Le vacanze, le vacanze… Dimmi questa estate frate che si fa, dice Fabri Fibra, nella canzone omonima. Voi che state facendo?
Io ho appena terminato il libro Trap Ebbasta. La musica delle nuove generazioni spiegata a tutti, scritto da Isabella Benaglia, esperta di nuovi trend musicali, edito da Laurana Editore.
Trap: storie che non volevi sentire, eppure stai ascoltando
Il titolo fin da subito mi ha interessata e divertita. Mi ha rimandata, infatti, all’immaginario di Sfera Ebbasta. Il sottotitolo mi ha richiamato alla mente un libro da titolo simile: Il rap spiegato ai bianchi, del 1989. Come nel libro di Costello e Wallace, l’autrice infatti inquadra un genere musicale nuovo, che rappresenta una rottura rispetto al rap, da cui si origina.
Trap Ebbasta è di sicuro un libro legato all’oggi e in cui ci troviamo nella particolare congiuntura socio-culturale per cui a questo nuovo genere musicale sono attribuiti gravi crimini. Per molte persone, infatti, la trap è il genere che porta alla perdizione le generazioni più giovani. Per chi condivide questa convinzione, soprattutto in Italia, Trap Ebbasta è sicuramente un inizio: un buono e chiaro inizio. Per conoscere meglio la musica nata periferie di Atlanta, però, non limitatevi a questo. Andate oltre questo libro: l’arte è così varia, così come lo è il mondo! E la trap nasce proprio da questo mondo vario, magari un po’ usurato, avariato e reso cool o sopportabile da qualche brand, o bling bling, tattoo sulla faccia e mi fermo qui.
Leggere un libro sulla trap, come questo di Benaglia, è un modo per capire la nostra realtà italiana e i suoi processi sociali, ma non solo. Questo avvicinarsi è fatto, però, attraverso la sensibilità non solo dell’autrice preparata, ma soprattutto di chi a livello musicale questa realtà vuol ostentarla o fuggirvi – forse – senza avere una meta, magari in stati psicofisici alternati: logico. Questo non vuole essere un invito di nessun tipo, solo dare una cornice di lettura.
Trap: storie di quello che avresti voluto capire, ma c’è l’autotune
Sì, c’è bisogno di avere una cornice di lettura, perché la Trap è distante come background da chi lo critica, così come da chi lo apprezza; e oltre ad essere distante, è distorto e disarticolato nella sua espressione. Vi ricordate Sciccherie di Madame (2018)?
Nonostante quest’ermetismo, ha una diffusione globale ed è sulla bocca della stragrande maggioranza delle persone, specie di giornalisti e genitori: per temi, situazioni e stili di vita raccontati.
Proprio per questo Trap Ebbasta è un utile tentativo di mostrare che cosa c’è dietro a questo nuovo genere musicale italiano. Chi legge allora potrebbe pensare: è una Dietrologia, alla Fabri Fibra! No, non proprio, in sei capitoli sono descritte tendenze, dinamiche e personaggi che incarnano la musica trap: da Guè Pequeno a Ghali, da Madame a Chadia Rodriguez, dalla DPG a Ketama126, da Bello Figo a Young Signorino. Non ha, però, un taglio storiografico profondo: questo lo potete trovare meglio in Trap. Storie distopiche di un futuro assente di UFPT, edito da Agenzia X (2020). Quindi, anche se recente, questo genere musicale ha una storia: sì, fatta anche di dolorose, di sanguinose e di precoci dipartite.
Trap, o come fare facili congetture senza ascoltare
Focalizzato su un tema dibattuto e controverso, Trap Ebbasta è mosso dalla volontà di scardinare lo stigma creatosi attorno a questo genere musicale. Nel farlo, l’autrice ha un atteggiamento critico, eppure genuino, appassionato e realista verso la trap in Italia.
