Il 24 gennaio si è tenuta la conferenza stampa per il primo album in studio di Anastasio, Atto Zero. Abbiamo ascoltato qualche brano in anteprima, aspettando la pubblicazione per Sony il 7 febbraio.
Quando ci accoglie in sala per la presentazione del suo nuovo disco, Anastasio si presenta consapevole della potenza del proprio lavoro e pronto a calcare, dal 4 febbraio, il già discusso palco dell’Ariston. “Non vorrei sbilanciarmi e dire che è un lontano ricordo, ma quel Sanremo melenso a cui siamo abituati è stato sicuramente ridimensionato”, ci rassicura comunque.
Essendo la prima tra gli scettici e senza troppe anticipazioni: il disco funziona. Le casse tremano sulla produzione di Stabber ne Il Sabotatore, assecondano la melodia sulle note di Quando tutto questo finirà.
Anastasio non solo si conferma un’ottima penna, ma rimane ancorato ad una concezione di canzone che riparta anche e soprattutto dal contenuto. L’urgenza di comunicare è palpabile nell’accortezza e nel calibro di ogni risposta: non studiata, ma accuratamente ragionata.
Definisce il proprio disco “solista” e fuori dalla scena, ma apprezza alcuni suoi colleghi e consiglia Carlo Corallo, un altro artista particolarmente attento alla tessitura dei propri testi.
“Quando fai parte di un contesto”, che sia X Factor, Sanremo o la scena rap italiana, “non puoi seriamente crederti migliore di ciò in cui ti inserisci”. Essere controcorrente non è un imperativo al quale aggrapparsi e non coincide con l’arroganza del narciso, rinchiuso nello specchio di se stesso.
Con questa riflessione ci salutiamo, aspettando il Festival ed il 7 febbraio, data di pubblicazione del suo primo album per Sony.
Atto Zero, si apra il sipario.