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Approfondimento

Razzini racconta: dal vinile a Spotify, un editore al centro dell’industria musicale

Dal vinile a Spotify Roberto Razzini

Roberto Razzini presenta Dal vinile a Spotify. Quello che resta sono le canzoni, il nuovo volume edito da People Records

Eccoci tra le nostre righe dopo mesi di lockdown, di annessi, di connessi e di congiunti visti da lontano, magari a distanza di sicurezza, o decisamente da troppo, troppo vicino. Come state? Io sono davvero contenta che mi stiate leggendo. Forse, di tutti i mesi trascorsi in confinamento, tra le cose che sono più evocative sono proprio le canzoni.

Spesso di un momento, di una situazione, oppure di un’emozione: quello che resta sono le canzoni. Ogni momento storico ha le sue, così come ha le sue modalità d’ascolto. Dal vinile a Spotify. Quello che resta sono le canzoni è il volume scritto dall’editore musicale Roberto Razzini e edito da People Records, che racconta proprio della dinamicità – e non solo – dell’industria musicale. Lo abbiamo letto per voi.

Dai vinili di papà alle trasferte in giro per il mondo

La particolarità di questo libro sta nell’essere a metà tra una storia di vita, un excursus professionale e un manuale scorrevole, non trasformandosi in una banale o pesante storia della discografia italiana dagli anni Settanta in poi.

Il libro si apre con un affondo nell’infanzia serena, molto ricca di stimoli, di Razzini, trascorsa ad ascoltare i vinili disponibili in casa, una sorta di family playlist, come quelle di Spotify.

Centrale è la figura del padre di Razzini e in particolare l’ambiente lavorativo in cui questo è inserito: la casa discografica CBS Sugar. L’aver avuto l’opportunità di frequentare il mondo della musica fin da piccolissimo imprimerà nel futuro editore un’influenza forte, profonda, quasi viscerale: quasi una sorta di daimon. Esso lo porterà poi da adolescente a lavorare come ragazzo di bottega. Solo dopo una lunga gavetta – fatta anche d’intoppi e di errori – riuscirà, grazie a spirito di sacrificio e attenzione, ad avviarsi alla professione tanto desiderata nell’editoria musicale. Così incontrerà anche personaggi di fama internazionale e nazionale della musica e a girare per il mondo.

Questo libro, quindi, è la storia di trasformazioni macroscopiche avvenute non solo a livello di produzione e di fruizione musicale, ma anche l’evoluzione a livello individuale di un interesse: una passione magari un po’ acerba di un bambino, che una volta adulto ne fa la sua professione in modo convinto e consapevole. Questi due poli sono tra di loro piacevolmente intrecciati.

L’interesse per il mondo musicale, però, non si riduce solo alla professione di Managing Director di Warner Chappell Music Italiana, quindi al coronamento di un sogno e alla sua sottolineatura narcisistica: è anche un modo per avere uno sguardo critico sulla società. Questo passaggio mi ha colpita in particolare:

«Si dice spesso che la musica condizioni la società e la cultura di ciascun periodo storico. Io sono più propenso a credere che sia invece il singolo talento a permettere ad autori e artisti di leggere, prima degli altri, i cambiamenti sociali, la crescita o lo stallo culturale di un determinato momento storico; grazie alla loro sensibilità, sono in grado di enfatizzare temi e contenuti attraverso i testi e la musica. Per questo, ritengo che ciascun autore, essendo inter­prete e narratore del proprio tempo, esprima una propria coerenza artistica, specifica di un dato periodo.»

Razzini, p. 99
Roberto Razzini

Dalle canzoni alla società

Dal vinile a Spotify. Quello che resta sono le canzoni, pur essendo fortemente guidato dalla passione, essendo sostenuto da grande impegno in ambito lavorativo, si sviluppa con sguardo critico e attento capace di scrutare le varie dinamiche del mondo musicale, ma non solo. Oltre a ciò, è capace di far entrare nelle complesse problematiche dell’industria musicale in modo diretto, accessibile e concreto anche chi non è del settore.

In un altro passaggio che mi ha colpita tanto – perché si riferisce proprio al rap, alla trap e in parte alla cultura Hip Hop – il Managing Director afferma:

«Non sono d’accordo con chi punta il dito contro questi generi, attaccandoli per le sonorità o per una presunta inferiorità qualitativa dei testi che le accompagnano. Non credo sia rispettoso della creatività altrui denigrare un nuovo genere musicale, arrivando a definirlo solo rumore, o stracciarsi le vesti per i testi, ritenuti colpevoli di propagandare volgarità e bassezze diseducative. Vale la pena ricordare come, negli anni Cinquanta, fosse considerato trasgressivo e sopra le righe lo stesso Elvis Presley.»

Razzini, p. 105

Non posso che dirmi d’accordo con questo, soprattutto se penso ai testi del rap italiano, percepiti come molto problematici, aggressivi, violenti e discriminatori. Ancora una volta, quello che mi sento dire, forte anche delle parole Razzini: forse non è che non ti piace una canzone, o un genere musicale, oppure il testo. Magari ciò che non ti piace è lo stallo della società in cui vivi, oppure sono certi suoi cliché a starti stretti, che ripetuti in rima dai rapper e dalle rapper, diventano inaccettabili e ti fanno arrabbiare, creando l’effetto bubble bursts. E allora, chiedo, perché non fare qualcosa per migliorarla, senza svalutare l’impegno creativo altrui?

Roberto Razzini

La musica al tempo della Pandemia

Il libro si chiude affrontando, negli ultimi capitoli, temi rilevanti come l’importanza e la necessità della tutela dei diritti d’autore e la tutela del lavoro nel sistema musicale, fortemente provato in questi mesi di lockdown. La pandemia, infatti, non ha risparmiato nemmeno il settore dell’intrattenimento musicale in cui sono impiegate 170mila persone (p. 129).

Per questa ragione è nata anche una campagna #senzamusica di sensibilizzazione rivolta al  Governo e all’opinione pubblica sulla situazione dei lavoratori e delle lavoratrici dell’industria musicale. Il rischio è infatti che la prossima rivoluzione musicale non avvenga, o che sia di minor portata perché il sistema è in sofferenza e che quel che resterà non saranno le canzoni, ma il rumore bianco… se questo settore non verrà sostenuto. Per concludere: consiglio questo libro per avvicinarsi alla figura dell’editore musicale, per conoscere in modo scorrevole, preciso, stimolante ed esaustivo i processi, i cambiamenti e difficoltà dell’industria musicale italiana.  

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