Nel libro, proprio per voler dare un’analisi quanto più accurata del fenomeno antropologico e musicale, si alternano: riflessioni personali, estratti d’interviste di artiste e artisti, stralci di riviste online, frammenti di YouTube, spezzoni di programmi televisivi e interventi di sociologi e psicologi musicali: molto stimolanti e non scontati. Questo alternarsi fa sì che Trap Ebbasta sia un libro molto interessante, arricchente – soprattutto per chi non lo conosce da vicino – e divertente, invece, per chi ha più familiarità.
Il libro, con un linguaggio semplice, ma preciso e sciolto, avvicina non solo alla trap in sé come genere musicale, quanto anche alle dinamiche tutte italiane intorno a questo genere amato/odiato, che non lascia indifferente chi lo ascolta, ma anche e soprattutto chi non l’ascolta, che viene a conoscenza di vicende controverse e insolenti, su cui si mette a disquisire e giudicare, senza aver né arte, né parte, o come sottolinea l’autrice (p. 160), senza aver ascoltato niente. Perciò mi darà torto Leslie, quando in Real Talk pt.3 (2019), afferma che il nostro:
“È il Paese delle scimmie mica delle meraviglie
Ma datevi una sveglia
La crisi dei milliennials
E l’ignoranza regna
Vabbè viva la fregna”.
Oltre all’ignoranza, in Italia c’è una forte tendenza fare la morale, tra carta stampata, talk show e commenti deliranti sui sociali. A questo si aggiunge spesso un atteggiamento da “caccia alle streghe”, o al nemico pubblico di turno su cui riversare le cause di problemi socio-culturali, economici, nonché educativi e dei singoli del nostro Paese. Come ci ricorda Sfera Ebbasta in Mademoiselle (2019):
“Se tuo figlio spaccia è colpa di Sfera Ebbasta
Non di tutto quello che gli manca”.
Nel cuore del trap c’è una società trappata
È tempo di arrivare al punto. È vero, nelle canzoni trap i soldi, le droghe, il sesso e le donne sono centrali, anzi dominanti. Lo sono, perché sono aspetti che hanno assunto un’importanza crescente nella nostra società. La nostra è una società veloce, consumista, materialista, poco ragionevole, dai tratti nichilisti, che pur essendo interconnessa è poco inclusiva e facilmente razzista. Spesso è ancora molto maschilista, quando non patriarcale e sessista, e per questo tratta le donne come se fossero oggetti/beni da usare e da descrivere come più piace, magari in un modo sessualizzato, negativo, o entrambi.
Allora: forse è proprio la società a dover essere messa sotto accusa, non solo poca creatività di artisti maschi, che a volte hanno «meno fantasia di pastori tedeschi» (Frankie Hi- Nrg Mc, in L’ovvio, 2014). In fondo, quello che hanno fatto molti artisti è condensare in poco più di tre minuti ciò da cui sono stati plasmati nella loro vita e certo lo hanno fatto con il loro neo-linguaggio, ispirandosi allo stile americano.
La trap, come precisa l’autrice, ha un linguaggio tutto suo a volte non facilmente comprensibile, altre, invece, volutamente non comprensibile e sbiasciato. Proprio per questo, il libro si chiude poi con un piccolo, magari, non completo dizionario sui termini più diffusi in questo genere musicale che esprime molto bene le emozioni, i sogni e la quotidianità delle generazioni più giovani.
Infine: non è obbligatorio ad apprezzare la trap, né ad ascoltarla. Però, se le vostre figlie, o i vostri figli, oppure nipoti ascolano questo genere, Trap Ebbasta vi offrirà strumenti utili per avvicinarvi: a storie che non vi appartengono e che pure vorrete comprare e sfoggiare. E voi pischelle e pischelli o millenials che mi avete letto fin qui: gentile da parte vostra! Ho letto i vostri commenti su YouTube, e nel libro sono riportati: correte in libreria, cercatevi! Dimenticavo: dite a chi vi critica che non vi drogherete pur avendo ascoltato testi espliciti. Ah, lo fate? Occhio, come dice Guè (Quasi amici, 2016, ft. Marra) “La droga dà la droga toglie”: salute, soldi, divertimenti, amori, amici e famiglie…
Buona estate, peace!