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Digging in the web

Juchoo ci porta negli States con Challenge Accepted

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Torna Diggin In The Web, con l’unico obiettivo di dare uno spazio ai nomi più interessanti dell’underground italiano. Abbiamo incontrato un giovane ragazzo di gran talento di nome Filippo Petta, in arte Juchoo.
Nato nel Salernitano, ha avuto modo di avvicinarsi al rap ascoltando The Notorious B.I.G., Eminem, Mobb Deep cimentandosi anche nel freestyle. Finché, dopo aver passato un periodo di tempo negli States tra New York e Los Angeles, decide ci cominciare a scrivere i suoi primi testi in lingua inglese. Challenge Accepted è, di fatto, il suo primo progetto ufficiale, con il quale vuole distinguersi da tutti gli altri artisti che lo circondano, surclassando ogni canone del Rap-game.

Ciao Filippo! È un piacere averti qui a lacasadelrap.com. Visto come si articola il progetto, iniziamo con una cosa “semplice”: raccontaci un po’ di te e del personaggio di Juchoo.

Ciao ragazzi, il piacere è tutto mio! Ho 20 anni e vengo da Salerno, è da circa 8 anni che la cultura hip-hop è nella mia testa. Ho iniziato con le prime battle di freestyle per poi scrivere i primi testi in italiano. Il nome Juchoo è un acronimo (anche se non lo riporto puntato) e sta per just underrated choices over obstacles, perché è solo facendo scelte sottovalutate che possiamo dare l’effetto “sorpresa” a chiunque sia pronto a puntarci il dito contro.

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Forse è una domanda banale, ma cosa ti ha spinto a fare rap per la prima volta?

Mi consigliarono di scrivere i miei sfoghi, annotarli per evitare i momenti di rabbia o di paura. Ho iniziato a metterli in rima e così è nato il mio rap.

Come mai hai scelto di incidere un brano in inglese?

L’inglese mi permette di esprimermi al 100%, ho un’influenza culturale dagli States che mi ha permesso di fare questo e differenziarmi.

Che rapporto hai con Salerno? Ti ha dato modo di crescere come artista?

Salerno ha risposto bene al mio primo brano, sto lavorando al secondo e in molti mi dimostrano il loro sostegno per eventuali necessità.

Il titolo è un tarlo che mi martella la testa. Potresti spiegarmelo?

Il titolo è Challenge Accepted, sfida accettata, sebbene in molti possano prenderlo come un riferimento alla scena musicale, la mia è una sfida con la vita. La maggior parte delle volte la paura di perdere ha preso il sopravvento in me, ho mille debolezze e pochi punti di forza, che cerco di far prevalere, ma alle volte sembra impossibile. Da mesi combatto con pensieri e paranoie, ansie e sconfitte, ma quando li riverso sul foglio tutto cambia, la musica mi sta aiutando.

A chi ti sei affiancato invece per le produzioni?

Il brano è autoprodotto, ho campionato una base americana e ci ho scritto. Mentre mix e master sono a cura di Silvio Visconti (SV Records), a Napoli. Un vero professionista che si mette a tua completa disposizione, grazie Silvio!

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Quali sono gli artisti dai quali trai maggiore ispirazione?

Ho una vasta libreria musicale, non mi soffermo solo su un genere, ma artisti come Tupac, The Game e Nipsey Hussle mi ispirano giorno per giorno con il loro modo di raccontare le storie.

Siamo arrivati alla fine della nostra intervista, quindi come ultima domanda ti chiedo: perché tra tanti emergenti, vuoi che il pubblico ascolti te? In cosa ci possiamo rispecchiare dei tuoi testi?

Nei miei testi racconto storie, alcune belle e alcune brutte, e sebbene oggi c’è una sfida tra l’esaltazione dell’ego e tutti i finti tipi da strada, posso assicurarvi che l’obiettivo dei miei brani è entrare nel mondo di chi come me combatte con i problemi di tutti i giorni, per aiutarlo ad uscire da quel mondo, e non c’è cura migliore che la musica.

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Conosci meglio

Il mio primo incarico fu quello di costruire le navi che portarono gli Achei a Troia, ma con la crisi che c'è, ho preso a farne solo di carta e di dimensioni microscopiche. Assidua mangiatrice di lasagne e libri. Probabilmente sono l'anima gemella di Hannibal Lecter. Dite Mellon ed entrate.
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