
A meno di un anno di distanza dal disco d’esordio Ci entro dentro, Junior Cally ha pubblicato il 6 settembre il suo secondo album: Ricercato. Col nuovo progetto, composto da 12 brani e fuori per Sony Music Italy, il rapper romano punta a consacrarsi dopo gli ottimi risultati ottenuti nell’ultimo anno.
Diversamente dal disco di debutto nel quale non sono presenti featuring, Ricercato vede le collaborazioni di Highsnob, Jake La Furia, Giaime, Clementino, Livio Cori, Samurai Jay, Il Tre, Federica Napoli ed Eddy Veerus.
Junior Cally varia anche la schiera di producer, ospitando i nomi più influenti della scena urban: 2nd Roof, Bosca e Andry The Hitmaker. Unico nome già noto tra i beatmaker è Jeremy Buxton, con cui il rapper classe ’91 collabora fin dai suoi esordi.
Ad anticipare l’uscita del disco, Cally ha pubblicato il video di Tutti con me, nel quale si è mostrato per la prima volta senza maschera rivelando la sua identità: scelta che ha scatenato molti dibattiti e a cui l’artista ha dedicato diverse barre.
Leggi l’intervista per saperne di più su questo progetto.
Sei da poco fuori con il secondo disco, dopo il successo di Ci entro dentro e le mille chiacchiere girate intorno alla scelta di toglierti la maschera. Come stai vivendo questo periodo?
Più che viverlo in una maniera o in un’altra, devo dire che lo sto vivendo, con tutto me stesso.E questa cosa mi piace. Ho visto la fanbase molto attaccata a me e al mio progetto. Quello che volevo trasmettere è arrivato, il disco è piaciuto ad un sacco di gente e abbiamo raggiunto la prima posizione in classifica: traguardo che mi ha tolto ogni dubbio che avevo inizialmente.
A differenza del primo disco, in Ricercato sono presenti diversi featuring. Si è trattato di una scelta stilistica o semplicemente non sentivi più l’esigenza di farcela da solo, palesata in precedenza?
Ambo le cose. Col primo disco ho dimostrato, prima di tutto a me stesso, che avrei potuto fare questo lavoro. Quindi sì, non avevo più quest’esigenza.
È poi subentrata la voglia di mettersi in gioco e affrontare nuovi metodi di lavoro. Il loro apporto avrebbe dato qualcosa in più al mio progetto e mi avrebbe permesso di imparare, dato che non si smette mai di farlo.
Come sono nate la collaborazioni con produttori e rapper?
C’è innanzitutto un rapporto di amicizia alla base. Quando collaboro con qualcuno, mi interessa conoscere prima la persona che l’artista. È bastato un messaggio o una chiamata: è stato tutto naturale, così come la scelta di togliere la maschera.
A proposito di questa scelta, in Nessuno come me sembra trasparire che la decisione di toglierti la maschera sia stata frutto di un’esigenza. È così o si è trattato di una scelta ponderata?
È esattamente così, ne sentivo il bisogno. Io calibro al meglio ogni scelta lavorativa, ma per assurdo, questa che è stata una delle più importanti, l’ho presa senza pensare minimamente alle conseguenze. Sentivo l’esigenza fisica e mentale di toglierla, per me non era più vita. Era ancora più pesante di essere famoso.
Le sonorità elettroniche all’interno dei tuoi brani non sono una novità. Erano presenti in Ci entro dentro e le ritroviamo anche in questo disco, come ad esempio in Tutti con me o in Disco Kamikaze. Le reputi ormai un tuo marchio di fabbrica o sono semplicemente influenze musicali che emergono?
Inizialmente si è trattato dell’influenza del mio background musicale, sono le sonorità con cui sono cresciuto. Poi mi sono accorto di trovarmi bene su questo tipo di beat, mi ci rispecchio molto. Allo stesso tempo mi piace e ho dimostrato di saper fare brani dall’identità completamente differente. Però chiaro, sai che se senti un beat di quel genere, arriva Junior Cally a spaccarlo bro! (ride)
Effettivamente si tratta di un disco molto versatile, sia per sonorità che per contenuti. Si passa da pezzi cauti ed introspettivi come Sigarette e Purgatorio ad altri in cui emerge tutta la rabbia che hai dentro.
Era proprio quello che volevo arrivasse all’orecchio dell’ascoltatore. Io devo per forza scrivere di tutto quello che vivo: farlo tutto “borderline, cattivo” o tutto in “modalità depressione”, avrebbe messo l’angoscia a me prima di tutto. Ho infatti inserito all’interno del disco un periodo della mia vita che è stato altalenante, pieno di emozioni e stati d’animo diversi. Sono contento che ciò sia arrivato.
Elettronica a parte, da cosa è composto il tuo background musicale? Ascolti tanta musica?
No, non ritengo di aver ascoltato tanta musica. Ne ho ascoltata per quelle che erano le mie esigenze. Ho ascoltato prevalentemente pop, da Tiziano Ferro a Cesare Cremonini.
Capitava di ascoltarne tanta soltanto in casa, per via di mio fratello. 50 Cent, Eminem, Lil Wayne e molti altri dischi americani erano frutto del suo sacco. Ovviamente mi hanno influenzato.
Il rap però non lo ascolto assolutamente quando scrivo. È facile farsi influenzare e non vorrei mai fare qualcosa che assomiglia alla musica di qualcun altro.
Ne Lo zio racconti di questa persona con cui condividi momenti e situazioni. Si tratta di un amico o ti riferisci a qualcuno in particolare?
Si tratta di una persona reale. Lo zio è il mio tour manager, colui che mi accompagna ai live e con cui passo diverse ore al giorno. Come dico nel brano, è sempre con me. Poi chiaramente è un pochino romanzato, diciamo che è vero al 99,9%.
Hai già in mente quale direzione prenderà Junior Cally nel prossimo progetto?
Attualmente sto lavorando per brani, che magari nemmeno usciranno, ma mi tengono in allenamento. Non so ancora quale direzione prenderò, voglio tirare fuori il massimo da ogni situazione che sto vivendo per poi trasformarla in musica. Anche perché come puoi immaginare la mia vita è cambiata completamente da quando ho deciso di togliere la maschera, sto vivendo emozioni completamente diverse. Voglio raccoglierne il più possibile prima di far uscire un nuovo progetto.