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Intervista

Odeeno racconta Paintsens nella nuova puntata di Beatrate

ODEENO FRONT 2

Nuova puntata di Beatrate: la lente di ingrandimento sul mondo della produzione musicale in collaborazione con beatmakings.it. Negli ultimi tempi, il livello della scena nazionale si è alzato notevolmente e l’obiettivo di Beatrate è quello di approfondire e dare spazio ai lavori dei migliori beatmaker dello stivale.In questa nuova puntata abbiamo fatto due chiacchiere con Odeeno, producer napoletano molto attivo nella scena strumentale. Le sue produzioni sono caratterizzate da un sound lo-fi maturo e coinvolgente.

Paintsens è il suo ultimo lavoro, uscito in vinile per l’etichetta tedesca Dezi-Belle. All’interno del disco scorrono malinconiche 15 tracce che mettono in risalto la cura e la passione di Odeeno nella miscela di samples caldi e avvolgenti accompagnati da drums delicate e mai banali.

Dopo numerose uscite in digitale, Paintsens è il tuo primo lavoro pubblicato anche in vinile. Cosa rappresenta per un beatmaker come te questo formato? Quale rapporto hai, anche come ascoltatore e appassionato di musica, con il vinile?

Oggi non tutti i beatmakers campionano da vinile, si campiona da qualsiasi formato: cassette, CD-Rom, Youtube, smartphone, chi più ne ha più ne metta. Io sono ancora legato a quel tipo di campionamento; mi hanno indottrinato così, e per quanto io possa essere giovane, quando ho iniziato a fare beat volevo farli nel modo più reale possibile ed entrare in questo mondo immenso della produzione. Il vinile non è solo un tipo di formato, ma un insieme di emozioni e sensazioni che almeno per quanto riguarda me, continua a darmi una grande energia. Ho sempre immaginato questa scena: una stanza abbastanza scura, una sala per gli ospiti principalmente, il giradischi lì proprio lì vicino al divano, una tazza di caffè fumante, luci soffuse di un colore che variano dal rosso al bordeaux, l’odore del fumo di quella sigaretta accesa, una stanza piena di fumo e quel vinile che gira e gira, facendo ascoltare le sue note. Io da solo che fumo su quel divano. Si, se dovessi dire per me cos’è il vinile, è questo. Quel momento in cui ci si dedica solo all’ascolto senza che nessuno parli, ed entrare in un ascolto interno con se stessi; quel suono che sembra quasi come se prendesse fuoco davanti a un camino, quello scricchiolare della polvere del vissuto. Questo per me è il VINILE.

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Ti va di raccontarci come nasce e qual è il concept di Paintsens?

La combinazione tra pittura e beat non è nuova oggi. Teebs è un maestro sotto quest’aspetto, ma a prescindere da lui, oltre ai beat, ho avuto sempre la passione per la pittura e il disegno. Con il passare degli anni non ho potuto svilupparla e farla crescere come avrei voluto, ma ricordo ancora la sensazione di mettere quella matita o quel pennello su carta. Quando ho iniziato Paintsens era proprio quello che volevo esprimere: il ricordo di quella sensazione che per me era PERFETTA; i colori che circondano il mondo e la nostra vita, l’importanza di avere tutti quei riflessi attorno a noi e che sottovalutiamo nel 90% dei casi. Paintsens è nato in un periodo veramente combattuto della mia vita. In tutti i tape usciti in digitale o in cassetta io ho sempre dato tutto me stesso senza mai risparmiarmi, ma questa volta è stato realmente diverso, ogni beat che ho dato a quest’opera non è dovuto al caso, né tantomeno perché quel beat lo reputavo figo o no. Tutto il disco è voluto in ogni minima parte. Sapendo di uscire in vinile, volevo che Paintsens realmente diventasse immortale come opera.
Il disco l’ho realizzato sempre con l’idea che chiunque lo ascolti si debba rilassare ed entrare nei viaggi più personali di sé, ma stavolta la sensazione che volevo trasmettere era la fluidità di un pennello su una tela. Il concept è quello di aprirsi senza limiti e mettere se stessi nero su bianco, senza avere paura di criticarsi o congratularsi con il proprio io se è oggettivamente giusto. Ho suonato tutti i beat come se mi stessi confessando e giudicando nello stesso tempo e a ogni pezzo del disco ho consegnato un pezzo della mia vita.

Oggi è sempre più importante associare, ad un lavoro musicale di qualità, altrettanta cura e attenzione all’immagine di un progetto. Cosa puoi dirci rispetto alla grafica del disco? Ha un significato particolare?

