
Dopo aver analizzato con Loris Bellitto le spaventose similitudini tra le condizioni sociali de L’odio di Kassovitz e quelle odierne – in occasione del 25esimo anniversario del film – in questo articolo vogliamo portare alla luce il filo conduttore che da sempre accompagna le insurrezioni popolari nei confronti dei soprusi delle forze dell’ordine: la musica hip hop.
Attraverso una narrazione cronologica di 10 brani di diverse epoche dell’hip hop, cercheremo di farvi vivere quello che era (ed è) il rapporto del mondo hip hop nei confronti della polizia negli USA. Un’evoluzione che in varie occasioni ha dato la parvenza di poter essere positiva e che invece negli anni ha preso sempre più la connotazione di pulizia etnica. Consapevoli che i due mondi– forse per costituzione – sono e saranno sempre in conflitto.
Un consiglio spassionato è quello di tenere come sottofondo Changes di Tupac e capire come resti attuale e filo conduttore di tutti i brani proposti. Qui un’analisi più approfondita proprio di quel profetico brano del 1998.
2020: Denzel Curry, Terrace Martin, G Perico, Daylyt & Kamasi Washington – Pig Feet
Il titolo della traccia dice già molto. Ma il contenuto e il sound parlano anche di più. Le strofe affidate a Denzel Curry e Daylyt sputano rabbia e senza mezzi termini esprimono il loro malessere nei confronti di quello che è successo qualche settimana fa. Pig Feet è infatti uscito il 1 giugno e coglie in pieno i sentimenti per l’omicidio di George Floyd. Daylyt – in particolare attraverso la sue skills da battle rapper – coglie con alcune barre tutto quello che è l’astio e la vendetta sociale nei confronti degli abusi delle forze dell’ordine.
Stuck like a statue, is that you geeks?
Daylyt ci spiega che la comunità nera adesso attaccherà i poliziotti – chiamando gli stessi maiali.
We attack you, don’t act too street
We gon’ ask you is this a cop-out?
Bring the cops out, bring the pigs
You see the pigment
We depict, the indigenous people dig it
Terrace Martin e Kamasi Washington – già collaboratori di Kendrick Lamar – rendono con una base jazz distorta e frenetica ancora più vivido il racconto.
2020: Conway the Machine – Front Lines
Conway non è certo uomo di mezze misure e si è subito adoperato per far sentire la sua in questo periodo. Front Lines – in particolare nella seconda strofa – è un chiaro e semplice storytelling di quello che è stato per il rapper di Buffalo assistere alla morte di George Floyd (e quello che significa essere nero di periferia). Con il solito flow spaziale e le parole che suonano vivide sulla traccia, Conway si interroga anche su cosa avrebbe fatto lui se Derek Chauvin avesse per esempio ucciso suo figlio.
What if it was my son? I wonder how I’m gon’ react
Conway dice che se fosse stato assassinato il figlio si sarebbe vendicato con le armi (MAC-11)
I bet I’m finna run up in this precinct with this MAC
I swear to God
2020/2016: YG – FTP/Police Get Away With Murder
I due pezzi in questione sono uno fresco di inizio giugno ’20 mentre l’altro risale a Still Brazy del 2016. Come abbiamo già capito, le differenze sono ben poche, anche se negli anni si può notare come YG sia diventato più esplicito. La rabbia è immensa e per un ragazzo che non ha mai avuto paura di dire le cose come stanno, FTP è la naturale conseguenza degli eventi. PGAWM è un brano che più che inneggiare contro la polizia, racconta la disperazione di chi anche personalmente ha subito soprusi. FTP – come detto in precedenza – è la voglia di far arrivare a tutti in maniera diretta il pensiero della comunità afrodiscendente d’America.
Fuck the police, that’s how I feel
YG invita a comprare una Glock e vendicarsi contro i poliziotti
Buy a Glock, break down the block
That’s how I feel (That’s how I feel)
Murder after murder after all these years
Buy a strap, bust back after all these tears
Manco a dirlo, questo è YG in prima linea con il suo inno.
2015: Kendrick Lamar – Alright
Kendrick Lamar è il rappresentante per eccellenza di tutti gli artisti che fanno della loro musica una denuncia sociale. Alright è stata nel 2015 l’inno del BLM (donate se potete), speranzoso di poter dare una svolta e evitare il peggio per le successive elezioni – dove Trump è stato poi eletto. Alright è infatti una canzone di speranza, tema affrontato in maniera cinica e che ha portato poi Kendrick alla performace di questo brano ai BET Awards del 2015 proprio su una macchina della polizia. Nel 2016 Alright vince anche un Grammy per migliore performance e canzone rap dell’anno. Per un pezzo così politicizzato è una pietra miliare, peccato che – come sappiamo – è rimasto solo un inno inascoltato.
Nigga, and we hate po-po
Kendrick dice che loro odiano la polizia, che non fa altro che ucciderli in strada
Wanna kill us dead in the street fo sho’
2014: KXNG Crooked – I Can’t Breathe
Lo so che il titolo della canzone contiene parole familiari. Lo dico con il magone in gola e la consapevolezza che la storia è incredibilmente circolare. Come anche Killer Mike nel recente RTJ4, KXNG Crooked nel 2014 dedicava questo pezzo a Eric Garner, cittadino afroamericano brutalmente strangolato dalla polizia per aver venduto delle sigarette contraffatte, nel luglio 2014 a New York.
