
Vi abbiamo accompagnato per tutta la quarantena, e anche adesso che sta per finire, non manchiamo con le proposte e quindi un’altra puntata di Rewind, la nostra rap-retrospettiva: un tuffo nel passato attraverso il quale potrete riscoprire album, provenienti dal panorama Hip Hop sia italiano che internazionale, che non vogliamo dimenticare. Simile ad una macchina del tempo itinerante, i vari episodi che andranno a comporre la rubrica avranno il compito di riportare alla luce quei dischi seppelliti nei meandri della memoria, belli o brutti che siano, o perché no, farvene scoprire di nuovi.
In questo stesso mese di cinque anni fa, Nico Segal, in arte Donnie Trumpet, Greg Landfair Jr., Nate Fox, Peter Wilkins e Chance The Rapper – quest’ultimo che aveva raggiunto un discreto successo grazie al suo secondo mixtape Acid Rap – esordivano sotto il nome di Donnie Trumpet & The Social Experiment con l’album Surf, rilasciato in esclusiva free download su iTunes. Come si intuisce dall’immagine di copertina, l’intento è quello di veicolare un messaggio. Una volta aperta idealmente la bottiglia, tutta l’energia e la positività di chi l’ha scritto vengono fuori.
Testi
Sebbene i vari interludi musicali, cori di sottofondo e massime ripetute a mo’ di mantra occupino molti spazi, le barre non mancano. Se a un primo ascolto può sembrare che Chance The Rapper sia il principale, nonché unico traghettatore della parte testuale dell’album, ci si rende presto conto che a remare c’è un assortito gruppo di amici e collaboratori. Sarebbero troppi da citare tutti coloro che hanno contribuito (ad eccezione dei protagonisti, gli altri artisti presenti non vengono accreditati nella tracklist).
Tra quelli meritevoli di menzione ci sono sicuramente un J.Cole solenne e irreprensibile, B.o.B. e Busta Rhymes che si elevano in Slip Side e un Quavo preso bene in Familiar che cavalca con eleganza l’onda del ritmo e del mood vacanziero. Ma anche le voci di Erykah Badu, Janelle Monáe, Noname e Jamila Woods, tra le altre.
Strumentali
Quando non ci sono le parole a farlo, la musica riesce da sola a reggere e supportare il concept del progetto. I ritmi e le ambientazioni si alternano ininterrottamente, ma mettono i vari interpreti nelle condizioni di surfarli in maniera libertina e coinvolgente. L’affiatamento tra la band che ha supportato Chance durante i suoi tour è indiscutibile. Donnie Trumpet, che a vent’anni ha accompagnato in tour Frank Ocean, è libero di mettere in mostra tutte le sue influenze musicali mantenendo la credibilità del progetto. Si alternano carillon e chitarre, ritmi di drum machine 808 e cori gospel, organo e trombone, con spazi da protagonista per la tromba di Segal.
Stile
Una variegata quanto vivace tavolozza di mood permette di dipingere un progetto frizzante e ispirato con pennellate di consigli e motivazioni che ci suggeriscono di essere chi siamo e sentirci liberi di farlo senza timore del giudizio altrui. L’Hip Hop si manifesta in ogni sua forma mescolandosi al jazz, al gospel, al soul, all’R&B, all’indie, trasportato dall’alternanza delle interpretazioni di voci maschili e femminili, ognuna a suo agio e messa in risalto. Lo stile non sarà immediato e ben definito ma anche in questo consiste l’esperimento sociale che il gruppo vuole rappresentare.
I don’t wanna be you, I just wanna be me
I don’t wanna be cool, I just wanna be me
Nella sua totalità l’album veicola una morale con un filo conduttore: la positività. Essa non si basa però su una retorica fine a se stessa: è la saggezza applicata alla vita quotidiana, al potercela fare passando anche per le controversie e le insicurezze delle circostanze che la compongono.
Don’t you look up to me (oh na)
Don’t trust a word I say (oh nanana)
Don’t you end up like me (oh na)
If you learn one thing today (oh nanana)