La grafica curata tutta dal mio amico, in primis, e poi collega Omar “Emshi” Nasser. La pulizia e il suo stile si sono rivelati fondamentali per esprimere questo mio lavoro. È vero, la grafica oggi come oggi conta quasi quanto il disco; le due cose si equivalgono e l’una completa l’altra proprio come nel il mio ultimo lavoro. Paintsens unisce le due cose alle perfezione. La grafica da l’idea di tutto quello che ho suonato e come l’ho suonato: schizzi su una tela di getto, una figura astratta formata dai cinque colori che reputo fondamentali per me, essendo onnipresenti nella mia vita: Rosso, Senape, Nero, Arancio e Azzurro. L’ordine con cui sono raffigurati non è casuale. Il Rosso è al centro perché rappresenta il Cuore. Il Nero e l’Azzurro sono indietro perché uno raffigura le Paure, ossia il Nero, invece l’Azzurro la parte più introspettiva di me. L’Arancio e il Senape sono sopra e sotto il Rosso non solo perché sono derivanti, ma perché uno raffigura la Simpatia, l’Arancio, e l’altro la mia continua Malinconia, stato d’animo trasmesso dalla mia città, Napoli. Tutti questi colori rappresentano me, cinque come i sensi e insieme paradossalmente sembrano quasi che formino un cuore.

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Quali sono e come sono nate le collaborazioni all’interno del disco?

I featuring sono questi: Emshi , Ziga Murko , Drwn e Fatb.
Due di loro sono italiani, Emshi e Fatb, invece Ziga è sloveno e Drwn è svizzero. Omar, oltre al lavoro di grafico in questo disco, è stato anche beatmaker con me presente nella settima traccia, componendo il tema con la sua chitarra, e io ho fatto il resto. Ci siamo conosciuti durante il contest di Esa di Captain Futuro Beat Contest, e rimasi colpito dal suo sound e da come metteva gli effetti con il suo Kaos pad. Da lì lo contattai su Soundcloud e iniziammo a parlare. Dopo un po’ di tempo venne qui a Napoli a trovarmi. Lui, da torinese, forse aveva qualche pregiudizio… Da quel breve weekend nacque una bella amicizia, oltre al rispetto che c’era già tra di noi, e la sua presenza nel mio primo lavoro in vinile non è un caso. Alessio Fatb è anche lui campano come me. Viviamo lontani e ci siamo conosciuti per la prima volta su Facebook. Ho sempre amato il suo modo di lavorare e il suo sound. Lui mi invitò a partecipare all’uscita del suo primo vinile, e sono presente con lui nell’ultima traccia di GALLETA, anche lui per Dezi-Belle. Ci siamo incontrati per scambiarci i nostri reciproci lavori e il suo sound per il mio disco era perfetto, come la scelta di volere Drwn e Ziga, artisti conosciuti anche loro sul web; con tendenza al lo-fi. Il sound ci ha uniti. Avevo già lavorato con tutti tranne che con Emshi e sono realmente contento di quello che è uscito, tutti e quattro sono stati super presi bene da questo lavoro, dall’idea che Odeeno uscisse per la prima volta in vinile. Sono stati i primi a supportarmi. Li ringrazio ancora.

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Puoi descriverci qual è la chiave del tuo sound e quali sono le tue maggiori influenze musicali?

Forse non c’è proprio una chiave al mio sound. Le influenze che ho avuto in questi anni, da quando ascolto musica, sono tantissime. La cosa che ho sempre desiderato era arrivare alla sfera emotiva di chi ascolta i miei pezzi. Tendenzialmente sono un producer dal sound lo-fi da quando ho iniziato, perché in quel mood mi sono sempre sentito a casa. La malinconia nei miei pezzi la fa da padrona; quel sound oscuro e cupo, cose che ho ereditato anche dalla mia città – così bella e maledetta, Napoli. Nella vita privata sono un’altra persona, mi reputano socievole e abbastanza solare, ma il lato più intimo lo lascio ai beat e lì mi manifesto al 100%. Con loro ci parlo, mi sfogo, e voglio che le persone che li ascoltano capiscano quello che sto provando in quel momento e si rispecchino se anche loro si trovano in quello stato. Comunicare attraverso un suono, un rullante messo in un determinato tempo, la loudness che coccola tutto. Questo è quello che voglio trasmettere con il mio sound. Tra tutti gli artisti che ho ascoltato e mi sono rimasti nel cuore e influenzato dal primo ascolto ce n’è uno solo, lui, J-DILLA. Lo porterò sempre con me. La sua vita, la sua storia, la sua morte, per me sono un esempio. Nei ringraziamenti del mio disco lui è presente. Mi ha accompagnato ovunque e mi ha dato una grande mano a superare dei periodi difficili con il suo sound. È un artista che veramente ha messo l’anima in quello che ha fatto e io sono innamorato del suo essere. Non posso fare altro che ringraziarlo oggi, ha veramente cambiato la mia vita. Non è solo un’influenza, ma un credo.

Foto di Daniele Moretti

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