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Intervista

Tolto il filtro, eccovi Sinceramente Mostro

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Tra rinvii e posticipi, Mostro ha pubblicato pochi giorni fa il suo ultimo lavoro: Sinceramente Mostro. Un titolo eloquente per un artista molto attivo negli ultimi anni, dato che dal primo The Illest sono passati cinque anni. Nel mezzo altri due dischi che lo hanno consacrato nel panorama nazionale, dopo essersi fatto conoscere in quel di Roma coi compari Low Low e Sercho.

Tutto il disco è stato curato da Enemies per la parte strumentale, molto varia ed eterogenea, su cui Giorgio ha alternato diversi stati d’animo per mezzo delle sue rime. Ma facciamoci raccontare da lui cosa aspettarci dal nuovo disco!

Partiamo dal titolo, Sinceramente Mostro: oltre al chiaro gioco di parole c’è di più?

La parola sincero sta ad indicare come mi sento io in questo periodo, il che non significa che nei miei dischi precedenti io non fossi sincero ma che sia un disco più limpido, come se prima io applicassi un filtro tra quella che è la mia persona e la mia musica. Come se sfruttassi Mostro per fargli dire delle cose, che io stesso pensavo, ma veniva recepito in maniera più amplificata, estrema, teatrale. In questo disco volevo essere molto più diretto nella comunicazione, così che tutti, non solo il fan di Mostro, potessero entrare nel mio mood. Volevo parlare a tutti.

Ampliando anche il tuo raggio di ascoltatori.

Sì, è una conseguenza ma non il fine ultimo. Prendi ad esempio Diavolo magro, che è il pezzo più estremo che posso fare: piace solo ed esclusivamente a quelli che sono i miei fan, a chi gli piace quel tipo di sound. Non posso proporla ad un pubblico generale, non posso aspettare che tutti siano d’accordo che sia una bomba. Ho cambiato punto di vista, sono molto meno chiuso io… Voglio allargarmi, penso anche di averne diritto a questo punto.

Com’è nato il concept della cover?

Sono molto attratto dal fuoco, senza nessuna implicazione giuridica! È un’immagine che ritorna spessissimo, sia nei miei testi che nella mia musica: il fuoco è energia, che può però anche essere distruttiva, se gestita male ti si può ritorcere contro. Il fuoco che brucia le mie strofe sta proprio ad indicare l’equilibrio in cui mi trovo io adesso: il fuoco che viene generato dalla mia musica e non è un qualcosa che mi si ritorce contro, anzi è solamente energia.

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Nuova luce apre il disco, come una dichiarazione di intenti su ciò che seguirà.

Venivo da The Illest Vol.II, un disco che mi aveva dato tante soddisfazioni personali, avevo fatto delle date a settembre con finalmente tanti sold out dopo tanti anni di live. Mi sentivo carico di un’energia positiva e mi sono imposto di fare un disco carico di quest’energia, senza che si disperdesse: non potevamo che aprire con Nuova luce (che a memoria è stato anche il primo pezzo che ho scritto del disco), una sorta di intro.

Segue poi Britney nel 2007. Come mai la scelta di Gemitaiz come unica collaborazione?

Per quanto riguarda i feat devi sapere che sono molto possessivo sulla mia musica. La fase di produzione è un momento molto intenso e privato, faccio molta fatica mentre creo un pezzo a capire chi vedrei bene su di esso. Ogni tanto accade però che c’è il brano in cui il cervello mi consiglia che quello potrebbe essere adatto ad un altro rapper, e glielo chiedo. In questo caso per Gem è stato perfetto: quando gliel’ho proposto mi ha mandato la foto di un suo tatuaggio, sulla gamba, che ritrae appunto Britney nel 2007, quindi pelata: chi meglio di lui su un brano simile!

Il sound molto rock, incazzato della base invece da cosa deriva?

