
In una Music Week più fiacca delle precedenti, a salvare una delle settimane più attese dell’anno ci ha pensato Joe Scacchi. Ammetto che, prima dell’uscita di Marketing, questa new wave romana mi era passata sotto al naso senza che me ne accorgessi. Mea culpa enorme! Tra suoni dark, pezzi senza ritornello, tematiche dichiaratamente street e una voce a tratti urlata, il primo disco di Joe è qualcosa che non si sentiva da tempo. Già, perché è qualche anno che ormai si pensa più al cantato, al ritornello catchy, alla melodia… No, Marketing è quanto di più lontano possiate pensare da tutto ciò.
Marketing è stato pubblicato ormai da due settimane. Contento delle prime impressioni ricevute?
Ero convinto che avesse un determinato tipo di seguito e se ne parlava da un po’, visto che ci ho messo più di un anno. Tutto ciò che volevo mettere nel disco è stato inserito, come avrei voluto realizzare Marketing, inserendo quel sound, quei feat e quegli amici che conosco… Sono molto contento, è uscito ciò che volevo e vedo che è stato recepito nel modo giusto. Finalmente i pischelli hanno qualcosa di crudo da ascoltarsi!
Non conoscendoti prima di questo disco, la prima impressione che ho avuto era quella che rimandava al primo Truceklan per certe tematiche, mentre per il suono l’accostamento era con la prima DPG. Un’attitudine al mic che negli anni si è un po’ persa…
Non in America, in Italia però sì. Ovviamente ci sono cresciuto col Truceklan, lo ascolto fin dai tempi del liceo. Diciamo che, se qualche anno fa si stava riportando questo street mood, negli ultimi anni in Italia con la divisione tra rap/trap si è perso. Vedo nei rappers la voglia di provare a fare melodie, di cantare, di trovare quel ritornello che ti entra in testa piuttosto che dirti qualcosa. Ultimamente Massimo Pericolo, Speranza, Ketama e tutto il giro che mi è più vicino stiamo provando a riportare questa cosa.
Ringrazio NIKENINJA per il tappeto sonoro minimale che mi ha creato, con determinati suoni, senza esagerare con le melodie. In studio magari prima partivamo dal testo e poi ci creavamo sopra la base, spesso infatti senti sirene di ambulanze, urla ed effetti strani che riporta questa componente cupa. Riportare questa depressione generazionale intesa però come rivalsa, emergere da questa generazione triste, senza desideri, con la grinta e la violenza dei miei testi. In alcuni brani ho anche tolto l’autotune perché la mia voce risulti più d’impatto, più cupa…
Com’è nata l’idea della cover?
La cover parte da una mia foto, incappucciato, in cui avevo gli occhi girati. Già da tempo però noi del Wing Klan (insieme a Goya e Tommy Toxic) abbiamo iniziato a fare delle grafiche con rimandi allo spazio, agli astri. Nel nostro tape di 9 brani, I Can Fly, sulla cover campeggia quest’aquila 3D nello spazio, volevo fare un riferimento a quello.
Visto che il disco si chiama Marketing volevo metterci la mia faccia, però la faccia che ho in questo disco è quella, con gli occhi rigirati come se fossero due pianeti rossi (perché sto fatto!) e dietro questo mondo interno, stellare, dentro il cappuccio. Un alter ego interno alla mia persona. Nell’artwork interno le tracce vengono elencate tramite richiami spaziali, con riferimenti alla NASA, allo spazio, di infinito e di astratto…
Parliamo allora del titolo: Marketing.
Ce l’ho un po’ di anni in testa questo concetto: attorno a me vedo solo gente che vuole apparire, vuole creare hype, vuole diventare famosa, trova qualunque metodo per fare due click in più. Ma io non credo che due click in più facciano la differenza, non ti fanno diventare ricco. Ciò che ti fa conoscere e restare in questo business musicale sono la coerenza e, soprattutto, la musica. Gli artisti che restano negli anni sono Guè Pequeno, Marra, Noyz Narcos, Luchè: nel tempo hanno continuato, rimanendo veri, a fare la musica che piaceva a loro. Loro li rispetto perché fanno musica figa, di contrasto in Italia.
