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Intervista

Maggio e Tanca ci hanno raccontato l’EP I nostri fallimenti

MAGGIO TANCA2 foto Alecio Ferrari

Approfittando della pubblicazione dell’EP I nostri fallimenti (Asian Fake), disponibile in download digitale e streaming da venerdì 22 novembre 2019, con la complicità dei protagonisti del progetto abbiamo approfondito questo lavoro che rappresenta l’affermazione di una scelta di vita, presente e futura, in nome della quale prendere tutte le decisioni, d’ora in poi: la musica.
Questa scelta di vita è stata presa con fermezza da maggio e Tanca. Il primo, nato a Roma e trasferitosi a Milano un paio d’anni fa, ha conosciuto proprio nel capoluogo meneghino il producer Tanca con il quale ha iniziato a tradurre le proprie parole in musica. Manuale di sopravvivenza per fiati corti è il primo risultato di questa connessione tra maggio e Tanca, e del collettivo Klen Sheet in senso esteso. I nostri fallimenti è invece il secondo frutto, più maturo, messo a disposizione di chi ha pazienza di ascoltarlo.
L’EP I nostri fallimenti sta accompagnando il Lineamenti Tour, con cui maggio e Tanca stanno portando la propria musica in giro per i club di tutta Italia con una serie di date.

Partiamo con il presentare l’EP. Quali sono i vostri fallimenti?

maggio: Per me ne esistono di due tipi. Quelli reali, e poi quelli a volte inevitabili e portati dal caso. In entrambi i casi sta a noi scegliere se considerarli fallimenti o meno. Per quanto mi riguarda ho ritenuto la mia vita fallimentare fino a che non mi sono trasferito a Milano nel 2016. Non sapevo di preciso cosa fare, avevo un piano in testa, ma non c’era nulla di chiaro dentro, solo una voglia. Per me fallire è stato non essere arrivato prima a quello che volevo fare, ma allo stesso tempo mi rendo conto che i percorsi non hanno delle fasi prestabilite, per cui mi va anche bene così. Diciamo che i miei fallimenti sono state tutte le giornate buttate, le cazzate fatte che hanno fatto soffrire senza volerlo realmente alcune persone, peccati di superficialità. In più, è sempre stato nella mia indole non sentirmi soddisfatto o all’altezza, ma ho imparato a non farci caso e a darmi le dovute pacche sulle spalle nei momenti giusti. Ormai neanche mi disturba più di tanto il fallimento, in ogni caso è l’altra faccia delle vittorie.

Tanca: Quello che ci ha portati a mettere su un disco a partire dalle cazzate fatte fino ad ora: le scelte sbagliate, le paranoie sulla nostra vita e sul futuro, tutto ciò che magari continueremo a fare e a pensare.
Per quanto mi riguarda considero fallimenti tutto ciò che ho lasciato in sospeso: cose che non ho finito, cose che non ho più detto alle persone che ho incontrato nel corso della vita o a chi c’è sempre stato e che probabilmente mai se ne andrà, cose che non ho cambiato e che avrei voluto.
Ma appunto, così come il disco racconta, “Sbaglieremo, ma non sbaglieremo”, spero di fallire altre volte per poter diventare più forte e fare meglio ciò che ho fatto male in passato.

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Da quali esigenze comunicative si è sviluppato questo nuovo EP?

maggio: Il concept è nato quando avevamo questi pezzi e mi sono accorto che riflettevano un certo modo di vivere le cose che vanno male, anche dal punto di vista positivo. Magari ad un primo approccio sembra tutto malinconico e blu, ma in realtà è solo un espediente per vivere meglio il resto delle cose. Un po’ come a dire: se pensi troppo a certe storie non c’è un cazzo da ridere, ma puoi farlo comunque perché i modi ci sono, anche per evitare di affrontare nuovamente alcuni mostri.

