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RecensioneRewind

kARMA: Kaos One ha scalato l’Olimpo del rap italiano

kARMA

Con questa quarantena, inevitabilmente anche le uscite discografiche hanno subito dei rallentamenti. Quale occasione migliore per mettere in play qualche disco di cui ormai non avevamo memoria… Be’, niente paura! Il tempo non manca per una nuova puntata di Rewind, la nostra rap-retrospettiva: un tuffo nel passato attraverso il quale potrete riscoprire album, provenienti dal panorama Hip Hop sia italiano che internazionale, che non vogliamo dimenticare. Simile ad una macchina del tempo itinerante, i vari episodi che andranno a comporre la rubrica avranno il compito di riportare alla luce quei dischi seppelliti nei meandri della memoria, belli o brutti che siano, o perché no, farvene scoprire di nuovi.

Torniamo oggi ad ascoltare kARMA, quarta fatica di Kaos One, al secolo Marco Fiorito. Pubblicato nell’ottobre 2007, kARMA sancisce la maturità artistica di Kaos, l’apice di una tanto epocale quanto tortuosa carriera. È difficile spiegare a parole l’importanza che tale album, riscoperto anni dopo l’uscita, ha avuto per me in quella tumultuosa fase della vita che solitamente viene chiamata adolescenza. La giusta chiave per un mondo tormentato, pungente come il filo spinato che giace nella copertina dell’album, ma dal sapore terribilmente autentico. Il miglior testamento artistico che ogni fan potrebbe mai sognare, il lascito di una persona che ha continuato, nonostante tutto, a indicare una strada, percorrendola per anni con talento e coerenza.

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Testi

L’analisi di ogni singolo testo di Kaos ha da sempre suscitato in me un fascino singolare. In kARMA il rapporto con la scrittura si fa estremamente conflittuale, con differenze abissali rispetto ai primi testi di Kaos. A cosa sia dovuta questa maggiore introspezione, questa maggior conflittualità con se stesso ancor prima che con gli altri, è difficile da dire. La consapevolezza di un mondo profondamente cambiato rispetto agli inizi della sua carriera potrebbe essere una risposta. La maturazione artistica e personale un’altra. Quel che è certo è che le parole pesano come macigni e nessuno lo sa meglio di Kaos. Per questo nulla è lasciato al caso: formule e metafore sono ponderate, i riferimenti ricercati e incisivi.

Don Kaos ha 36 anni nel momento in cui compone kARMA, ma la rabbia e il “Fastidio” dei suoi vent’anni non se ne sono andati, sono solo più lucidi. Le grida di rabbia si sono trasformate in precise accuse, le paranoie in consapevolezze. Nessuno viene risparmiato, non esiste adattamento. La musica commerciale e le sue regole dettate dalle major sono i bersagli di Mu-Sick, dove, accompagnato da Turi, vengono sfoderate strofe a colpi di mortaio.
Algoritmi rincara la dose e Firewire (con la partecipazione dei Colle Der Fomento) sbrana l’ipocrisia disumana di una dittatura del web. Poi quella traccia, Insonnia, dove i pensieri ossessivi bussano alla mente tormentata del sonno, diventando il pretesto per un viaggio mistico nelle proprie paure e insicurezze. I demoni dell’uomo trovano per un momento una voce che si presti alla loro dolenza.

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kARMA kaos

Strumentali

Anche da un punto di vista musicale il passo avanti di kARMA è notevole. Kaos affida le macchine della produzione ai suoni scaltri e un po’ ridondanti dei beatmaker del nuovo millennio quali Mace, DJ Shablo e Don Joe, il quale firma la maggior parte della basi. Proprio il producer milanese dei Club Dogo si rivela una scelta sorprendentemente positiva, proponendo raffinati campioni soul anni ’70 che si amalgamano con la voce rauca del rapper nativo di Caserta. Senza distaccarsi troppo dalle sonorità classiche dell’underground, nell’album si incontrano anche esprimenti musicali ben riusciti come il beat elettronico di Uno, dove Kaos e Moddi tessono le lodi di DJ Trix, responsabile dei cuts e dell’arrangiamento. DJ Craim ne cura gli scratch. Tra gli altri produttori si annoverano Ahmad e DJ Argento. Nota di merito per Blah Blah, una delle produzioni più taglienti dell’intero disco.

kARMA kaos

Stile

Nel nome del padre del figlio e dello spirito
aspetta un momento qua c’è un equivoco
quanto di santo in questa croce che è in bilico?
darci il veleno e ricattarci con l’antidoto

Lo stile di Kaos è inconfondibile. Vuoi per quella sua voce roca che sembra una motosega sull’osso, rabbiosa e sofferente al tempo stesso, vuoi per la perfezione delle metriche e degli incastri, da sempre vero e proprio marchio di fabbrica di questo Mc. Un personaggio sfuggente, poco amante di riflettori, media e giornalisti. Il modo che sceglie per comunicare è la scrittura in cui non risparmia nulla di se stesso. Non esiste nella musica di Kaos quella che oggi sembra essere invece la parola d’ordine in qualsiasi ambito, il compromesso, ormai diventato un’abitudine mentale.

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La citazione sopra riportata è tratta da Pandemia, una delle tracce più impressionanti dell’album. Qui l’ateismo di Kaos si proietta contro un Dio che è accusato di metter al mondo i suoi figli senza uno scopo, condannandoli dalla nascita. A fargli compagni nella top 3 del disco sicuramente vi è La zona morta, che allunga il ciclo già iniziato con Cose preziose e La tempesta del secolo, offrendo un’immagine tanto tragica quanto adatta di un’Italia generalista, governata da soli interessi individuali. La Fine, l’epigrafe con cui il rapper vorrebbe essere ricordato, è la traccia che chiude l’album e al tempo si pensava chiudesse anche una carriera. Così, fortunatamente, non è stato. Ma questa è un’altra storia.

9.0

kARMA è un disco che segna un passaggio importante nel rap italiano, un disco che unisce generazioni, che suona classico ma unico, hardcore, tecnico ma contemporaneamente poetico. Ci troviamo di fronte a un disco che lascia senza dubbio più domande che risposte, ma forse è qui che sta la grandezza dell'artista. Sono profondamente convinto che siano le azioni più che le idee a definire una persona. Non c'è nulla che possa definire Kaos One meglio dei suoi album e kARMA ne è l'ennesima dimostrazione.

Testi

9.0

Strumentali

8.5

Stile

9.5

Pro

  • Tecnica e metriche sopraffini
  • Tematiche ampie, ma mai trattate con superficialità
  • Suono hardcore, nel senso più positivo del termine
  • Feat all'altezza, che uniscono la vecchia e la nuova scuola dell'epoca
  • Dannatamente credibile

Contro

Conosci meglio

Studente, accanito lettore, alla continua ricerca di creatività. Dalla mentalità diversa da chi tergiversa.
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