
Dopo una lunghissima serie di attese infinite, posticipazioni e cambiamenti d’idea improvvisi (cui l’artista non è nuovo), il rapper/produttore/regista più discusso dell’ultimo decennio a.k.a. Kanye West ritorna nella scena globale, con la sua ultima fatica discografica Jesus Is King, il nono album uscito il 25 ottobre di quest’anno.
Kanye West ha fede nel Signore! Con questo disco l’artista lo afferma definitivamente, non vi era modo migliore di urlarlo al mondo intero. Di sicuro non è la prima volta che Kanye dimostra di credere in qualcosa più grande addirittura del proprio ego. Al di là delle passate dichiarazioni, sono vari i messaggi a sfondo religioso contenuti in diverse canzoni da lui prodotte, la più stimabile fra tutte è Ultralight Beam, canzone estratta da The Life of Pablo (2016), settimo disco ufficiale di Kanye. Il brano rappresenta la prima dimostrazione che lo stile di West è effettivamente compatibile con l’azzardata scelta del gospel, ma non ancora omogenea tanto quanto il nuovo progetto.
Quest’album è l’ulteriore conferma che Kanye West è probabilmente l’artista più originale e versatile che si sia potuto ascoltare negli ultimi dieci anni.
Lyrics & Skills: 7,5
Il disco è letteralmente una messa gospel dedicata a Dio, firmata Kanye West.
Nel disco troviamo inoltre la partecipazione delle voci di Ty Dolla $ign, Fred Hammond, Clipse (duo composto da Pusha T ed il fratello maggiore No Malice), ed infine il meraviglioso Sunday Service Choir, il coro gospel guidato da Kanye, il quale ha dato luce al brano, probabilmente, più iconico dell’album, Selah. I primi due versi sono infatti un esplicito riferimento al brano Ultralight Beam:
“God is King, we the soldiers
Ultrabeam out the solar”
Soprattutto in questo brano, la componente gospel viene espressa tramite una marchiata presenza dell’organo campionato ed utilizzato a piacimento di Kanye e dal fantastico Sunday Service Choir, che offre un sound magistrale tipico della più classica messa gospel. Le tematiche religiose non vengono somministrate all’ascoltatore in modo “alienante”, bensì in modo omogeneo ed estremamente coerente con lo stile di Kanye.
Il disco è un continuo elogio al Signore, condito da una ferratissima devozione da parte di Kanye, l’artista ne approfitta per ricordare in On God l’incidente automobilistico che lo coinvolse nel 2003, dove rischiò seriamente di perdere la vita. Il fatto che ne sia uscito con solo la mandibola rotta (che non gli abbia impedito di registrare l’album Through The Wire) è visto ed interpretato da se stesso come un miracolo divino.
“In ’03, they told me not to drive
I bleached my hair for every time I could’ve died
But I survived, that’s on God”
Instrumentals: 8,5
Proviamo a non sbilanciarci e a rimanere imparziali. La produzione di Kanye West di per sé non è la prima in assoluto, ma di sicuro è una delle migliori. Eppure, la produzione di Jesus Is King non è solo farina del sacco di Kanye, infatti ritroviamo la collaborazione di più producers: Benny Blanco, Timbaland, BoogzDaBeast, Federico Vindver e Pi’erre Bourne.
Come si è potuto dedurre, la produzione è il punto forte del disco, la magia che avviene sta tutta nel gioco tra classico e nuovo, tra gospel ed elettronica, tra religione e Kanye West: apparentemente incompatibili, ma da quel che viene dimostrato, non è così.
Style: 7,5
Come abbiamo già evidenziato, Kanye ha una notevole versatilità musicale, ma lo stile è sempre quello del Kanye West di due, tre, o anche quattro album fa.
Il suo stile si contraddistingue per chiarezza, originalità, ma sopratutto per il suo essere estremamente coinvolgente fin dal primo ascolto, grazie all’accurata scelta dei sample. I sample equivalgono alla vera firma dell’artista, spesso sono datati, sconosciuti, imprevedibili, ma sempre efficaci, SEMPRE. Oltre a ciò, i sample scelti, spesso, una volta superata la fase di mixaggio risultano essere l’unione di più culture messe insieme dal buon gusto, non sempre sobrio, di Kanye.
Voto finale: 7,8
Per quanto si possa essere preservato, lo stile di Kanye è fuso ad altre influenze musicali, i fan non erano ancora pronti a dei cambiamenti così drastici, dunque viene difficoltoso giudicare l’album senza tener conto dei precedenti, poiché il solo passaggio da Ye (2018) a Jesus Is King riesce a sbigottire anche il più accanito. Non è un disco mirato all’ascolto di massa, e Kanye lo sa, ma detto in modo schietto, se ne frega! Ed è questo uno dei pregi (a livello discografico) dell’artista. Questo menefreghismo sta alla base dell’originalità che distingue Kanye dagli altri artisti, non aver paura di fallire pur di esprimere se stesso. A questo punto non ci resta che riascoltare il disco fino a Natale, giorno in cui DOVREBBE (per Kanye il condizionale è d’obbligo) uscire un ulteriore album che celebra la nascita di Cristo, Jesus Is Born.