Voglio che la gente mi rispetti perché faccio musica, perché ho qualcosa da dire, perché si ritrova in me o in ciò che dico, non che rida alle mie storie IG. La cosa principale è avere il rispetto di se stessi e fare musica che piaccia prima a te, perché se la musica piace a te hai vinto.
Non lo pensano in molti questo concetto, soprattutto in questo periodo…
Vero, però dipende qual’è il tuo obiettivo: famoso ci diventi, però 10 minuti, poi la gente ti prende per il culo. Se non fai musica che spacca a trent’anni torni ad essere nessuno. Senza fare esempi si vede proprio palesemente, a distanza di un po’ di anni, l’attenzione che c’è verso determinate cose… Ad esempio artisti che sono riusciti ad evolversi, come Tedua che fa musica per se stesso, prova sempre ad evolversi ma ha un chiaro numero di persone che lo seguono che vogliono sentire qualcosa da lui.
Non focalizzo l’attenzione su views e storie IG ma su quanti si ascoltano il mio disco, quanti vengono ai live, quanti mi scrivono perché si riconoscono nella mia musica e quanto vai ad influire sulla persona stessa. Gli artisti che mi ascolto oggi che mi hanno influenzato sono persone che rispetti, se mi rispetti ho già vinto: e se faccio i soldi perché la gente mi rispetta ho vinto il doppio!
Il rapporto con NIKENINJA invece? Ti ha creato un tappeto sonoro vario, sempre cupo, a volte minimale ed altre più caciarone.
Abbiamo voluto inizialmente qualcosa di minimale, no melodies, così da far risaltare la mia voce anche senza autotune e spostare l’attenzione sul testo. Oltre a qualche batteria trap abbiamo aggiunto le chitarre, non à la Lil Peep tristi e depresse, ma più toste tipo Nirvana, come in Metal. Voci super esasperate, un mix duro, che permette sia l’attenzione sul testo che il farti avvolgere da quest’atmosfera cruda ed energica.
Verso la parte finale del tape ho inserito Breaking Bad, col feat di Franco126: ero insicuro se metterla perché è più melodica anche se parlo di situazioni reali. Mentre ascoltava il tape Franco l’ha sentita e fa “Questa è la roba mia! Io qui ce la metto la strofa” e con lui è uscita questa traccia. L’avessi fatta da solo sarebbe stato uno sfogo d’amore, con lui è uscita perfetta perché è melodica ma anche cupa. Rispetto Franco, è uno dei migliori a scrivere, che faccia rap, indie o quello che vogliono dire…
Sì ormai sta questione del genere sta degenerando…
Sticazzi guarda! Questa distinzione di genere serve ai media, è roba mediatica, come la distinzione tra rap e trap. Tutto va etichettato, è nella natura dell’uomo, ma io me ne frego: vedo artisti che fanno album con generi diversi, cantati, rappati. Io faccio il cazzo che voglio, non è che dico “faccio trap” allora metto l’808 in tutte le canzoni, no, faccio il cazzo che voglio.
Ad esempio in Free, la traccia prodotta da Drone con Ketama e Ugo c’è un richiamo più pop, col ritornello di Kety, ma comunque si parla di strada, si parla di situazioni. Adrenalina invece, con Crookers e Nic Sarno, è una traccia folle, messa apposta al centro del disco, è esplosiva!
Nella lista dei feat ci sono, come detto sopra, Goya, la LoveGang al completo, Crookers e Nic Sarno…
Sono tutti amici, ci conosciamo da prima della musica. Con Tommy andavamo assieme alle medie, prima di Polaroid noi andavamo a registrare da Franco quindi ci siamo legati molto a loro, ci hanno fatto suonare in dei posti. Ci becchiamo tutti i giorni a Trastevere, alle 18 ci vediamo al San Callisto e qualcuno c’è: è proprio così che è nata Sad con Ugo, tra due birre a Trastevere, poi il giorno dopo abbiamo girato il video al Verano senza budget. Non avrei mai messo una persona nel tape che non rispetto e con cui non ho un legame. Se devo mettere uno solo perché è quello anche no, sticazzi!
Potessi scegliere, che ospite chiameresti nel secondo tape?
Guè Pequeno e Young Thug. Se avessi la possibilità loro due, però ovviamente pure loro mai pagandoli e dobbiamo conoscerci, dobbiamo registrare assieme, ovvio che vorrei il rispetto da loro!