Colpisce subito l’attenzione maniacale sui testi. Con metriche, giochi di parole e storytelling c’è un gran lavoro di penna, sbaglio? Quanto impegna la scrittura?

maggio: La mia fortuna è stata non aver avuto fretta quando ho iniziato a rappare. O meglio, ho scritto affinché scrivere testi non mi risultasse impegnativo sul serio, al massimo stimolante. Latte Versato e Raffreddore mi hanno occupato per la stesura principale credo un’oretta massimo, entrambe senza un beat sotto. Un’altra strofa forse anche di meno. I nostri fallimenti neanche lo ricordo, ma è stato difficile strutturarlo come pezzo, quello sì. Orgoglio invece è stato il pezzo più impegnativo e ci tenevo fosse l’ultimo per ricordarmi che infondo – che ce lo dica qualcuno o noi stessi – siamo stati bravi a cercare di esprimerci nella maniera più onesta possibile. Ho scritto Orgoglio in uno di quei momenti bassi bassi delle mie giornate di quasi due anni fa, mentre mi scoppiava la testa e il mio coinquilino mi diceva che magari potevo distrarmi guardando la TV. Però volevo veramente trovare il contraltare di quel momento che nella mia testa era pessimo (pur non essendolo realmente, ma tant’è, il cervello è strano) e di conseguenza ho continuato finché non è uscito Orgoglio. Scrivendo già racconti brevi o poesie da quando andavo al liceo, è stato più difficile imparare a importare certi periodi grammaticali, snellirli e imparare bene ad essere fluido sui beat. Oggi per fortuna trovare le metriche, gli incastri e le assonanze è tipo puro divertimento, mi fomenta da morire.

A livello di sound le contaminazioni sono molteplici. Quali sono le fonti principali da cui attingete per arrivare a definire il vostro suono?

maggio: Tutto quello che ci piace e ci fa sentire capiti. Secondo me ho preso l’approccio alle registrazioni dai Modern Baseball, e anche l’utilizzo di più voci. A livello sonoro io e Ste’ abbiamo capito che si potevano fare cose assieme perché una delle prime cose che ho detto era che volevo rappare su sonorità post-rock o simili e lui mi ha trovato estremamente d’accordo. Io gli ho fatto sentire i Do nascimiento pensando che gli potessero piacere ed è uscito Orientarsi con le stelle, Ste’ mi ha fatto sentire un pezzo dei Raein ed è uscito Raffreddore. Spesso e volentieri il caso ci dà le indicazioni, noi nel frattempo viviamo con le orecchie aperte. Ci piace l’idea di poter cazzeggiare come ci pare. D’altronde, io non so molto di musica a livello tecnico, sto imparando ora a cantare vagamente meglio e a capire come funzionano i live, quindi sono particolarmente interessato a tutto quello che mi può colpire interiormente, per cui di generi ce ne sono anche troppi. Per fortuna siamo umani quindi qualcosa di affine a me da qualche parte la trovo per forza, anche fai un genere opposto al mio.

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Tanca: La principale fonte di ispirazione è la vita e noi stessi, quindi tutto ciò che sentiamo lo trasformiamo in musica, scrivendo e suonando. Di influenze ce ne sono tante che arrivano da generi diversi ma che contaminano tutte il nostro sound e in base al periodo in cui ci troviamo anche un suono che per sbaglio sentiamo a casa tipo in cucina può ispirarci.

