
Per chi è nato negli anni ’90 come me, penso sia impossibile prescindere da determinati ascolti musicali adolescenziali. Ancora troppo piccolo per avere una reale opinione (ma soprattutto, era parecchio più difficile ricercare musica in autonomia), dovevi scindere ciò che ti piaceva o meno solo ed esclusivamente in base a due canali: radio e TV. E fu proprio grazie alla seconda (e ad essere più precisi grazie a TRL, programma in onda post pranzo su MTV) che scoprii i Subsonica, gruppo torinese che in quel periodo spopolava grazie all’album Microchip Emozionale. Da Colpo di pistola a Tutti i miei sbagli, passando per Lasciati ed Aurora sogna, quel disco è stato (per loro) un trampolino di lancio verso una carriera splendente e (per noi ascoltatori) una soundtrack che ci ha accompagnato per tutta l’infanzia/adolescenza.
Bene, proprio oggi esce Microchip Temporale, non una riedizione, non un tribute album, ma qualcosa di diverso. Gli stessi 14 brani di allora sono stati riarrangiati, ed adesso vedono in ogni traccia un ospite diverso, dai torinesi Ensi e Willie Peyote a Gemitaiz ed Elisa. Ognuno ha aggiunto qualcosa in più a quell’album fondamentale, e tutti hanno omaggiato un gruppo che ha segnato anche le loro carriere musicali. Ci siamo fatti raccontare da Max Casacci, produttore e chitarrista della band, com’è nata l’idea. E sì, sulla cover c’è sempre Midori Tateno, la ragazza con la pistola di allora, che oggi scruta un oscuro avvenire…
Sono passati 20 anni da Microchip Emozionale, uno dei dischi che ha fatto la storia della musica italiana. Come è nato invece questo nuovo Microchip Temporale?
È nato proprio perché sono passati esattamente vent’anni! Ci piaceva l’idea di poter celebrare un bel compleanno innanzitutto, ma anche evidenziare alcune cose che ci avevano piacevolmente sorpreso. Ad esempio come nella vita di molti protagonisti della musica di oggi Microchip Emozionale sia stato così importante ed influente, stando a quanto ci hanno raccontato loro in questi anni. Microchip è stato uno degli album della loro adolescenza e per molti altri la nostra storia è stata un punto di riferimento anche nella scelta di fare musica. Questa cosa ci ha inorgogliti a tal punto che volevamo svelarla con questa esperienza.
La scelta degli artisti per ogni singola traccia invece? C’è stato un criterio preciso o vi siete affidati all’istinto?
L’unica regola di base che ci siamo dati era quella di coinvolgere artisti che avessero l’età che avevamo noi nel 1999 (a parte Elisa, che è l’eccezione che conferma la regola). Abbiamo navigato un po’ a vista, per alcuni brani ci sembravano adatte certe voci: ad esempio in Depre è stato fulmineo l’accostamento con Myss Keta, anche se lei ne avrebbe scelto probabilmente un altro… Per questa versione di Tutti i miei sbagli, che da un po’ di tempo sperimentavamo a livello acustico, volevamo una voce rock, e la voce di Motta ci sembrava perfetta; l’assonanza Cosmo – Discolabirinto…
Per alcune cose era evidente, in altri brani abbiamo voluto sperimentare. Come ti dicevo abbiamo navigato a vista, è impossibile darsi degli schemi e poi rispettarli fino all’ultimo.
Vi aspettavate tutta questa stima ed importanza da parte della scena italiana? Non è presente nel disco, ma già Marracash vi omaggiò nel 2015 campionando il ritornello di Lasciati all’interno di Status.
No, non ce l’aspettavamo e non credo sia un legame derivativo, diretto, penso che i ragazzi di oggi abbiano altri riferimenti diretti. Penso che nel loro percorso di vita siano capitati sotto al nostro palco a veder certe cose che magari hanno determinato certi orientamenti e certe scelte. Non era assolutamente scontato e ci ha fatto estremamente piacere, non me l’aspettavo. Anche se in certe sonorità, da certe soluzioni musicali di alcuni di loro qualche traccia di quel microchip io ce la leggevo!
Nel 1999, quando uscì Microchip Emozionale, l’unico modo per fruire della musica, oltre la radio, era MTV, su cui passavano ininterrottamente i video di Colpo di pistola e Tutti i miei sbagli. Ora abbiamo tutto a portata di click. Ti ha sorpreso questa rivoluzione?
Una rivoluzione è tale perché inaspettata. Mi aspettavo che dovesse succedere qualcosa, perché per dieci anni la musica sembrava poter fornire porte d’accesso solo per chi sfornava brani per le radio o per chi era pronto ad entrare nel tritacarne dei talent. Era evidente che sarebbe cambiato qualcosa, ed è accaduto come quando arrivarono le tv musicali in Italia e si creò uno stargate: i big dell’epoca non erano preparati culturalmente ai videoclip, noi c’eravamo cresciuti con quella cultura. Gli artisti dei ’90 hanno usato quel varco per diventare importanti ed influenti, tanto quanto i ragazzi di oggi hanno utilizzato gli strumenti che avevano a disposizione, come Youtube ed i social, per connettersi coi loro coetanei. E meno male che lo hanno fatto.
20 anni dopo tu vedi un album che può essere importante quanto è stato Microchip nel ’99? Cosa ti ha colpito maggiormente negli ultimi anni?
Mi sono piaciute molto le esperienze dei Coma_Cose. Chiaramente mi piacciono tutti gli artisti coinvolti, ma penso non ragionino sempre in forma di album, forse è per questo che in questo momento mi viene difficile rispondere alla domanda. Penso che la loro influenza ed il loro impatto sul mondo dei coetanei non sia inferiore rispetto a quello avuto da noi all’epoca.