
Da zero ad undici, passando per… 2640! Già, perché Francesca Michielin l’avevamo lasciata a gennaio 2018 col terzo album, intitolato appunto 2640 (l’altitudine di Bogotà, capitale della Colombia). Disco che racchiudeva tutta Francesca, che con la sua voce e la sua fine penna si districava tra l’amore per la F1 e le ballads romantiche. Il terzo album seguiva l’esplosione sul palco dell’Ariston di Sanremo, che la consacrava come una delle pop artist più interessanti nel panorama nazionale. Disco che non presentava nessuna collaborazione… Ne sarebbero seguite dopo: dalla struggente Glorious col cantautore inglese James Morrison al tormentone Fotografia, con Carl Brave e Fabri Fibra. E proprio il nuovo disco si intitola Feat: undici brani per undici diverse collaborazioni, terreno nuovo per la cantante di Bassano del Grappa. L’esperimento sarà riuscito?
Testi
Sono vari gli argomenti trattati all’interno degli 11 brani di Feat. Quelli che sicuramente risaltano sono la natura all’interno di un mondo sempre più urbano e l’amore nelle sue più diverse sfaccettature. Sicuramente per Francesca il trasferimento definitivo a Milano, dalla natia Bassano del Grappa, è stata una svolta: la metropoli milanese potrebbe essere quanto di più lontano dai paesaggi bucolici e incontaminati della provincia vicentina. Ma l’aver trovato una città pronta ad accoglierla ed ad immergerla nel verde, proprio com’è rappresentata nella cover del disco, ha reso il tutto meno traumatico.
Di traumatico restano
le corde del mio basso sono
i rasta del cantante delle medie che mi piaceva un sacco
a simboleggiare amori lontani che malinconicamente ricordiamo. Non ci resta che immergerci nella natura ed attendere periodi più sereni, come alberi all’interno di una metropolitana piena a mezzanotte e quaranta…
Voto: 7/10
Strumentali
Il tappeto sonoro costruito dalla Michielin è molto vario ed eterogeneo, come d’altronde sono di varia estrazione tutti gli artisti coinvolti. Il disco si apre con chitarre rock e batteria di Stato di natura, per attraversare poi un mood reggae in Sposerò un albero, gli archi che ti si piantano in testa dal primo secondo di Gange… Tante atmosfere, tanti sound diversi come un lungo viaggio durante le stagioni, fino ad arrivare ai sapori estivi di Star Trek e Leoni. Anche i quattro producers esterni coinvolti, Takagi&Ketra in Acqua e sapone, Dardust in Yo No Tengo Nada e Charlie Charles nel singolo Cheyenne costruiscono delle atmosfere ad hoc per la voce di Francesca, che si destreggia tra un brano e l’altro con naturalezza.
Voto: 7/10
Stile
L’aver chiamato così tanti artisti per così poche tracce rischiava di far assomigliare tutto il disco ad una enorme compilation, senza che l’impronta di Francesca fosse visibile e chiara. Così non è: tutte le collaborazioni si calano all’interno del mood del disco. I Coma_Cose tirano fuori una bellissima strofa che rende Riserva naturale un manifesto dell’album, Fred de Palma continua la scia dei (futuri) tormentoni estivi con Acqua e sapone, come fa lo stesso Carl Brave in Star Trek. Menzione speciale per Yo No Tengo Nada: le due voci principe del nord-est (troviamo Elisa come collabo) si fondono su un beat perfetto di Dardust.
Una magnifica orchestra che suona all’unisono, tutti diretti dalla cantante vicentina.
Voto: 7/10
Voto finale: 7/10
L’essere esplosa ad un talent, il secondo posto a Sanremo, l’essere headliner di un festival importante come il MiAmi, le strofe in svariati tormentoni nostrani… Tutte tappe che hanno consacrato l’ascesa di Francesca Michielin nell’Olimpo della musica itpop. Questo Feat non può che essere un ulteriore passo: l’aver radunato nomi importanti, il sensibilizzare il pubblico su nobili cause (vi basti seguirla sui vari social per capire di cosa parlo) ne fanno ben più di una semplice cantante. Il fatto poi di sapersi districare tra molti generi, essendo uscita dal mero contesto dell’indie, pensiamo sia la prova definitiva che questo disco piacerà a molti…