
Rapido flashback a novembre 2018: durante la music week all’Apollo Club di Milano assistiamo alla prima esibizione live di Speranza, parlata napoletana mista al francese. Una buona mezz’ora di rap crudo, come d’altronde i suoi pezzi, letteralmente esplosi in quel periodo. Da lì a poco il nome sulla bocca di tutti diventò Massimo Pericolo from Varese, fuoco al mic in 7 miliardi ma struggente e riflessivo in Sabbie d’oro. Cosa accomuna i due artisti? L’etichetta, ossia Pluggers. E proprio per Pluggers esce oggi Il figlio di Scar, primo album ufficiale di Barracano, idealmente il terzo componente a completare questa trinità (che vedremo live in un’unica formazione dal mese prossimo). Avrà l’esposizione mediatica dei primi due? Cosa dobbiamo aspettarci premendo play? Ve lo raccontiamo qualche riga più in basso…
Lyrics & skills: 6,5
A metà tra l’arroganza di Speranza e la sensibilità di Pericolo, Barracano viaggia su un binario che è difficile da definire. Chiare le sue origini fin dall’opening track, Dio nel casertano, mentre in Vodka (dove troviamo uno dei due feat del disco, l’ex Truceklan Chicoria. L’altro, Masamasa, è nella traccia Noi via) troviamo un brano più aggressivo. Il lato più intimo emerge in Portorico (“ti metto un anello al dito, io ti amo e tu lo sai, anche se non te lo dico”) ed in Mamme (“salvami dal prendere questi farmaci, mamma mi prende a schiaffi e mi salva dall’overdose… solo la mamma muore per me”), sorta di dichiarazioni d’amore verso le donne più importanti della sua vita. I due lati del carattere di Rafè, che nell’album riscontriamo spesso…
Instrumentals: 6
Il lato strumentale non è invasivo, lontano dai beats casinari di questo periodo. Volutamente viene lasciato spazio alla voce di Barracano, senza drop potenti, più sobri ad esempio del beat di Criminali dove l’artista apre il pezzo con la prima strofa. Nonostante ciò ho apprezzato tanto la scelta, risaltano molto più le barre del rapper, non ci si può far distrarre dal resto.
Style: 6,5
Il titolo del disco ci spiega già molto sul mood con cui Barracano approccia il suo primo lavoro ufficiale. Kovu nel cartoon Disney doveva spodestare Simba, covando risentimento e brama di vendetta: un po’ il mood dell’intero disco, pieno di rabbia sopita e malinconia, come descritto poco sopra. L’artista è partito dalle sue origini casertane per spopolare poi su territorio nazionale, cercando di colpire l’ascoltatore con le sue storie ed il suo vissuto. Centrando il bersaglio, a nostro parere.
Voto finale: 6,3
L’ennesimo disco interessante pubblicato da Pluggers è proprio quello di Barracano. Le tracce interessanti sono molte, gli argomenti non sono i soliti triti ma c’è inciso a ferro e fuoco anche il vissuto personale dell’artista napoletano, cosa spesso sottovalutata e desueta ultimamente. Il figlio di Scar è una piccola perla per essere un disco d’esordio, e non vediamo l’ora di sentirlo live!