“Questo è l’hip hop? Col cazzo, questa è guerra”.
È citando Esa che Egreen chiude la polemica tra old e new school, riportando lo scontro dentro se stesso, piuttosto che nei confronti di chi non rispetta quello che i rappusi consideravano “il libro sacro dell’hip hop italiano“.
Si conclude quindi una battaglia: Fine primo tempo, come il titolo del nuovo disco del rapper, pubblicato oggi per Sony Music.
Inizia ora il secondo atto, perché se c’è una certezza è che Egreen continuerà a scrivere finché avrà una penna, continuerà a rappare finché avrà voce.
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Testi
“Una volta autocelebrarsi significava dimostrare di avere più stile, le rime migliori, gli incastri, il flow”.
E Fantini non delude nemmeno a questo giro. Tra metafore, citazioni e parallelismi, ogni rima chiusa conferma non solo la capacità di adattare il proprio testo a produzioni estremamente diversificate (dall’assenza di schemi di No Label ai beat serrati di Garelli), ma anche un’estrema ‘realness’, l’onestà di chi consuma inchiostro per necessità.
Non mancano la rabbia, il riscatto, la scoperta di una nuova consapevolezza interiore. Ed il sudore, il Sangue.
I featuring non sono da meno. Vaz tè interpreta perfettamente l’attitudine di chi parte da zero. Highsnob si inserisce nel ‘bragging’ di Pensa, mentre le punchline di Axos reggono la base di Wairaki, rendendo crudo un ritmo latino. La chiusura di Dium in Sangue, infine, sembra quasi fondersi con l’attacco di Egreen.
Voto: 6.5
Strumentali
Dieci producer diversi per quindici brani, che attraversano i deserti nordafricani delle Cronache da Babilonia, la trap di Atlanta, le sonorità sudamericane.
No Label, tra gli altri, spazia sul ritmo mettendo in mostra, e comprovando, un’ottima tecnica. Stupisce rispettando le aspettative, assecondando le barre come una tavola da surf che segue i movimenti di un’onda.
Egreen sceglie di allontanarsi dal classico Boom Bap, dimostrando flessibilità anche fuori dagli schemi della doppia H.
Voto: 6
Stile
Ancora incazzato, ancora assolutamente credibile. Pur maturando ed evolvendosi, Egreen non snatura se stesso, regalandoci una versione aggiornata, ma fedele all’originale.
Voto: 6.5
Voto finale: 6.3
Nonostante le polemiche, Fine primo tempo non è un album di rottura, ma un passo avanti in un percorso cominciato vent’anni fa. Il flow del rapper non subisce particolari cambiamenti, ma regge delle strumentali più corpose, esaltando testi crudi e senza filtri.
Un nuovo, vecchio Egreen, forse per forza di cose meno incazzato col mondo, ma comunque, sempre, affamato.