
La vena artistica di TMHH sembra non volersi più esaurire. A solo un anno di distanza da Errare umano, l’artista di Recanati ci ha già donato nuova musica: Fiore di loto, 11 brani frutto di un bisogno di trasporre i pensieri sul foglio prima e al microfono poi. Come in passato, la penna di Michele risulta educata: ogni suo testo, ogni sua strofa non sono messe lì a caso, ma come tessere di un puzzle vanno a comporre un mosaico unico, sentito e personale. La collaborazione in tutto il lavoro di Jjames alle produzioni è risultata azzeccata, con suoni mai invasivi e sempre armoniosi, da perfetto sottofondo alla voce dell’artista. Proprio lui ci racconta la genesi di questa nuova fatica, pubblicata lo scorso 19 dicembre per Glory Hole Records. Buona lettura!
Fiore di loto viene pubblicato a poco più di un anno di distanza rispetto ad Errare umano. Cosa ti ha dato la spinta a scrivere di nuovo dopo così poco tempo?
In realtà la spinta cerco di darmela da solo. Cerco di scrivere qualcosa, anche breve, quasi ogni giorno. Un evolversi strano di alcune situazioni ha fatto sì che io e Jjames ci incontrassimo dopo anni, ognuno con “la sua vita”.
Abbiamo iniziato quasi per gioco, un “vieni in studio che proviamo a fare qualcosa”, alla terza prova ben riuscita abbiamo deciso di chiudere un progetto insieme.
Come mai la scelta di questo titolo, che è decisamente evocativo, con richiami immediati a tutta la cultura orientale?
Non sono un appassionato di cultura orientale, pensavo più alla cultura egizia quando ho deciso il titolo. Per quest’ultima, il fiore di loto rappresenta la rinascita, in quanto la sua caratteristica peculiare è quella di chiudersi sprofondando nell’acqua, ogni sera, per poi riaprirsi riemergendo all’alba, con al luce del sole. Penso che ogni album debba essere una sorta di rinascita, sia per chi lo scrive/lo canta, sia per chi lo ascolta.
Hai scelto di affidare tutta la parte strumentale a Jjames. Preferisci lasciar curare tutto ad un solo producer o la vostra sintonia era così forte che non avevi bisogno d’altro?
Diciamo che questo progetto è un grande “feat”. Ogni traccia è una collaborazione: TmHH feat Jjames. Ci siamo trovati in linea nonostante gusti musicali completamente opposti e differenti. Credo ci sia stato un qualcosa in più di semplice sintonia.

Nello scorso disco omaggiavi Iggy Pop, in questo citi Celentano, Paganini e Pasolini. Si vede, anche dal modo di scrivere, che il tuo background culturale e musicale varia moltissimo. Sei una persona che legge tanto? Che tipo di musica ascolti, oltre ovviamente il rap?
No, non leggo molto. Leggo ciò che mi interessa. Purtroppo ho scoperto tardi il piacere della lettura; in compenso, grazie alla mia famiglia, ho sempre ascoltato ottima musica. Ad oggi ascolto molto cantautorato italiano e non.
È stata voluta la scelta di non avere feat nel disco?
Come ho già detto prima, il disco è già un grande feat, TMHH Feat JJames. Perciò si, essendo molto intimo e personale, due persone mi sembravano già troppe.

Se dovessi far ascoltare un tuo brano del disco ad un ragazzo che non ti conosce, quale sceglieresti e perché?
Living Fast Dying Young, sicuramente tra tutte è quella che preferisco.
Porterai il disco in tour prossimamente?
Lo spero.