
Di parole per Persona, l’ultimo disco solista di Marracash pubblicato lo scorso 31 ottobre, ne sono già state spese molte – tra cui un nostro approfondimento sul rapporto tra il disco e l’omonimo film di Ingmar Bergman. In un mondo frenetico come quello musicale moderno, dieci giorni sembrano un tempo immenso, ma abbiamo voluto prenderci qualche giorno in più del solito per dare un’opinione maggiormente approfondita del disco. È il privilegio di poter fare una recensione e non una reaction ed è un trattamento che riserviamo ad artisti e dischi di questo calibro. Sempre per questo motivo, abbiamo chiesto l’opinione dei nostri lettori sul nostro canale Instagram, con la promessa di dare spazio anche alla loro voce; in calce a questa recensione abbiamo, quindi, selezionato i commenti più interessanti.
Essendoci tanta carne al fuoco di cui parlare non ci dilungheremo sulle informazioni generali: se volete conoscere le specifiche del disco e le date firma-copie prima di leggere la recensione potete farlo cliccando qui!
Stile
Come ormai (quasi) tutti sanno, in Persona Marra analizza se stesso, come uomo e come artista, assegnando a ogni canzone una parte del corpo. Un’idea sicuramente ambiziosa e, per questo, rischiosa: l’artista, però, riuscito a mantenere le aspettative (fomentate anche dalla lunga attesa di 4 anni), proponendo un concept-disc che, per varietà e coerenza, difficilmente si è visto nel panorama Rap nostrano.
Il miglior pregio è, infatti, la completezza: 15 brani – tanti per gli standard degli ultimi anni, ma adeguati a un progetto di questo genere -, tutti diversi tra loro e capaci di toccare corde diverse. Proprio come il concept presagisce, l’artista milanese ha cercato di fornire un quadro completo della sua persona(lità): c’è spazio per canzone di ogni matrice, da quelle conscious a quelle con venature street, passando per brani più hardcore e altri più danzerecci (ma sempre con un testo notevole, come nel caso di Greta Thunberg – Lo stomaco). C’è spazio per tutto, dalle tracce più personali (Crudelia – I nervi) alle hit da radio (Bravi a cadere – I polmoni) e da Spotify (Supreme – L’ego), senza mai scadere in riempitivi.

Testi
Sul versante scrittura è, semplicemente, impeccabile: il principe della Barona riesce perfettamente a incarnare nei testi ogni aspetto della sua personalità, modellando lo stile in base alle esigenze, ma tenendo sempre un fil rouge. Sicuramente la cosa non sorprenderà chi conosce la discografia dell’artista, ma merita un plauso per essere riuscito nell’impresa di mantenere (e, a tratti, elevare) i propri standard, nonostante un concept così stringente. Intelligente, emotivo e arrabbiato al punto giusto. Tecnicamente ineccepibile, sia per punchline che per rime e metrica.
Come affermato nella voce precedente, anche nelle liriche è sempre la varietà a esserne il punto forte: ogni traccia ha una sua dimensione e il fatto che siano state scritte in soli tre mesi – benché a molti abbia smorzato l’entusiasmo a causa dei 4 anni trascorsi dall’ultimo lavoro solista – rende il tutto molto attuale negli argomenti e compatto nella visione.
Unica pecca è la mancanza di veri e propri storytelling, marchio di fabbrica del rapper di Milano Sud: solo in Crudelia – I nervi e in Appartengo – Il sangue, in featuring con Massimo Pericolo, si può trovare qualche sprazzo di questa disciplina. Purtroppo, inoltre, il voto si abbassa anche a causa dei featuring non sempre all’altezza, sia come contenuti che come tecnica – Sfera, a noi piaci molto e lo sappiamo che la scrittura non è mai stata il tuo forte, ma… “cazzo/palazzo”? Ancora? Nel 2019? -.

Strumentali
Dieci produzioni su quindici sono curate da Marz e questo fa la differenza, permettendo anche qui, come per le liriche, di spaziare mantenendo, però, sempre un’identità. Si passa dal boombap moderno di Qualcosa in cui credere – Lo scheletro a quello più classico di Quelli che non pensano – Il cervello (che riprende lo storico beat di Quelli che benpensano, prodotta nel 1997 da Ice One per Frankie HI-NRG), passando per l’808 sincopata e “trappeggiante” di Supreme – L’ego e per i suoni caldi e riverberati di Madame – L’anima.
Quelle curate da Marz sono, con ogni probabilità, le basi migliori del disco; avremmo forse preferito se tutto il tappeto sonoro fosse stato dato in mano al beatmaker di Cormano, ma, nonostante questo, non c’è nessun beat che sfiguri o suoni fuori posto. Charlie Charles, Big Fish, Low Kidd, TY1, Durdust, Zef, Demo Casanova e Rashaad Wiggins hanno tutti fatto un lavoro corale di alto profilo.