Tra l’altro, solo nel mese di maggio, è uscito Manuale di sopravvivenza. C’è stata un’evoluzione e, cosa rende unici i due progetti?

maggio: Il primo non sapevamo che sarebbe diventato un EP perché era solo “facciamo un pezzo insieme?” e poi è diventato Manuale di sopravvivenza.
Il secondo dovevamo comporlo dopo aver avuto la fortuna di poter lavorare di più in studio e meno nelle rispettive case. Dal lato pratico ci siamo evoluti rapidamente nel gestire il flusso di cose, abbiamo conosciuto tante persone e a noi piace imparare. Per cui credo che la risultante di questo EP che differisce da quello precedente sia solo un po’ più di confidenza e chiarezza in quello che siamo e quello che vogliamo fare. Non abbiamo una linea guida su come far suonare le cose, perché tanto quello che facciamo è l’espressione di quello che siamo o siamo stati nei momenti di creazione dei brani. Tanto, la prima cosa che faccio quando registriamo è chiedere un’esportazione, ascoltarla all’infinito fino al mix e poi al master. Se non mi viene voglia di riascoltare una roba mia la butto e basta.

Maggio è anche un team. La crew di amici raccolta sotto lo stendardo Klen Sheet quanto pesa sull’aspetto creativo e produttivo?

maggio: È fondamentale perché non mi piace il lavoro privo di personalità. È bello essere amici perché quando si decide di lavorare assieme si sa tutti che ci metteremo rispetto e cuore, perché in primis ci si vuole bene. E soprattutto sono collaborazioni nate senza neanche essere ricercate, per cui pensando a un ipotetico destino ci sentiamo ancora più portati a lavorare così, facendo tutti i nostri percorsi, supportandoci quando serve. Il peso è che quando facciamo i pezzi live li sento sempre molto, in quanto sto parlando delle persone che conosco. Vedere che magari sono lì sotto o sopra il palco è già una soddisfazione unica. Vedere Ngawa che suona al Rocket con il giacchetto della Lidl è un life goal.

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A proposito di connessioni, il sodalizio con Asian Fake come ha preso vita?

maggio: Ci siamo incrociati un paio di volte tramite conoscenze in comune e in tempi non sospetti. Quando poi io e Ste’ abbiamo deciso di capire se si potesse riuscire a lavorare meglio le cose che stavamo facendo, i ragazzi di Asian erano quelli con la proposta più interessante e soprattutto erano super interessati a noi.
Io rompo spesso le palle sulle mie cose perché ci tengo, per cui è importante lavorare con chi ha la stessa attenzione. In più, sempre ridendo al destino, essendo di origini asiatiche mi piace ancora di più poter dire che sto in Asian Fake.

Chiudiamo con la dimensione live. La prima esibizione è stata al MI AMI 2019 e attualmente è in corso il Lineamenti Tour. Quali sono le emozioni?

maggio: Il primo live è stato assurdo perché io ai miei amici – mesi prima, con le prime demo da ultimare – avevo già detto che secondo me avremmo suonato lì. Che poi succedesse è stato ancora più fico. Mi sono cagato addosso e ho avuto spesso conati nel periodo prima del MI AMI perché io su un palco non ci sono mai salito e sono sempre stato molto riservato. Quando ho suonato per la prima volta Piano Rialzato con sotto tutti i miei amici, ho capito che era la cosa più bella del mondo. Ora siamo al secondo giro di date e stiamo ancora prendendo appunti, io soprattutto, per capire come si gestisce un palco. Suonare live per me è importante perché ci tengo che se qualcuno viene a sentirmi, possa ascoltare quello che dico, in più mi piace un sacco rappare, per cui nell’eventualità, siamo tutti contenti. In più attualmente giriamo io, Tanca e Giumo che suona con Ste’ in un altro gruppo e con cui stiamo facendo altri pezzi assieme. In pratica è una perenne gita a singhiozzo tra amici.

Tanca: Il live rende un po’ tutti partecipi in quello che facciamo, maggio scrive della sua vita e chiunque può fare sua la nostra musica. Il live è il modo più diretto per sentirci un po’ tutti compresi e capiti, noi ovviamente cerchiamo il più possibile di far sentire tutti a proprio agio, anche perché salire sul palco a suonare le nostre canzoni e andare a casa non ci basta, cerchiamo di fare in modo che chi ci viene a sentire non si senta solo quando torna a casa.

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