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Recensione

Insomnia: il joint album di Skepta, Chip e Young Adz

insomnia skepta

Insomnia è il nuovo joint album di Skepta, Chip (prima noto come Chipmunk) e Young Adz, pubblicato sotto l’etichetta indipendente SKC M29 (le iniziali dei tre artisti).
Il progetto è rimasto per una settimana alla sesta posizione della classifica iTunes inglese e ha fatto parlare molto di sé, ricevendo apprezzamenti da parte di importanti quotidiani come il The Guardian.
Ma qual è realmente il valore intrinseco di questi dodici inediti?

Testi

“Boy, don’t sleep in the trap house / Nah, that’s risky / Ain’t no deals in the trap house / If you want three, that’s sixty / Boy, don’t sleep in the trap house / Nah, that’s risky”, queste sono le liriche, già contenute nel trailer del progetto, che introducono l’ascoltatore all’album con il brano Mains (brand di moda di cui Skepta è proprietario e che l’ha portato a posare con la sua ex Naomi Campbell).
Un inizio introspettivo, quasi come se i tre rapper volessero raccontare, step by step, la loro strada verso il successo partendo da due zone diverse della capitale inglese (Tottenham e Lewisham).
Un percorso in crescendo che continua con Golden Brown, pezzo finalizzato ad attirare l’attenzione riguardo alla #blackexcellence (tanto decantata anche da Puff Daddy) in “She’s addicted to the melanin / Golden brown, golden brown / It’s funny how the tables turn around / She told me to leave, she’s missing me now”.Per non parlare delle canzoni maggiormente trap come Star In The Hood, in cui si accostano vari flow, velocità completamente differenti e sali e scendi come durante la visione di una pellicola thriller.
Forse la traccia più profonda rimane Mic Check, anche grazie all’alternanza di otto barre ciascuno (che combaciano perfettamente) che celebrano il rapporto con il gentil sesso e la vita, durante cui non è mai scontato che non si possano avere problemi (“Gave her the sex, she said she feel it in her chest / Can you handle the fame? You know you’re fucking with a star / When you’re fucking with me, they talk about you in the press”).

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Un punto a parte va dedicato alle skit, tra cui una particolarmente curiosa e realizzata da Greatness Dex (collaboratore di Skeppy per l’ambiente concernente la moda) in cui recita “A mad man will never look for a zebra crossing on the A406, greatness only”, cioè che un uomo pazzo non cercherà mai un attraversamento pedonale sulla A406 (la North Circular Road).

Voto: 8/10

Strumentali

Dal punto di vista dei beats, sono presenti circa dieci produttori tra i quali, i più conosciuti, sono i Da Beatfreakz, Cardo, Fanatix, Skepta e Sevaqk.
Ognuno di questi ha contribuito con il proprio sound, che crea un mix tra trap, hip-hop e grime super azzeccato.
Gli esempi che possono rappresentare al meglio questi tre generi, a livello di titoli, sono Demons (con la collaborazione di Dirtbike LB, componente della D-Block Europe insieme a Young Adz), High Road e Waze.
St. Tropez, prodotta da Adenuga, è la ciliegina sulla torta con un rullante forte e dei suoni campionati che si imprimono nelle casse di ogni impianto stereo.
Inoltre, per vedere direttamente come si sia svolta la lavorazione di questo LP in studio, GRM Daily ha realizzato un mini documentario dove si possono scoprire alcuni dettagli in più.

Voto: 7,5/10

Stile

Nonostante questi artisti abbiano tre età e passati completamente diversi, infatti circa dieci anni separano ognuno, è difficile trovare discrepanze nel loro lavoro.
Sono persone che non hanno altro oltre alla musica e quindi vivono di quest’ultima, curando ogni dettaglio nella lavorazione anche con pochi mezzi a disposizione.
Basti pensare che il primo freestyle di Young Adz risalga a quando lui aveva quindici anni, che poi sia stato portato alla ribalta dallo stesso Chip (attivo da sedici anni nell’ambito discografico) e infine si sia aggiunto Skepta, che ha trentasette anni, ma un maggiore impatto sui media e di conseguenza tutti i social.

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Voto: 9/10

Voto finale: 8,2/10

Il primo pensiero andrebbe già a un prossimo album così, ma ovviamente tra il dire e il fare c’è di mezzo la realizzazione, che è forse l’aspetto più complicato tra tutti.
London City continua ad essere sulla mappa e si sta affermando in tutte le sue declinazioni possibili.
L’unica cosa sicura è che siamo solo agli inizi e c’è ancora tanto materiale in cantiere, quindi bisogna aspettare domandandosi che nuove sonorità emergeranno.Ora che avete letto la recensione, il primo consiglio spontaneo che mi sento di darvi è di riascoltare l’intero album per capirne ancora meglio le varie sfaccettature.

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