Sono partito dal titolo, Britney nel 2007, mi sembrava un titolo che spacca. Quando penso a Britney Spears mi viene in mente la mia infanzia, mi viene in mente MTV! Volevo ricreare quell’atmosfera Blink182, la wave di inizio 2000 che ascoltavo quando andavo a scuola… Ho voluto ricreare quella roba lì!

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Un po’ depresso ti vede invece affrontare un argomento delicato con tanta ironia. Quando Giorgio è in quei giorni, cosa fa?

Esattamente quello che descrivo nel pezzo! Sono fiero di aver scritto quel brano perché finalmente ho dato un senso ad una cosa che mi affliggeva da tempo: queste giornate acide in cui vado a dormire e mi rode il culo e mi sveglio con la stessa identica sensazione, come se fossi in un loop continuo e so che sarà la classica giornata di merda! Ho voluto renderla in maniera più ironica, altrimenti sarebbe diventato un pezzo fine a se stesso, perché dal malessere non nasce nulla, deve diventare qualcosa. La depressione proposta in questo modo lascia intendere che hai fatto un lavoro interno, non stai semplicemente raccontando che sei triste, che non frega nulla a nessuno.

Questa trap è trappola per topi: troppi idioti e pochi sbocchi.” recita così Nostradamus. Pensi che finirà il filone trap che da un paio di anni è sotto gli occhi di tutti?

Se parliamo della trap quella colorata, il genere che già uno/due anni fa era accessibile a tutti, finirà. Ad oggi gli artisti che, per nessun motivo, erano famosi ai tempi stanno pagando il prezzo di ciò. Grazie a dio il pubblico diventa sempre più intelligente ogni anno che passa: quando c’è una novità tutti abboccano ad essa, però sul lungo periodo non è più discorso se sei trap o meno, ma se sei bravo. Se lo sei puoi continuare a farla la trap, se sei scarso il carrozzone della trap non ti tira più. Forse ora è il momento di vedere chi è realmente capace…

Non sentivo uno skit da non so quanto tempo, tu ne hai messi addirittura due nell’album!

Sono scelte personali mie, io sono cresciuto con dischi che all’interno ne contenevano molti. Lo skit è una chicca in più: quello al termine di Un po’ depresso è più uno special realizzato da James (Honiro) all’interno del brano. Per quanto riguarda invece Grazie per l’attenzione esso ha una storia: parla di una canzone che avevo realizzato per un film, che doveva uscire in concomitanza col disco. Poi tra tutto il patatrac che è successo, il disco è stato posticipato, il film ha subito la stessa sorte, ho dovuto togliere il pezzo dall’album. Si sente però che in studio c’era una bella atmosfera, rispetto ai dischi precedenti ci siamo divertiti, ci siamo tolti di dosso quella tensione prendendoci qualche libertà in più.

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A chiudere il disco troviamo La città, primo singolo edito e brano un po’ diverso rispetto al tuo solito.

Sia nel disco che tra tutti i singoli miei è il pezzo più atipico, sì. Probabilmente nessuno se lo aspettava, ma è stata una scelta voluta, nelle mie scelte artistiche voglio essere solo, non voglio che il pubblico mi preceda, chi ascolta la mia musica sperava in un altro tipo di singolo. Invece ho voluto dire no, stavolta appaio cento km lontano da voi e voglio che siate tutti voi a girarvi ed a cercare di capire perché ho fatto questo pezzo. Preferisco fare così, mettermi in gioco chiedendo al mio pubblico di esistere, piuttosto che fare una cosa per il pubblico, rimanendo fine a se stessa.

Ti vedremo live in giro per l’Italia a portare il disco?

Sì, abbiamo iniziato le prove del tour e sarà una bomba! Saliamo sul palco stavolta con la band, sarà uno show acustico, suonato dal vivo. Ciò fa sì che ci siano anche brani vecchi, che ero un po’ stanco di suonare, che così invece assumono tutta un’altra connotazione. Suonare dal vivo crea un’atmosfera diversa, solamente venendo a vederci si può capire.

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