SPECIALE: cosa ne pensa la nostra community?
Prima di passare alla nostra conclusione, con tanto di voti, ci teniamo a riportare il parere di chi ci segue. Come accennato nell’introduzione, abbiamo, infatti, chiesto alla nostra community qualche commento sul disco e abbiamo raccolto i più interessanti, ricevendo feedback molto positivi sull’album. Ve li proponiamo qui di seguito: non dimenticatevi, però, di seguirci su Instagram e di partecipare alle prossime iniziative!
- @emanuele_avellini
«Un album che non mi aspettavo…o meglio che non mi aspettavo così. Inizialmente mi sono arrabbiato con @kingmarracash perché ho subito pensato che non era il suo stile ma solo una commercialata per “restare a galla” ma traccia dopo traccia mi sono ricreduto e penso che abbia fatto capire a tutta la scena rap/trap italiana che lui c’è, ed è tornato con grande stile e con la convinzione di restare tra i grandi per molto molto tempo ancora.» - @giorgio_maniscalco
«Un disco unico che mi ha preso come se l’avessi scritto io. Traccia dopo traccia ad ascoltare le debolezze e le forze di un uomo tormentato, allo stesso tempo folle artista. Fantastico!» - @costinho9
«Un capolavoro, pieno di testi profondi… da riascoltare e riascoltare per comprendere tutti i significati e le potenti figure retoriche. Emozionante e coinvolgente, frutto di una certa maturità e grande capacità di sua Maestà della scena Rap Italiana. Bellissime le basi e perfetti i feat come sempre a seconda del tema della canzone.» - @giorgioilario
«La rivoluzione del rap, l’ho ascoltato già 5 volte, passione e sentimento per la propria arte regalando emozioni, sopratutto lasciando un segno indelebile a chi sa cosa vuol dire la parola SOFFERENZA…. grande king - @v_ruocco_03
«ho pianto su alcune tracce,bomba assoluta,non ha assolutamente difetti e tutte le canzoni sono fatte bene. Album dell’anno a mani basse perché di meglio non si può fare 😍» - @alz_instagralz
«Luoghi comuni travestiti da poesia introspettiva» - @vassa17
«La qualità richiede tempo, così è stato. Per concept, testi, interpretazione e attitudine al lavoro ne è uscito fuori quello che a mio avviso è già un classico. È talmente introspettivo e ben scritto che dopo averlo ascoltato ho perso stimolo di scrittura. Non me ne voglia nessuno ma è l’album dell’anno.» - @unlessyou_kush
«Semplicemente perfetto! Alchimia magistrale di tracce molto diverse tra loro ma che creano un complesso coerente. Uno dei pochi artisti capace di fare un disco che in primis piaccia a lui, che lo rispecchi, e non che punti solo alle vendite e ai gusti del pubblico. Lui conquista il pubblico piacendo a sé stesso, essendo sé stesso. Testi pregni di significato e che non parlano solo di soldi, puttane, brand lussuosi, etc. Idea geniale la reinterpretazione di un cult come “quelli che benpensano” inquadrando la società odierna, ritornelli coinvolgenti, ma la mia traccia preferita è senza dubbio “Crudelia”. Riesce a farti vivere il dolore di un amore malato come pochi artisti sono stati capaci di fare (soprattutto negli ultimi tempi). Voglio ringraziare @kingmarracash per averci regalato un album vero, che ti emoziona quando lo ascolti. Nonostante tanti bei progetti, (musicalmente parlando), era tanto tempo che l’Italia non ascoltava un disco così. GRAZIE.» - @picchu
«Persona è l’ennesima svolta creativa, un’altra pietra miliare e la posa è sempre quella di colui che gioca un altro campionato nella musica rap: @kingmarracash. Persona è un libro vero di vita e dolore. È cultura, passione, genio, sregolatezza. È il racconto di un uomo/artista che colpisce verso dopo verso. Mai ho ascoltato una canzone che parlasse dell’anima e in che modo poi! Per non parlare di Appartengo o Crudelia. Fino a G.O.A.T dove nonostante tutto questo dolore, Marra ci dice che abbiamo una chance. Tutti. In classifica al primo posto c’è un bel pezzo, bellissimo ma è primo perché i ragazzini ascoltano a palla perché c’è Sfera e forse Supreme. Però è quando ascolti Tutto questo niente che capisci l’immensità dell’album. Tutto questo niente sarà tuo. Ti adoro Marra. Grazie.»
Vi lasciamo con il post da cui son tratti questi commenti e in cui potete trovare i pareri a caldo (nelle foto dello slide) di una parte della nostra redazione.