
Il 21 febbraio 2020 Generic Animal pubblica l’album Presto, un progetto che, come lui stesso ha annunciato, è il risultato di anni ed anni di testi collezionati che hanno visto la luce abbastanza… tardi.
Ho conosciuto Generic Animal, artisticamente parlando, con le collaborazioni che ha fatto con Ketama126 e Massimo Pericolo. Quindi, arrivare all’ascolto di un intero progetto è stato un vero e proprio tuffo nel vuoto. Come corda di sicurezza c’era il comunicato stampa che mi presentava Presto come un progetto “dalle sonorità trap che si fondono con il math rock, echi emo che sconfinano nel post-rock, sfumature soul/r’n’b e attitudine hip hop”; non so se mi spiego. Dunque, spolpare completamente l’album, scardinarlo da questo flusso di coscienza musicale e minimizzarlo in tre voti dei quale fare la media è stato, per me, come quando racconti una barzelletta, nessuno la capisce e sei costretta a spiegarla.
Ascolta Presto su Spotify
Stile
Enigmatico non è il termine esatto. Tuttavia capirne il significato è stato piuttosto difficile anche perché Presto si allontana terribilmente dal tipo di suoni e di stile che possiamo trovare in un album rap. E infatti di rap c’è ben poco, tranne il featuring con Massimo Pericolo, con il quale aveva precedentemente lavorato in Sabbie d’oro, singolo contenuto in Scialla Semper. Come i due facciano a coesistere in modo tanto armonico mi sfugge. Forse è il trascorso da musicista di Luca a.k.a. Generic Animal, che gli ha permesso di assecondare, senza annullarsi, il collega di Gallarate. O forse è l’attitudine che lo stesso Massimo Pericolo ha come artista e come arte in sé, che gli permette di fare il cattivo ragazzo pur esibendosi in brani dal tono romantico, nei quali tanto può rispecchiarsi Generic Animal stesso.
Tu che ci fai con dei coglioni come loro, io c’ho 15 anni e spaccio è come se avessi un lavoro Io ho un amico che ha comprato una pistola se vuoi andiamo a sparare.
Massimo Pericolo
E non parlo di romantico nell’accezione moderna del termine, ma intendo associarlo al romanticismo, concetto che intendo ampliare nelle prossime sezioni di questa recensione. Nei singoli che hanno anticipato questa pubblicazione c’è quello con Franco126, nonché title track. Accoppiata vincente! Non c’è gioco di contrasto, anzi, stesso mood, stessa fluidità di esecuzione. Presto è uno di quei featuring che potrebbero sembrare studiati a tavolino, ma poco importa perché funziona. Suona bene e pur non essendo un brano che inserirei in una playlist, resta il fatto che non riesco a togliermelo dalla testa.
Voto: 6.5/10
Strumentali
Qui c’è ben poco da dire. Generic viene da un trascorso da musicista, che lo porta a voler sempre sperimentare nuovi generi e nuove combinazioni. Ciò lo porta a provare, provare, provare e soprattutto a sbagliare, sbagliare, sbagliare; commettere errori è l’unico modo utile per crescere in qualsiasi ambito si intenda migliorare.
Ho visto dunque questa moltitudine di basi come un gioco di luci che ci rimbalza tra svariati generi, sperimentando quanto più fosse in mano sua e del suo amico Fight Pausa. Ancora una volta si tratta di ricerca, non c’è una linea netta sulla quale tenersi, nuovamente l’artista sta cercando se stesso anche in questo ambito permettendoci di immaginare un suo futuro legato ad uno qualsiasi dei generi che ci propone in Presto, come legato a tutti quanti.
Voto: 6.5/10
Testi
Ci tenevo a spiegare in questa sezione cosa intendevo con romantico, visto e considerato che, insieme al concetto di adolescenziale che spiego più avanti, sono gli elementi predominanti in Presto. Prendiamo ad esempio Volvo:
Cosa ti fa pensare che mi faccia piacere se mi parli sempre dei tuoi sbagli e chiedi consiglio a me che ho imparato tutto, tutto da te. Ballavamo in soggiorno quando avevo 4 anni. Avevi ancora i capelli, mentre ora sembriam gemelli.
Ed ora Alveari in parallelo con CBN:
Sogno spesso di precipitare a testa in giù da un palazzo di trenta piani, mi ricorda il brivido di quando da bambino andavo in bicicletta senza mani. Ho cicatrici sotto il mento e non dimentico di stare attento.
Nicolaj Serjotti
È per il brivido ed il rischio che da bambino, tiravo sassi agli alveari. A distanza di anni capisco che incolume non ne sono uscito. Per ogni ape caduta ho preso almeno tre schiaffi Dio solo sa quanti ne devo ancora pigliare.
Ciò che hanno in comune questi tre brani è l’unione di ricordi infantili e la consapevolezza di essere cambiati da allora. Questo genere di conclusioni solitamente vengono tratte una volta raggiunto il completo sviluppo della nostra persona. Cosa che, tra l’altro, ci avvia verso un senso di disorientamento e assoluta certezza di essere solo all’inizio di una lunga serie di cadute, dalle quali ci rialzeremo, si, ma completamente da soli. Questo mi ha ricordato una definizione di romanticismo che voglio citare testualmente:
“Moto spirituale europeo di notevole complessità che contrapponendosi all’illuminismo in filosofia e al classicismo in campo artistico e letterario, ripropose, non senza contraddizioni e ambivalenze, l’idea di libertà come fondamentale esigenza dell’individuo…”
Qui, volendo, rappresentata dall’andare in bici senza mani.
“…l’aspirazione soggettiva alla religiosità, il carattere istintivo e fantastico della creazione artistica e letteraria.”
Quel senso divino di potere che si ha nel combattere chi è più piccolo di noi, vuoi le api di CBN, ignari delle conseguenze, perché forti della nostra onnipotenza. O meglio ancora, il romanticismo inteso come
“L’interpretazione eroica o primitiva delle forze umane e naturali, o anche l’impronta drammatica o patetica riscontrabile in artisti o letterati di altre epoche.”
Qui come contraddizione di questa eroicità che crolla, di una divinità persa nel momento in cui un padre chiede aiuto ad un figlio.
Voto: 7/10
Voto finale: 6.7
A valle di tutto ciò mi resta da chiarire un concetto. Adolescenziale sta per colui che si sta nutrendo, mentre l’adulto è colui che si è nutrito. Dal latino: adolescens participio presente di adolescere composto da ad rafforzativo e alere, nutrire. Che si sta nutrendo.
Non prendete dunque questo termine come un offesa o una critica, è semplicemente una fase, dalla quale passano tutti gli artisti. Quel momento nel quale vengono definiti acerbi e dopo il quale, si spera, ci sia l’esplosione del talento. In questi anni Luca si è nutrito delle esperienze che ha vissuto, si è messo faccia a faccia con i suoi errori passati continuando a farne, tirandone fuori un album fatto di specchi nei quali ci siamo riflessi tutti noi almeno una volta nei nostri 15 anni.