Ogni barra di questo brano è incredibilmente sincera e il rapper californiano sembra essere quasi rassegnato a non credere più in nessuna istituzione, perché lui non è bianco (e stiamo parlando dei tempi in cui ancora Obama era presidente).
No justice, no peace again
KXNG non crederà più alla polizia, perché con gli omicidi perpetrati stanno distruggendo famiglie
I won’t trust the police again
Another black man murdered
In the streets by police, he won’t hug his own niece again
2012: Killer Mike – Don’t Die
A febbraio del 2012 Trayvon Martin viene ucciso a colpi di pistola da George Zimmerman, un membro della vigilanza comunitaria, per essere stato definito “sospettoso”. Dopo lo scagionamento di Zimmerman a luglio del 2013 nasce il movimento BLM. Killer Mike nel suo album R.A.P Music del 2012 parla proprio di quel codardo omicidio.
Tutto Don’t Die è incentrato su Killer Mike in prima persona che immagina di vivere un acceso confronto con la polizia – per il solo fatto di essere nero – e di come vorrebbe risolvere le cose. La chiarezza con cui Mike descrive gli avvenimenti che immagina e la brutalità dei suoi gesti è per lui un chiaro segnale di come le cose da Fuck Tha Police, passando per Changes, siano rimaste le stesse. Senza scrivere parole forti non si arriva a nessuno.
If I gotta kill a copper just to make it out the building
Mike immagina come uccidere un poliziotto in maniera molto cruenta
That motherfucker gettin’ left dead no feelings
Yelling “Fuck him” as I buck A 45 at his fillings
Trying to knock his brains through the motherfucking ceiling
2004: Jay z – 99 problems
99 problems è un singolo che conosciamo tutti (o almeno spero il ritornello). Il suo secondo verso è talmente importante per l’hip hop e per la cultura black che l’avvocato Caleb Mason ne ha scritto per 20 pagine – segnalando come sia un canone di pedagogia di procedura criminale. Jay Z è quello sveglio di fronte le autorità e in 99 problems lo dimostra senza nessun problema.
Come detto, la seconda strofa è un riassunto di una “classica” situazione di controllo da parte della polizia di un’auto sospetta. Ma Jay Z, conoscendo i suoi diritti, non ha nemmeno paura che possa arrivare la squadra cinofila – in quanto nel 2004 sarebbe stato anticostituzionale.
“Well, do you mind if I look around the car a little bit?”
Jay Z sa che per aprire il cofano della sua macchina la polizia ha bisogno di un mandato
Well, my glove compartment is locked, so is the trunk in the back
And I know my rights, so you gon’ need a warrant for that
2001: J Dilla – F*** the police
Ancora prima di essere J Dilla e Jay Dee, James Yancey aveva lavorato come junior officer cadet per la polizia di Detroit. Le cose per lui non sono di certo cambiate quando fa uscire Fuck the police. Infatti, Jay ammette che avrebbe voluto tirarla fuori tanto tempo prima (come poi ha confermato anche la madre) a causa dei tanti soprusi subiti una volta adulto.
Lo stile della traccia è quella del primo J Dilla, forse ancora non consapevole di essere il miglio produttore mai esistito. Lo spirito da vero e proprio anthem lo troviamo nel ritornello e in alcune barre iconiche.
Applaud any nigga (that buck at ‘em)
J Dilla sprona a uccidere i poliziotti, anche perdendo uomi, tanto ci sono abbastanza neri per combattere
We can lose a few of em, we got enough of ‘em
My niggas on the corner, they be dodgin and duckin em
Bitches gettin’ pulled over end up fuckin em
For Real!!!
1993: KRS-One – Sound of Da Police
Secondo singolo del primo album di KRS-One – datato 1993 – e sicuramente il più iconico. Anche qui troviamo quell’essere diretto caratteristico di un genere che stava ancora combattendo con fervore contro l’establishment. KRS propone l’iconico ritornello con il richiamo alla sirena della polizia, citato in numerose occasioni tra cui in L’Odio, e colpisce il segno con versi che segnano la lotta contro le forze dell’ordine del Bronx. Un modo di richiamare l’attenzione in un periodo ben precedente ai social media.
Watch out, we run New York
KRS esclama che la sua comunità comanda a NEW YORK e condanna i poliziotti di essere razzisti
Policeman come, we bust him out the park
I know this for a fact, you don’t like how I act
You claim I’m sellin’ crack, but you be doin’ that
I’d rather say see ya, ‘cause I would never be ya
Be an officer? You wicked overseer!
1988: N.W.A. – Fuck Tha Police
1988 e sembra 2020. La costruzione del pezzo e l’epoca in cui è stata pubblicata da soli potrebbero bastare per raccontare quello che significa Fuck Tha Police. Una canzone che crea scompiglio, che raccoglie l’inimicizia dell’FBI e che in un certo modo influenzerà Fight The Power dei Public Enemy del 1989. La spregiudicatezza che all’epoca non era concessa e la forza con cui vengono espressi i concetti sono sicuramente i punti che rendono questo brano il primo esempio del rapporto che c’è sempre stato tra la polizia e tutto il genere hip hop. L’eredità di Fuck Tha Police è talmente forte che anche in momenti come questo, dove le proteste per avere giustizia sono all’ordine del giorno e dove la musica è usata come base incriminatoria, si pensa ancora a un pezzo di più di 30 anni fa. Forse perché niente è cambiato?
Fuck tha police!
Fuck tha police!
Fuck tha police!
Fuck tha police!