come il nostro.
Potresti scegliere 3 album, tra tutti quelli pubblicati in questi 3 anni dal DYT, che ritieni i fiori all’occhiello della label?
Scelta difficilissima. Ma se devo rispondere ti direi che i dischi iconici del Do Your Thang sono Jake Blues di Jekesa, Delta di Pacman XII e William Pascal di William Pascal.