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Approfondimento

Graffiti Ner Kore: la notte tra treni, muri e cuori vandali

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In quarantena inoltrata, eccoci di nuovo tra le nostre righe. Come state?
Io sono come Rancore, quando dice “il cielo è limpidissimissimo. Sei tu che piovi”. Questo autoisolamento sta iniziando a darmi qualche sbattimento. Il tempo passa lento e io, con il mio fare disattento, cerco qualcosa per arricchire il momento. Mento se dico che non ho trovato un divertimento.

Rime a parte, qualche settimana fa mi è arrivato un pacco con diversi omaggi. Tra questi c’erano due caramelle Haribo, grazie alle quali sono ritornata per qualche istante una bambina felice e inconsapevole, alcuni stickers e una stampa. Vi starete chiedendo, forse, qual è il pezzo forte in tutto ciò.

Il racconto di una crew

Dentro la scatola postale enorme, ancora incellofanato, c’era il libro Graffiti Ner Kore, edito da Wholetrain Press (2019), della crew romana GNK.

La particolarità di quest’opera è quella di essere un racconto a più voci. Piccole storie racchiuse in poco più di una pagina, raccontano aneddoti personali, ma non solo, di coloro che hanno dato un importante, prezioso e riconoscibile contributo al radicarsi a Roma – in questo caso – del graffitismo urbano.

graffiti ner kore

Con un’estetica dirompente, diretta e senza filtri, il graffitismo è stato capace fin dagli anni Settanta di riassumere visioni di mondo, problemi politici e morali, e di esprimere esigenze di affermazione sociale, di creatività personale e di bisogno di emersione dall’omologante caos metropolitano. Per queste caratteristiche è capace di toccare corde profonde e di generare in chi guarda reazioni altrettanto profonde, spesso polarizzate.

C’è chi afferma ancora oggi che “questi scarabocchi non sono arte e sono brutti”. Oppure c’è chi, come me, rincorre – in  modo famelico –tag e dipinti di varia natura, forme e colori sui muri e sui mezzi della città in cui si è trasferita/o, intravedendo in questi frammenti storie notturne che non le/gli appartengono, però, la cui carica evocativa ed enigmatica, data dal tratto minimale e geometrico, oppure rotondo e particolare, rendono la giornata meno apatica. Nel mio caso torinese: LIFE IS WAO di ROTELS è un vero mantra: quasi una filosofia che mi accompagna e che, soprattutto in “quest’ora buia” della quarantena, mi tiene compagnia.

Gente della notte racconta storie della notte

Ho di proposito divagato. Torniamo a Graffiti Ner Kore. Ho accennato all’inizio al fatto che questo è un racconto a più voci. Tuttavia, non è un racconto autocelebrativo al plurale, come si potrebbe pensare. La crew romana in poche pagine scritte e disegnate stupisce chi legge. Infatti, a parlare non sono unicamente i membri della crew. È più corretto dire che i vari membri della crew fanno parlare aspetti, emozioni, momenti, stati mentali e –sì– anche oggetti come gli spray che più caratterizzano il writing.

La depersonalizzazione rende il racconto collettivo allucinato, nebuloso, a tratti pauroso, quasi filosofico, un po’ cervellotico, ma anche sciallo e malinconico, focato: perduto, come un paio di scarpe sepolte dopo una vita di avventure. Con esercizi di stile divertenti, anche in dialetto, ho potuto sbirciare la vita, le avventure, i sogni, i tormenti interiori, le paure, le gioie, le rabbie, gli stupori, e le fughe dalle guardie di chi ha trovato nel graffitismo un’àncora di salvezza, un amore, una foga, il miglior compagno di giochi, oppure un perduto amore e un rimpianto.

Graffiti Ner Kore libro 2

Graffiti nel cuore: dove il graffito è indelebile

Veri pezzi “de kore”, prendendo in prestito il dialetto romano, sono racchiusi dietro alla copertina bordeaux. Infatti, quasi a voler dire che i graffiti non stanno solo sui treni e sui muri, ma sono anche e soprattutto dentro di noi. Sono quello che, nel nostro cambiare, rimane in definitiva di noi e in noi: la nostra parte più complicata, autentica, mal tollerata, diretta, esplicita, muta, ma roboante, effimera eppure scritta per sempre a caratteri cubitali e distesi, oppure minimi e intricati. Un graffito è anche quindi una nostra attitudine, oppure uno stile di vita, un modo di essere contrario al sistema maggioritario: non è per tutti e per tutte, eppure può essere di tutte e di tutti. È una consapevolezza e anche un modo di socializzare, superando così le distanze urbane.

Graffiti Ner Kore è uno storytelling urbano molteplice, anche se in modo particolare romano, il quale anche attraverso le fotografie di repertorio permette di avvicinarsi ad una disciplina, che è un mondo: sommerso, notturno, controverso, a volte distopico, spesso caleidoscopico; altre violento, assurdo, e crudo, altre ancora semplicemente appassionato, bizzarro, capriccioso e disincantato. Vandalo e genuino, come una poesia.

«È cosa bella
tra vandali amici
dipingere insieme
Sentirsi felici»

Ph. credits: Wholetrain Press

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