

Finite le vacanze, non ancora il torrido caldo che ci tiene compagnia anche ad inizio settembre! Ed è proprio sorseggiando un caffè in Bocconi, in un clima più adatto a maggio che ad ottobre, che conosco Elena. Giovane, terrona (come me) ma già ben inserita nel contesto milanese.
Tra una chiacchiera sui suoi gusti musicali ed una su progetti futuri, la ragazza prodotta da UMA Records mi dimostra un bel carattere, tosto e consapevole dei suoi mezzi. Non è serata, oggi in video anteprima su lacasadelrap.com, è una critica (poco) velata alla scena attuale, dominata da uomini… Ma non solo. La sua voce ti entra subito in testa, ma facciamoci raccontare proprio da lei chi è, cosa fa, le sue passioni!
Ciao Blank, benvenuta su lacasadelrap.com! Per rompere il ghiaccio, parlaci pure un po’ di te!
Nasco a Messina ed il mio primo approccio con la musica è stato grazie al pianoforte, un po’ anche la chitarra, ma sempre e solo da musicista e mai da cantante. Blank, vuoto… Inizialmente era un nick che utilizzavo anche da producer: non mi focalizzavo su un solo genere, spaziavo molto. Era un vuoto che io potessi riempire con qualsiasi cosa avessi nella testa.
Poi c’è stata un’evoluzione, da un anno ho iniziato anche a scrivere ed a cantare (grazie ai type beat, come molti altri artisti) e l’ho riempito con la mia musica. Non è serata non è che il primo singolo, la prima idea di un progetto ancora in fase embrionale.
Quali artisti prendi come modello? C’è un genere particolare che preferisci?
Ascolto un sacco di musica, ti dico la verità. Come ispirazione ti dico Post Malone, mi piace come approccia i ritornelli, ma anche Drake o Partynextdoor, molto vellutato e cantato!
La scelta della strumentale di Non è serata è stata tua?
No. La base nasce su un type beat ma abbiamo scelto di fare un ulteriore upgrade ed abbiamo contattato Aquadrop che ci ha sfornato una base potente ed il brano ha preso questa via… Bello lavorare con un artista come lui, io non sono nessuno mentre lui può vantare un bel curriculum (anche brani con Diplo dei Major Lazer): è stata una bella soddisfazione alla fine.
Veniamo al pezzo. Come mai questa componente femminista molto accentuata?
Può suonare così. Ai tempi lo scrissi con estrema leggerezza, poi andando a rileggere il testo mi sono sorpresa, ho pensato:”Cavolo, forse gliele ho cantate parecchio!”. In fondo è uno stato d’animo che è emerso soprattutto prima, adesso meno, ma resta il fatto che la scena urban è dominata da uomini, e pure loro dicono le peggio cose. Quindi, perché non può farlo anche una donna a parti inverse?
Però, ragionando anche sul breve periodo, si sono affermate sulla scena molte artiste in più rispetto al passato.
Vero, e mi fa un sacco piacere. Si pensi a Madame, Priestess… I miei prossimi brani saranno un po’ più distaccati da questa visione, però penso sia importante parlarne. Come dico anche nel bridge “guadagniamo meno per lo stesso lavoro”, sono cose che ho studiato per il mio corso di laurea (all’Università Bocconi) ed il gender gap è un problema reale. Parlarne è importante, anche attraverso la musica in maniera leggera.
Qualche anticipazione sui singolo futuri?
Avranno testi potenti, ma più distaccati dal concetto uomo/donna come in questo. Anche come mood, sarà un po’ più ambient, meno aggressiva, in cui però io mi trovo sinceramente più a mio agio.
Com’è nato il video?
In maniera abbastanza casuale ahah! Abbiamo chiamato il videomaker, Giulio Cocco, che è di Genova, quindi non ci siamo mai visti per parlarne. Quando si è deciso ciò io ero a Valencia, dovendo trovare quindi una sala di posa dove girare tutto rapidamente… È stata la sua visione, combinata con la mia. Era il mio primo video, io molto imbarazzata, ma ci siamo divertiti molto!