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Recensione

Big Conspiracy? Nah, It’s J Hus

j hus big conspiracy

Il 5 aprile 2019 succedevano queste due cose:

Il primo video vede Drake sul palco della O2 arena di Londra, prima di un suo concerto, presentare in maniera trionfante J Hus. Il secondo è il Daily Duppy freestyle di GRM più visto del 2019, protagonista ancora una volta J Hus. Perché il 5 aprile 2019 sia un turning point della carriera di J Hus è però spiegato meglio da quello che accade appena prima nella stessa giornata: il rapper londinese viene rilasciato dalle autorità inglesi, dopo 8 mesi in cella.

Ecco, Big Conspiracy – suo nuovo album uscito il 24 Gennaio – è figlio di tutto questo. Figlio di un ragazzo di 23 anni che – dopo essere stato candidato al prestigioso Mercury Prize (2017) dopo l’album d’esordio Common Sense ed aver sofferto di PTSD (post traumatic stress disorder) – ha deciso di prendere tutto quello che di buono aveva dentro di sé e buttarlo fuori. Big Conspiracy è un racconto di 13 tracce, l’espressione di un ragazzo afrodiscendente nella moderna periferia di Londra.

I rob and I jerk
I camp and I lurk
Linked up with the Turks
Get merked from the Merc

Strumentali

Per farla semplice, J Hus sa fare praticamente tutto. Ascoltando tutto il disco si passa dalla dancehall, all’afropop, dal rap nudo e crudo, fino al reggaeton: tutto unito da un filo conduttore che è il suono vero e proprio di Momodou. Le produzioni sono infatti affidate ai soliti noti: il talentuosissimo iO, noto per What Do You Mean? di Skepta, TSB e JA5, che ha anche mixato tutto il disco.

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La facilità con cui tutti gli innumerevoli suoni si alternano sulle tracce senza creare intralcio a J Hus è incredibile, tutto è studiato alla perfezione e la scelta dei brani maniacale (impossibile trovare filler). Le trombette di No Denying accompagnano l’hook leggermente cantato e poi si scatenano nella parte rappata. Big Conspiracy e Helicopter, le prime due tracce, invece presentano una massiccia presenza di chitarre e basso, un’atmosfera che prepara e crea l’acquolina per il resto del disco.

In sostanza l’album non stanca praticamente nemmeno al decimo ascolto – OPS! – e a seconda dal mood dell’ascoltatore dà qualcosa di nuovo.

Voto: 8/10

Testi

I’m from the road so you don’t think I’m intelligent

Questa barra in Deeper Than Rap per me è già più della metà di quello che andrebbe detto. Non tanto per com’è costruita o per la complessità, ma perché J Hus nel modo in cui la pronuncia e nel contesto in cui la inserisce, la nobilita. Il coltello di 15 centimetri che portava in giro a Westfield a Giugno 2018 non era un accessorio. A voi la ricerca delle parole chiave “knives” “crime” “londra”.

Il disco è però tutt’altro che una riflessione unidimensionale su quello che ha passato dai 15 anni in poi. Momodou ci racconta di storie d’amore, della sua passione per il genere femminile, di come sarebbe meglio non farlo arrabbiare e di quanto alla fine gli piaccia divertirsi. 23 anni e tante vite vissute già, la capacità di prendersi sul serio quando si deve e di fare hit senza pensieri a comando.

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La scelta della delicatissima voce di iceé tgm, sorella del rapper di Stratford, è un’altra scelta super azzeccata: aiuta i temi introspettivi dei brani. Burna Boy e Koffee poi portano quella gioia e contemporaneamente quel sentimento di malinconia che onestamente non sarebbero potuti essere espressi meglio.

I had to play dumb, just to blend in/Then go to Africa for spiritual cleansing

Voto: 8/10

Stile

Unico, caposaldo della scena e “creatore” di un genere. J Hus rappresenta il mondo inglese moderno in tutti i sensi: la nuova generazione di talenti che avanza dalle periferie con tutte le difficoltà del caso (il discorso si allarga benissimo anche al calcio, Sancho e Nelson come esempi).

La sua forza in questo album è senza dubbio anche l’assenza di altri rapper: J Hus sa come valorizzarsi. La sua capacità di canto e la poliedricità dei suoi flow gli permettono di essere abbastanza. Non vuole intralci, ridursi ai ritornelli o a essere vetrina per i grandi della scena. La sua scelta, sicuramente coraggiosa è ripagata dalle classifiche. E poi ispira i nuovi a fare roba così, occhio eh!

Voto: 8/10

Voto Finale: 8/10

Due singoli a dicembre, album a gennaio. Zero promozione.

J Hus con Big Conspiracy ha segnato lo standard per il 2020. Ha affinato e smussato pregi e difetti.

Un album per tutti, da consigliare ogni qual volta un vostro amico vi chiede un nuovo artista da scoprire. Io farei esattamente lo stesso, non fateglielo perdere.

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Conosci meglio

Appassionato di Rap made in USA in maniera enciclopedica, seguo con attenzione tutta la scena europea. Scrivo per darvi dei consigli.
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