Torna Diggin In The Web, con l’unico obiettivo di dare uno spazio ai nomi più interessanti dell’underground italiano. Per questa puntata ci siamo spostati nella bellissima isola della Sardegna, più precisamente ad Oristano, dove abbiamo conosciuto $8. Alessandro Statzu è un giovanissimo artista classe ’99, che ha trovato al fianco del produttore Ectacube la sua dimensione artistica. I due hanno dato vita ad un progetto completamente controcorrente rispetto all’attuale panorama rap italiano, ed ora vi spieghiamo perché!
Ciao Alessandro e benvenuto su lacasadelrap.com!
Andromeda ha tutte le carte in regola per essere il classico brano rap, fino alla svolta eclatante del ritornello che richiama sonorità elettroniche. Puoi raccontarci come ha preso vita una simile fusione di generi?
Ciao! In realtà il tutto è nato in maniera molto semplice e spontanea e soprattutto, per fortuna, non è stata una cosa forzata. Ectacube mi aveva detto che stava lavorando a una produzione e, come mio solito, ho insistito per sentirla prima che fosse finita del tutto perché ero curioso. Appena ho ascoltato il brano ho subito deciso di scriverci sopra quello che mi passava per la testa in quel periodo. La cosa bella è che quando poi ci siamo trovati in studio per registrarla lui è rimasto senza parole, perché mi ha esplicitamente detto che con quella produzione voleva esprimere e suscitare le emozioni che sono riuscito a suscitare in lui con il testo.
Dove volete arrivare con questo singolo? Qual è l’obiettivo che vi siete posti?
Ancora non sappiamo dove vogliamo arrivare ma una cosa è certa, siamo sulla strada giusta. L’unico obiettivo che ci siamo imposti è quello di “educare” l’ascoltatore ad aspettarsi di tutto da noi, spesso si tende ad etichettare un’artista in un genere in particolare; noi vogliamo ottenere l’effetto contrario. Entrambi abbiamo alle spalle un background musicale davvero ampio, quindi nulla di strano se oggi tiriamo fuori il singolo Bass House e un domani quello Punk o Future Bass.
Quindi quale concept si cela dietro Andromeda?
Il concept che si cela dietro Andromeda è davvero vasto, in quanto il singolo prende il nome dal nuovo album a cui stiamo lavorando. L’astronomia è una passione che ho sempre avuto fin da bambino, quindi ho cercato di fondere questa passione con un’altra mia grande passione che è la musica. Per Andromeda, dunque, si intende la galassia perché stiamo facendo qualcosa di nuovo per l’Italia, quindi un qualcosa di “alieno”, ma è anche un discorso di alienazione dalla società e da tutti gli altri miei colleghi in questo ambito. In più Andromeda dalla nostra galassia dista davvero tanto, e quando si inizia a parlare di anni luce e non di chilometri entra in gioco il tempo. Ad esempio quando la notte guardiamo le stelle stiamo osservando delle stelle che possono esser già esplose da diversi anni solo che prima di poterlo avvertire anche noi passa davvero tanto tempo, quindi in pratica è come dare uno sguardo al passato. Infatti il disco è un viaggio tra passato, presente e futuro, credo che sia il mio disco più personale, parla di tutto il mio trascorso da quando ero solo un bimbo fino ad adesso che ho quasi vent’anni.
La Sardegna potrebbe anche sembrare una scena scarna, invece propone degli artisti con delle peculiarità difficili da trovare nel resto dello stivale. Come vivi questa originalità in una realtà che, spesso, vuole rimanere ancorata alla tradizione?
Ti dirò, a livello personale e umano la vivo molto bene, perché mi piace essere “diverso” da tutto e tutti. A livello artistico invece un po’ meno, in quanto purtroppo la maggior parte della gente è poco aperta alle novità, quindi c’è sempre la paura che l’Italia non sia ancora pronta a questo tipo di musica e purtroppo, mi rincresce dirlo, ma ormai oggi viene apprezzata più una “cover” di un pezzo americano che un pezzo originale e innovativo. Questa cosa viene accentuata ancora di più nella mia zona dove le influenze a livello musicale rispetto a quello che proponiamo noi sono totalmente diverse e opposte, ma tutto questo fa parte del gioco e a noi piace rischiare!
Come nasce $8? Qual è il motivo di un nome così enigmatico?
Mi dispiace, ma forse sto per distruggere le aspettative di molti ahahahah… In realtà la cosa è molto semplice, “Sotto” è un soprannome che mi è stato messo anni fa da un mio carissimo amico durante un hangover dopo una serata in cui ho fatto davvero schifo, da quel momento in poi tutti hanno iniziato a chiamarmi così e quindi ho deciso che sarebbe stato il mio nome d’arte, poi con gli anni ho deciso di stilizzarlo in $8 per una questione grafica.
Ectacube è il produttore che ti sta affiancando nella costruzione di questo tuo progetto. Come siete riusciti a creare un equilibrio sia a livello musicale che a livello personale?
Il tutto è nato spontaneamente, era fine settembre dell’anno scorso ed ero appena uscito con un nuovo singolo dopo diversi mesi che non pubblicavo nulla. Un giorno, tramite una conoscenza che abbiamo in comune, mi sono arrivate alle orecchie diverse sue produzioni, così ho deciso di contattarlo per complimentarmi e per conoscerci di persona. Lui ha mostrato subito interesse e mi ha chiesto se potevo fargli avere solo il take di voce del nuovo singolo che avevo appena pubblicato perché gli sarebbe piaciuto fare un remix. Con il primo incontro, poi, ho capito che viaggiavamo sulla stessa lunghezza d’onda, in quanto erano anni che sia io che lui cercavamo un qualcuno che avesse il coraggio di rischiare e la voglia di creare un qualcosa di nuovo in Italia. In più, ci siamo trovati bene sin da subito anche a livello personale e questo per me è molto importante; è una delle prime cose che spero accada quando decido di collaborare con qualcuno. Così abbiamo deciso di lavorare al nuovo disco, il resto lo sapete già!
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