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Intervista

Brenno Itani: “Mantengo la promessa per chiudere un periodo no”

Brenno Itani

Brenno Itani lo avevamo lasciato ben 5 anni fa, sotto i Portici della sua Bologna a scrivere quel Perle ai portici che tanti riscontri positivi aveva ricevuto. Di acqua sotto i porti… i ponti ne è passata parecchia, sia a livello personale che dal punto di vista artistico. Ciò che non è cambiato è l’amore per la musica, per i testi, per il rap che è tornato nella sua forma più pura in La promessa non mantenuta. Un nuovo album per riavvolgere il filo del discorso interrotto tempo addietro, una nuova avventura per mettersi alle spalle un momento negativo.

Ciao Brenno, benvenuto su lacasadelrap.com! Sono passati 5 anni da Perle ai portici, l’equivalente di un’eternità in sostanza. Cosa hai fatto e come mai tutto questo tempo prima di un nuovo disco?

Sì, è davvero un botto di tempo. C’è un detto che dice che a volte bisogna perdersi per ritrovarsi. Ho avuto un casino di esperienze di vita diverse, tempo per pensare e anche un sacco di momenti morti. Ora sto benone e sono tornato in carreggiata, pronto alla guerra!

La promessa non mantenuta, un titolo quanto mai esplicito: qual è questa promessa? Solo quella musicale o è inerente anche alla sfera personale di Brenno Itani?

È un mix delle due cose, nel disco si intreccia la mia storia musicale con una relazione andata a puttane. Il risultato è la promessa non mantenuta, un insieme di emozioni da cui in un modo o nell’altro sentivo il bisogno di liberarmi. Ora che è uscito mi sento davvero più leggero, forse riuscirò a mettere un punto a questo periodo che è durato anche troppo, per i miei gusti.

Brenno Itani 1 Ph @JamesBeghelli

Tra una citazione a Claver Gold ed Henry Miller (in Proiettile di zucchero) ed un omaggio a Neffa ed Inoki, tuoi concittadini, cosa ti ha influenzato nella stesura del disco?

Be’, sicuramente il rap della mia città mi ha influenzato tanto, ma penso che abbia fatto lo stesso una buona fetta di musica cantautoriale di cui non posso fare a meno. Sono un feticista della parola e del liricismo.

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Vari i feat presenti: Ketama, Franco, Frank Siciliano e Roy Persico. Come li hai scelti?

Per quanto riguarda i ragazzi della Love Gang, era tanto che ci eravamo promessi di collaborare e questa senza ombra di dubbio si è rivelata l’occasione giusta. Roy Persico è mio fratello di vita e volevo dargli un posto importante in un lavoro importante per me – magari spronandolo a fare nuova musica, per non fare la fine del sottoscritto.
E per finire, Frank ha dato quel tocco di classe in più che forse mancava. Troppo felice di averlo sul disco.

A tal proposito, pare esserci parecchia affinità con la LoveGang. Quali punti di contatto hai trovato con loro?

Abbiamo mosso i nostri primi passi insieme nell’industria musicale anni fa, nell’etichetta indipendente Smuggler bazaar. C’è una mega sintonia tra di noi, ci vogliamo bene e abbiamo sempre mantenuto i contatti, anche al di fuori della musica. Chiaramente sono fan di ciò che fanno, ma non c’era neanche bisogno di dirlo, forse.

Brenno Itani 2 Ph @JamesBeghelli 1

Niente da dirci, dove troviamo Dola, è un episodio del disco più originale, sia a livello di suono che lirico, molto più intimo.

Quando mi è arrivato il ritornello ho goduto. Dola è uno di quegli artisti magari un po’ fuori dalla mia sfera, ma che mi fa impazzire. Se non lo conoscete andatevelo a sentire, è assurdo! Una traccia su tutte: Non esco.

In cosa crede Brenno Itani? In questa società che ti spaccia quotidianamente falsi idoli, siamo realmente noi stessi gli unici in cui credere?

Non credo quasi a niente. Mi piace pensare alla forza dell’amore che quando arriva è devastante, ma in questo periodo storico pure questa forza positiva va a cozzare con tantissime modalità che tante volte gli fanno perdere quel sentimento puro.
Credo tanto nell’amicizia, quella vera, per i miei amici darei la vita. E poi sì, credo tanto in me stesso, purtroppo viviamo in un mondo molto individualista, quindi tocca agire di conseguenza.

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Quanto è difficile emergere da una realtà parecchio variegata e poco mainstream come quella bolognese? Quali possono essere le problematiche?

Sicuramente qua a Bologna ci portiamo addosso un retaggio storico importante. Ci sono cose positive e negative. Si cresce con la schiena bella dritta, quello sì, ma allo stesso tempo è molto complicato uscire dal guscio di mamma Bologna. In pochi ce l’hanno fatta, ma anche qua le cose piano piano stanno cambiando.

Anche il discorso a livello puramente demografico influisce. Se ci pensi Bologna è un paesone. Un quartiere di Roma, per dire, è capace di fare da solo gli ascolti di Bologna intera, e fidati che a livello nazionale fa tanto. Ma io sono positivo: ci sono tanti giovani che spaccano il culo e sicuramente il merito prima o poi ripagherà.

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