
Ho da sempre considerato l’Inferno la cantica più affascinante e visionaria dell’intera Divina Commedia. Il fascino del male mi conquistò sin dalla prima lettura. Il viaggio nel mondo dei dannati si articola con una struttura tipica di un videogame moderno, ripete più volte lo stesso schema e si complica di livello in livello. Nonostante “cotanta bellezza”, sento spesso giovani chiedere: Dante è veramente attuale oggi? A cosa può essere utile nella mia quotidianità?
La soluzione che consiglio a chi nutre tali dubbi ha un nome e un autore, anzi due, ben precisi. È un disco, si intitola non a caso Infernum, e rappresenta il primo progetto collaborativo di Claver Gold e Murubutu. Due tra le migliori penne della scena rap nazionale insieme in un album che si pone il duplice obbiettivo di leggere la contemporaneità e, al tempo stesso, tributare la grande opera del padre della lingua italiana. Claver Gold e Murubutu, vestendo i panni del Sommo Poeta e del suo maestro, intraprendono un viaggio musicale, unico nel suo genere, che si snoda fra le atmosfere e i personaggi più suggestivi descritti nella prima della tre cantiche del poema di Dante. Il risultato è estremamente pregevole.
Infernum esce oggi, 31 Marzo per Glory Hole Records, e noi consigliamo a tutti un attento ascolto.
Testi
Infernum si presenta come un disco che pretende di non essere ascoltato alla leggera, rischiando di non cogliere a pieno l’arte che fa da padrone. L’obiettivo del progetto è sicuramente nobile, ma la possibilità di cadere in superficialità e banalità comporta rischi da non sottovalutare. Claver Gold e Murubutu, con cautela e accortezza, superano egregiamente la prova, alzando nuovamente l’asticella tecnica dei propri lavori. I gironi dei dannati, le pene e le figure mitologiche sono spunti da cui sviluppare metafore e suggestioni per tentare di leggere la complessa epoca in cui viviamo, fatta di opportunità e sicurezze ma anche di limiti e pericoli, in cui è facile rimanere disorientati. Lo studio pregresso della cantica si evince chiaramente, e ogni dannato che si incontra è conforme con lo scopo comunicativo per cui è stato scelto.
Al fianco di Paolo e Francesca, protagonisti dell’emozionante singolo già pubblicato negli giorni scorsi e simbolo dell’amore eterno fra due anime affini, si intrecciano dannati noti, con piacevoli sorprese. Tra i più celebri non poteva certamente mancare Caronte, traghettatore dell’Ade. Protagonista della terza traccia del disco, il celebre nocchiero viene paragonato alla piaga dell’eroina anch’essa traghettatrice di anime nel viaggio verso l’aldilà. Minosse, giudice delle anime nell’Inferno dantesco, è eletto per far da sfondo alla riflessione sulla vita dopo la morte, sulla possibilità di essere giudicati e sulla relativa pena nell’aldilà. Tra le tracce più inaspettate, ma a mio parere meglio riuscite, troviamo invece Pier che attualizza, tramite un affascinante storytelling, il tema del suicidio tramutato nella piaga del bullismo, e Taide, una delle etere preferite da Alessandro Magno. Menzione d’onore per la traccia Antinferno, in cui la profonda ma gradevole vocalità di Davide Shorty regala un’armoniosa freschezza.

Strumentali
Che il livello di strumentali fosse pregevole e ricercato ci era già chiaro la scorsa settimana, al primo ascolto di Paolo e Francesca, prodotta da KD-One. Il producer riminese dimostra per l’ennesima volta di non aver nulla da invidiare ai colleghi, dando vita a una sinergia perfetta tra suono e parole. Il tragitto è poi impreziosito dalle produzioni di vari ospiti, che creano atmosfere fedeli alle sonorità classiche, senza disegnare alcuna apertura ai suoni attuali (giustamente).
Inaspettati e pungenti i beat di James Logan, che cura la produzione di Pier, Malebranche e Lucifero, ben riuscito il duo DJ West/Kuma nella traccia nove, Taide. Tra gli altri producer coinvolti troviamo Squarta & Gabbo, XXX Fila e Badnews, nessuno dei quali appare fuori luogo. Selva Oscura e Chiaro mondo, rispettivamente intro e outro del disco, completano il puzzle. Grazie alla produzione curata da Il Tenente e arricchita dagli scratch di DJ Fastcut, l’ascoltatore viene immerso in una dimensione parallela, tracciata da confini ben precisi, dove l’arte regna sovrana.

Stile
Stilisticamente incriticabile, Infernum si pone come un disco lontano da ogni possibile paragone. Trasformare la più alta poesia italiana in musica in rima, senza sminuirla né banalizzarla, bensì tributandola al grande Dante, è qualcosa di estremamente raro e sofisticato. Non c’è estetica, non c’è auto-celebrazione, non c’è goliardia. C’è tanto contenuto che cerca di veicolare un’emozione, creando un legame empatico con l’ascoltatore, rimanendo allo stesso tempo autentico e aggrappato ai cardini del poema dantesco.
Dante, seppur può sembrare in un primo momento relegato al contesto socio-politico del 1300 in Toscana, in realtà affronta temi fortemente trasversali, che Murubutu e Claver Gold hanno colto e convertito in nobile musica.
