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Recensione

YBN Cordae: The Lost Boy indica la strada da seguire

YBN Cordae The Lost Boy

Arrivati a fine 2019 è giunto QUEL momento dell’anno: il riepilogo di ciò che è stato pubblicato nei mesi precedenti. Bene, noi facciamo mea culpa, e durante questi ultimi 30 giorni daremo spazio a quei dischi che non siamo riusciti ad approfondire nel momento della loro uscita. Per rinfrescarvi un po’ la memoria, in vista delle abituali classifiche di questo periodo…

In un momento in cui il rap soffre di omologazione e in cui risulta difficile trovare qualcosa di davvero interessante (argomento toccato anche da Bassi Maestro in una nostra recente intervista), soprattutto per quanto riguarda le nuove leve, YBN Cordae debutta con un album di qualità, dalla forte carica emozionale e dalle mille sfumature.

I 15 brani presenti in The Lost Boy danno vita ad un progetto solido e dalla forte impronta black. Le produzioni e il concept del disco strizzano l’occhio al jazz, al funk, al soul e più in generale al suono che ha caratterizzato la cultura afroamericana, regalando un progetto senza tempo. Il tutto si sposa alla perfezione con le liriche del ragazzo della North Carolina, capace di esprimere al meglio le proprie doti canore e da rapper.

Testi

The Lost Boy conferma la capacità di scrittura che Cordae aveva dimostrato in YBN: The Mixtape, il progetto del collettivo Young Boss Niggas di cui il ventiduenne fa parte. Nonostante ciò, le sonorità generiche e monocromatiche del mixtape lo avevano limitato, negandogli la possibilità di dimostrare a pieno le proprie potenzialità. The Lost Boy ci regala invece delle atmosfere incredibili che il rapper americano riesce a cavalcare perfettamente con liriche fortemente evocative.

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I racconti di Cordae sembrano provenire da una persona molto più grande. Non tanto per le tematiche, nelle quali ci si potrebbe ritrovare indipendentemente dall’età, quanto per il modo di affrontarle. Il ragazzo dimostra maturità analizzando eventi passati e speranze future con un approccio critico e mai superficiale. Ha allo stesso tempo il grande merito di non risultare mai pesante, perché anche i ricordi più profondi e segnanti riesce a smorzarli in maniera ottimale. Un tema ricorrente all’interno del disco è la famiglia. L’importanza dei suoi familiari, la morte della nonna, l’arresto del fratello e il modo in cui questi eventi lo hanno traumatizzato caratterizzano diverse strofe.

Distanziandoci dalle liriche, vanno sottolineate la musicalità e l’armonia che riesce a conferire al disco grazie ai molteplici flow utilizzati e alle sorprendenti abilità canore. Cordae non si limita infatti a rappare, ma utilizza la voce in maniera incredibile. Sweet Land – Skit e il ritornello di Thousand Words ne sono esempi lampanti.

Il membro YBN regge inoltre il confronto con tutti i colossi presenti nel disco, senza sfigurare mai. Chance the Rapper, Anderson Paak, Meek Mill, Ty Dolla Sign, Pusha T ed Arin Ray avrebbero potuto oscurare chiunque. Cordae riesce invece a creare con ognuno di essi la giusta alchimia per valorizzare al meglio ciascun brano. Solo il featuring con Pusha T lo fa passare leggermente in secondo piano, ma unicamente per meriti del rapper newyorkese, in un brano in cui i due raccontano le differenti ragioni che li hanno portati ad avvicinarsi al rap.

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Voto: 8,5/10

Strumentali

Le produzioni rivestono un ruolo importante nell’evoluzione artistica di Cordae, che ha dimostrato di sentirsi perfettamente a suo agio sulle sonorità del nuovo progetto.

Il disco si apre con Wintertime, la cui strumentale coniuga perfettamente il sound analogico con quello digitale. Un beat corposo nel quale sample di sassofono e piano creano la perfetta ambientazione per i racconti del ragazzo classe ‘97, presentando al meglio il concept sonoro del disco. La strumentale è opera di Kid Culture e Illuid Haller (che insieme a Bongo hanno rivestito un ruolo chiave sul lato produzioni), Terrace Martin e Cardiak. Oltre ai già citati, sono molte le mani che hanno lavorato al disco tra produzioni e co-produzioni.

Nella lista dei produttori troviamo anche J. Cole, il cui beat di RNP sembra essere cucito addosso a Cordae ed Anderson Paak, generando un brano superlativo e dalla struttura particolare in cui i due si alternano a più riprese donando un’energia incredibile alla canzone.

Il tappeto sonoro dell’album è variegato, coerente, dalla forte carica emozionale e in grado di stupire in più e più occasioni. Dal sample della fantastica Be Real Black for Me di Roberta Flack e Donny Hathaway in Bad Idea ai dolci sintetizzatori di Thousand Words. L’armonia del pacchetto di produzioni rende l’ascolto di The Lost Boy piacevole dall’inizio alla fine. Un ruolo importante lo rivestono i campionamenti, che risultano sempre azzeccati e creano atmosfere ad hoc per ogni brano ed ospite del progetto.

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Voto: 8,5/10

Stile

YBN si distanzia dai cliché più in voga attualmente e decide di presentarsi con un disco ricco di passione e sentimento. La genuinità che il ragazzo trasmette unita alle suggestive ambientazioni generano un forte senso empatico. Le sue paure e le sue speranze sono raccontate attraverso gli occhi di un sognatore che fa di tutto per superare gli eventi segnanti del passato, alternando profondità e spensieratezza.

La forte carica emotiva e la qualità e originalità del progetto rimbombano in un periodo caratterizzato dalla piattezza e omologazione della nuova epoca.

Voto: 8,5/10

Voto finale: 8.5/10

Un disco riflessivo e personale, ma allo stesso tempo colorato e dalle tante sfumature. Atmosfere evocative si alternano a canzoni che sprigionano enorme energia positiva, skit dalle vibrazioni gospel fanno da intermezzo tra esercizi di stile e brani dai toni chill’. Qualsiasi sia lo sfondo, Cordae riesce a dipingere strofe dall’enorme carica emozionale. La scelta di presentarsi nel mainstream con un’identità propria ha pagato. L’ampio knowledge hip hop del ragazzo è emerso contribuendo alla creazione di un progetto senza tempo e di elevata qualità. Un debutto di questo tipo non può che lasciare presagire una carriera florida.

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